I Martedì Critici – Giorgio Griffa

Informazioni Evento

Luogo
MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI - FARNESINA
Piazzale Della Farnesina 1, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Il
Vernissage
26/04/2016

ore 18

Contatti
Email: info@imartedicritici.it
Sito web: http://www.imartedicritici.it
Biglietti

INGRESSO SOLO SU PRENOTAZIONE FINO A ESAURIMENTO POSTI

Artisti
Giorgio Griffa
Curatori
Helga Marsala, Alberto Dambruoso
Generi
incontro - conferenza

Ospite del quarto appuntamento sarà Giorgio Griffa (Torino, 1936). L’incontro è realizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

Comunicato stampa

Martedì 26 aprile avrà luogo il quarto appuntamento della stagione primaverile de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall'«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al settimo anno di attività.
La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell'arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno a Roma, in diverse sedi, alternandosi tra il Museo MACRO di via Nizza, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale - La Farnesina e il Tempietto del Bramante sul Gianicolo, sede dell'Accademia di Spagna.

Ad affiancare Alberto Dambruoso nella conduzione delle interviste, si avvicenderanno interlocutori di volta in volta diversi: Lorenzo Canova, Claudio Crescentini, Sara De Chiara, Marco Di Capua, Guglielmo Gigliotti, Helga Marsala.

Ospite del quarto appuntamento, martedì 26 aprile, sarà Giorgio Griffa (Torino, 1936). L’incontro è realizzato in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.

L’esordio nel mondo della pittura per Giorgio Griffa avviene prestissimo, quando, ancora bambino, viene iscritto dai genitori alla scuola di pittura. Le sue prime opere, a partire dalla prima cartolina copiata e dalle prime colline d’estate e d’inverno dipinte, si inseriscono nel filone della pittura figurativa, che l’artista seguirà per alcuni anni. È nell’età dell’adolescenza, guardando dal vero un quadro di Mondrian, che Griffa avverte per la prima volta la necessità di intraprendere una ricerca pittorica differente, ma bisognerà attendere molti anni prima che si manifesti concretamente la rottura provocata da quella vista e prima che si concretizzi l’origine di una nuova fase artistica e di un nuovo modus operandi.
È grazie a Filippo Scroppo, artista astratto che tiene un corso di pittura nel proprio atelier, che Griffa trova il mezzo per evolversi o, in un certo senso, per ricominciare da zero. Contribuisce alla sua nuova formazione l’incontro con Aldo Mondino che, nei primi anni ’60, gli fa conoscere alcuni dei più importanti artisti attivi in quegli anni a Torino, tra cui Giulio Paolini, all’epoca alle prese con i suoi primi lavori, già concentrato sull’esplorazione degli elementi costitutivi del quadro, sulla loro scissione, sullo spazio della rappresentazione e sul fenomeno della sua rivelazione.
Alla metà degli anni ‘60, il processo di semplificazione dell’opera, che caratterizzerà da allora i lavori dell’artista, è già avviato. La presenza figurativa, staccata dalla pittura ma sovrapposta ad essa, diventa una presenza ingombrante, le immagini si trasformano per Griffa in elementi di intralcio alla libera espressione dei segni, qualcosa di cui liberarsi. È in prossimità della sua prima esposizione che l’artista capisce che è la materia, intelligente e non bruta, a dover parlare, tramite la mano e il pensiero dell’artista, che passa dall’azione del dominare all’azione dell’ascoltare. Così, colori, macchie, scarabocchi, pennellate, impronte diventano il racconto della secolare memoria dell’umanità, segni che raccolgono un’identità precisa e stratificata, a cui Griffa dà ripetutamente voce, nel costante impegno di non prevaricazione. Nel 1968 si tiene la sua prima mostra personale, presso la Galleria Martano: è un momento decisivo, in cui contemporaneamente Giorgio Griffa nasce come pittore e porta a compimento una fase decisiva e fondante della sua ricerca artistica. Con la serie Segni Primari e con grandi tele, intitolate Quasi dipinto, l’artista inizia a esprimere il concetto del “non finito”, di un tempo sospeso, di un processo vicino al completamento ma mai concluso, strumento attraverso cui consentire all’opera di continuare a vivere e a variare. L’artista lavora con tele grezze, fatte di juta, canapa, cotone, lino, lisce e che lascino passare il colore. Principalmente senza telaio e cornice, l’opera viene lavorata sul pavimento, per consentirle di assorbire il colore molto liquido. Griffa si muove tra le tele, lavora a terra, cammina sui tessuti, asseconda la personalità dell’opera in ogni sua piega.
Il successivo approdo alla Galleria Sperone, alla fine degli anni ’60, ha ulteriormente contribuito ad arricchire la sua formazione, grazie al contatto con artisti e opere dell’Arte Povera, fortemente dediti alla ricerca e all’espressione della materia intelligente, dal primo contatto con i lavori di Robert Ryman, alla sintonia con le creazioni di Penone, Zorio, Anselmo, Calzolari, incontri che hanno lasciato tracce evidenti nella ricerca artistica di Giorgio Griffa.
Dopo la metà degli anni ’70, Griffa si apre a nuove suggestioni, con il ciclo Connessioni e Contaminazioni rafforza e intensifica il suo legame con la memoria del passato, espressione di società e tradizioni differenti. Nel tentativo di evasione da un atteggiamento analitico e di immersione in una azione di ripensamento più vasta, le opere di questa fase non sono più caratterizzate, come le precedenti, dalla ripetizione dei medesimi segni, sempre uguali seppur diversi perché tracciati dalla mano dell’artista, ma dalla presenza di composizioni ritmiche, composte di linee orizzontali, verticali, sottili o spesse. La serie Frammenti, avviata alla fine degli anni ’70, raccoglie opere in cui sezioni di tele sono tagliate in piccoli frammenti irregolari, sui quali viene posata la pittura. Attraverso trasparenze e sovrapposizioni, sono proprio i frammenti a creare immagini e figure, in collaborazione con la pittura che contengono. Questa pluralità di segni, insieme alla riappropriazione della tradizione storica e pittorica, ha fatto nascere anche la serie Alter Ego (denominazione risalente al 2000), che contiene lavori realizzati pensando ad altri artisti e ad altre epoche, come Matisse, Anselmo, Tintoretto, Merz, Uccello, Klee, Klein.
Tra gli anni ’80 e ’90 Griffa si muove con un tratto più decorativo e libero, avendo ormai consolidato, in anni di lavoro e ricerca, le fondamenta della sua poetica. Introduce, da un lato, un nuovo rapporto tra segno e colore, con la serie Segno e Campo, dove uno o più tratti, segni cromatici, vengono immersi in uno sfondo senza confini e felicemente si sovrappongono ad esso, e, dall’altro, linee ondulate, arabeschi, semicerchi, fregi, in tinte molto delicate e raffinate. Con Tre Linee con Arabesco, ciclo in cui le opere presentano la ripetizione di questi semplici elementi, alla nuova gamma di forme espressive si aggiunge l’introduzione delle numerazioni, anticipatrici dell’omonima serie. Inizialmente inserite per indicare il progredire delle tele all’interno del ciclo pittorico, i numeri si trasformano ben presto nello strumento utile a segnalare la sequenza interna dei segni e dei colori in una singola tela, e a tracciare, quindi, il percorso attraverso cui si è realizzata l’opera (Numerazioni). A partire dalla ricerca di Mario Merz, che con la serie di Fibonacci ha intrecciato un nuovo rapporto tra arte e scienza, Giorgio Griffa scopre il modo di riallacciarsi a Euclide, legando le sue opere al numero e al rapporto aureo. Nella serie Sezione Aurea, avviata nel 2000, l’artista sceglie di esprimersi attraverso l’uso del numero irrazionale, infinito per sua natura, in quanto decimale, indica spazi infiniti e tempi sospesi, superamento della ragione e immersione nell’ignoto.

