I Martedì Critici – Miltos Manetas
Terzo appuntamento della stagione autunnale de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall’«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al nono anno di attività.
Comunicato stampa
Martedì 13 novembre avrà luogo il terzo appuntamento della stagione autunnale de «I Martedì Critici», gli incontri con i protagonisti della scena contemporanea organizzati dall'«Associazione Culturale I Martedì Critici», giunti al nono anno di attività.
Tale format si colloca nel più ampio progetto Visionarea Art Space, incubatore di idee che propone e promuove progetti di artisti contemporanei nazionali e internazionali, e che si avvale fin dalla prima edizione del fondamentale sostegno del Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele e della Fondazione Cultura e Arte.
La programmazione prevede la partecipazione di numerose figure di primo piano del mondo dell'arte contemporanea, attive in Italia e all’estero, in una serie di appuntamenti che si svolgeranno presso diverse sedi, a cominciare dal Visionarea Art Space di Roma.
Il tema comune del primo ciclo di incontri autunnale sarà “il Mediterraneo”, simbolo di culture antiche e moderne, luogo di incontri e scambi, spazio di conquiste, scoperte e conoscenza. Un Mare attorno al quale sono nate e cresciute alcune tra le più importanti civiltà dell’occidente e dell’oriente di questa parte di mondo, e si sono sviluppate le caratteristiche, uniche e peculiari, delle popolazioni che l’hanno vissuto e navigato. Maestri di chiara fama ed emergenti dal riconosciuto valore professionale saranno invitati presso il Visionarea Art Space per discutere della propria arte, di significati e poetiche, ma anche di una cultura comune, quella di area mediterranea appunto, che ha influenzato e caratterizzato nei secoli la produzione artistica e culturale delle nostre terre.
Ospite del terzo appuntamento stagionale de «I Martedì Critici» sarà
Miltos Manetas (Atene, 1964).
Miltos Manetas, nato e cresciuto in Grecia, vive e lavora tra Roma, New York e Bogotà, ma può essere definito cittadino del mondo, per il suo continuo peregrinare. Miltos Manetas si forma presso l’Accademia di Belle Arti di Roma, prima, e presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, poi. È un artista poliedrico, sperimentatore di espressioni e tecniche differenti, dalla pittura alla fotografia, fino all’utilizzo di mezzi multimediali. Nella metà degli anni ’90, a New York, un incontro quasi casuale con la tecnologia gli indica la strada della sua ricerca e segna il futuro della sua produzione artistica. Il bug di un videogame mostra all’artista il mondo simulato che i computer offrono all’essere umano, abituato a sua volta costantemente a simulare, consciamente o inconsciamente. In quel bug, Miltos Manetas scopre emozioni completamente nuove, contaminate dalla sua storia passata e presente, e a loro volta contaminanti. Prima attraverso l’utilizzo del mezzo video, poi attraverso la pittura, l’artista inizia a lavorare sui videogiochi, i cartoni animati, sulle creature che popolano questi mondi altri, modelli perfetti, sempre più intelligenti e comunicativi. Super Mario, Lara Croft, i Pokemon diventano per l’artista espressioni di una realtà parallela, fatta di azioni, emozioni, reazioni, e influenzata dall’agire umano; nel lavoro di Manetas diventa fondamentale conoscere l’ambiente in cui queste creature sono state pensate e programmate, capire di quale contesto sono diventate espressione, e ancora di più osservarne il contatto con società differenti da quella d’origine e verificarne l’affermazione e l’assorbimento. È così che l’artista inizia a percorrere una strada nuova per l’arte contemporanea, a scoprire un territorio inesplorato che gli darà accesso alle infinite rappresentazioni e sfaccettature dell’essere umano, incluso se stesso.
Nel 2000, Manetas con l’aiuto della società Lexicon, conia l’espressione Neen, una parola dal significato indefinito e al tempo stesso multiplo, selezionata da una macchina tra infinite possibilità. Il termine, inesorabilmente legato al computer che l’ha creato, come da desiderio dell’artista, non rappresenta solo il lavoro e il pensiero di Manetas, ma si fa ben presto manifesto di una collettività e di un’opera comune. La casualità, elemento portante di questo processo, ha voluto che Neen in greco antico significasse “esattamente adesso”, suggestiva coincidenza se si pensa che la finalità di questa espressione fosse proprio descrivere un fenomeno attuale, il ruolo delle innovazioni tecnologiche contemporanee nella vita degli individui, volto a svelare e rappresentare le nuove forme di esistenza e le nuove espressioni sensibili nella società delle macchine. I Neenstars, seguaci di questa filosofia, hanno trovato nei moderni software, a partire da Flash, gli strumenti per creare nuovi contesti e in essi ambientare le proprie storie. Neen è stato presentato a Napoli durante l’evento preview_2004 del Sintesi Electronic Arts Festival. Nel 2000, l’artista fonda “ElectronicOrphanage”, casa del Neen, uno spazio in cui convivono la cultura di internet e coloro che contribuiscono a crearla e ad arricchirla. Il progetto nasce a Los Angeles per diventare poi nomade e localizzarsi in diverse città, tra le altre, Parigi, Londra e Roma.
Nel 2009, Miltos Manetas presenta il Padiglione Internet, introdotto per la prima volta alla Biennale di Venezia, con lo scopo di mostrare al pubblico gli sviluppi di un ormai consolidato legame tra arte e tecnologia. Resta celebre il progetto presentato nel 2013, Unconnected, che glorifica i “disconnessi”, coloro che vivono senza alcuna connessione con il mondo della rete, per i quali l'artista fa addirittura celebrare una messa, innalzando il loro stile di vita a modello di redenzione.
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photo credits: George Vdokakis
Miltos Manetas ha presentato, in collaborazione con l’Istituto Svizzero di Roma, nel 2014, il laboratorio ÑEWPRESSIONISM, per ragionare sulle condizioni di vita nell’epoca del Metascreen: schermi (non più dei computer ma degli smartphone) filtrano la nostra visione del mondo, proiettando e traducendo la realtà che ci circonda, e proteggendoci da essa attraverso una visione parziale del paesaggio e delle sue atmosfere. La pittura, così come le altre forme del rappresentare, si fa mezzo essenziale per la riappropriazione della natura.
Attualmente, Miltos Manetas è impegnato a teorizzare il concetto di Medio-sud, una categoria geografica, estetica ed etica aperta. In un’analisi approfondita della geografia, non solo territoriale, ma soprattutto economica, sociale e politica di paesi come la Grecia, l’Italia, la Francia, la Spagna, l’artista professa la necessità di trovare un equilibrio tra il nord, in diverse parti del mondo considerato il modello da seguire, e il sud, che scorre nel sangue di ogni paese, non solo con le sue problematiche, ma soprattutto con le sue potenzialità. Con questo progetto, l’artista segnala la necessità di tracciare dei nuovi confini, che siano espressione di un rinnovamento e che trovino nel concetto di “medio” l’espressione di un dialogo più fruttuoso di quello che finora avrebbe dovuto unire, ma ha piuttosto diviso, territori per loro natura congiunti.