I Grandi Maestri moderni e contemporanei
Un’antologia che raccoglie le opere più rappresentative dal Novecento ai giorni nostri provenienti da esclusive collezioni private, acquistate da TornabuoniArte nel corso degli anni.
Comunicato stampa
A Firenze il 9 Dicembre e a Milano il 12 si inaugurerà la mostra:
“I Grandi Maestri moderni e contemporanei”: antologia che raccoglie le opere più
rappresentative dal Novecento ai giorni nostri provenienti da esclusive collezioni private,
acquistate da TornabuoniArte nel corso degli anni.
La collettiva raccoglie più di 70 capolavori: da un’ importante olio del 1903 di Giacomo Balla a
un’installazione monumentale di 16 metri di Jannis Kounellis, dalle nature morte di Giorgio
Morandi alle performance di Vanessa Beecroft e i progetti berlinesi di Christo.
Significativa la presenza degli esponenti di quell’’arte informale italiana richiesta e apprezzata
ormai in tutto il mondo: gli oli futuristi di Gino Severini, le mappe di Alighiero Boetti e i tagli di
Lucio Fontana; le combustioni di Burri senza tralasciare Marino Marini, Piero Dorazio , Manzoni e
Pascali che hanno segnato il successo delle aste più prestigiose della stagione.
Tra i maestri internazionali celebrati: Tamara De Lempicka con un particolare olio su tela del
1975, Joan Mirò e Jean Michel Basquiat, (suo lo “Skull” fondo nero di 2 metri), writer
visionario dalla carriera bruciante condotta al limite dello squilibrio estremo e considerato tra i
più grandi artisti di tutti i tempi.
J. Kounellis, Senza titolo, 1989 J.M Basquiat “Skull”, 1984
Lo stato dell'arte e il tempo delle cose:
Che cosa pensare dell'attuale "stato dell'arte", dopo le sessioni autunnali delle aste internazionali –
su tutte Christie's e Sotheby's (con ricavi del 40% maggiori rispetto allo stesso periodo dell'anno
passato)?
Protagonisti: la raccolta Italian Identity, che ha segnato i maggiori successi con opere Futuriste e
Poveriste; raccontano una sola storia oggi: il segreto italiano. Il peso dello stile, del marchio,
l'importanza del made in Italy quale forma di conoscenza e di qualità, del valore e del rispetto di
un modo di vivere oggi, è ciò che, nel momento della crisi universale più acuta dell'era
contemporanea, dopo quella del '29, trova nel rigore il proprio appello. E ci si stringe alle poche
certezze che ancora si ritiene di possedere, di là del qualunquismo economico e politico, sempre in
agguato – specialmente in certe condizioni sociali. L'unica strategia sociologica che permette di
salvarsi e di salvare è infatti il perseguimento di una sorta di verità: quella della selezione e
dell'irrigidimento dei parametri di qualsiasi scelta – perché il gusto si possa manifestare in maniera
sana, priva di illusioni, senza l'azione indiretta, d'incertezza, d'esternazione spuria di qualcosa.
Tutto, poi, si amplifica, se si tratta dell'arte: un'espressione umana che amalgama soggetto e oggetto
– a legare la dimensione privata e quella pubblica, di ognuno e di tutti. Se l'arte, inoltre, è quella
contemporanea, il territorio diviene assoluto, d'interferenza e arbitrio, di relazione, di libertà, in
un'attualità ormai più che centenaria, che sa di sperimentazione continua, autoreferenziale fino al
parossismo.
Trattare arte, in un contesto del genere, è un'azione rischiosa e non priva di responsabilità. Arte,
allora, come pratica da seguire con passione e dedizione; come decisione determinata e serena. Arte
che spesso riguarda la maniera di vivere il mondo, di procedere nella tradizione che rimane nuova
nel tempo.
Nel mare del mercato dell'arte, poche isole sono garanzia di sicurezza, di risultati concreti, di livello
alto e trasparente, di moralità. Si chiamano gallerie. Oltre il museo, prima della fondazione, insieme al
collezionista. Nelle gallerie si tracciano ancora le rotte più sicure ed efficaci. La buona galleria fa
toccare l'arte giusta nel modo giusto. Il mondo in seguito se ne accorge – il museo prende atto di
certe iniziative, la fondazione, spesso, investe nella direzione suggerita dalle gallerie. Per esempio,
giusto o ingiusto rivalutare l'Arte Povera, il critico influente ha promosso il movimento importante
nel quale ha creduto, fino a una serie di mostre che ha convinto i martelletti inglesi a fare musica
costosa. L'iniziativa privata, quindi, ha guidato quella pubblica, con la forza della fiducia,
dell'esperienza, del tempo e della storia.
Su tale terreno sono state costruite le fondamenta della Tornabuoni Arte: galleria che mira
all'Europa dalle proprie sedi italiane, mentre parla il linguaggio della storia dell'arte di tutto il
mondo. Si diffonde, così, nel prestigio, l'opera di artisti storicizzati – per esempio attraverso
l'esposizione personale del lavoro di Lucio Fontana, Alighiero Boetti, Mario Ceroli, Arnaldo
Pomodoro, Enrico Castellani… perché l'istituzione pubblica (il museo), come quella privata (la
fondazione), procedano successivamente a rimarcare il valore dove c'è. La Tornabuoni Arte, da
anni, tratta l'opera dei più influenti artisti internazionali, presentandoli nelle proprie sedi, oltreché
nelle maggiori fiere nazionali e internazionali. Così si esporta nel mondo l'arte italiana più
autorevole, insieme con opere di grandi maestri internazionali.
L'arte moderna e contemporanea sembra essere uno dei rifugi prediletti dagli investitori, in fuga
dai mercati finanziari. Le principali case d'asta, archiviato positivamente il primo semestre del 2011,
avevano previsto un'ulteriore crescita dei ricavi nella seconda parte dell'anno – e non si sono
sbagliate! Se i dipinti antichi e l'arte moderna danno soddisfazione, è però il filone contemporaneo a
trascinare davvero, con un incremento medio del giro d'affari di oltre il 16%.
Tornabuoni Arte, perseguendo da decenni un discorso sull'indubbia qualità delle opere proposte,
ha esteso i confini della propria clientela, augurandosi di ricevere, in cambio, la stima e la
considerazione di ogni collezionista.