A partire dalla fine degli anni ‘60, pur non essendo inquadrabile in un determinato movimento e pur avendo spesso rifiutato etichettature, Giorgio Griffa è stato accostato al Minimalismo, all’Arte Povera e alla Pittura Analitica.

Tra le più recenti esposizioni personali ricordiamo: MACRO Museo d’Arte Contemporanea di Roma (2011); Mies van der Rohe Haus, Berlin (2012); Fragments 1968 – 2012, Casey Kaplan Gallery, New York (2012-2013); Douglas Hyde Gallery, Dublin (2014); Galleria Lorcan O’Neill, Roma (2014); A Retrospective 1968 – 2014, Centre d’Art Contemporain Genève, Genève (2015); Painting in the Fold, Bergen Kunsthall, Bergen, Norway (2015); Giorgio Griffa: The 1970s, Casey Kaplan Gallery, New York (2016); Works on Paper, Fondazione Giuliani (2016); Fondation Vincent Van Gogh Arles, Arles, France (2016); Quasi Tutto, Serralves Museum, Porto, Portugal (2016).

Giorgio Griffa partecipa inoltre a numerose mostre di rilievo internazionale, come Processi di pensiero visualizzati al Kunstmuseum di Lucerna (1970), Contemporanea nel Parcheggio di Villa Borghese di Roma (1973), la Biennale di San Paolo (1977), Arte in Italia 1960/77 alla G.A.M. di Torino (1977), XXXVIII Biennale di Venezia (1978), XXXIX Biennale di Venezia (1980), Pittura italiana da collezioni italiane al Castello di Rivoli (1997), Arte Italiana, Ultimi quarant’annialla GAM Galleria d’Arte Modema di Bologna (1998), Pittura analitica al Museo della Permanente di Milano (2007), Temi & Variazioni – Dalla grafia all’azzeramento, Peggy Guggenheim Collection di Venezia (2009), Collezione del contemporaneo, Accademia San Luca di Roma (2010), Artists and Poets, curated by Ugo Rondione, Secession, Vienna (2013).