I Premi Zucchelli 2017
Mostra Vincitori Borse di Studio Zucchelli 2017, allievi Accademia delle Belle Arti di Bologna.
Comunicato stampa
Le prove della Fondazione Zucchelli costituiscono uno dei primi momenti in cui gli studenti della nostra Accademia si mettono in gioco e acquisiscono coscienza del loro fare all’interno di un percorso formativo virtuoso che li incanala verso un confronto pubblico con il mondo e le istituzioni. E gli studenti rispondono in modo appassionato e generoso, perfettamente all’altezza del compito cui la magnanima Fondazione li chiama. Ormai a conclusione del percorso formativo sia del Triennio che del Biennio di Arti Visive, i giovani artisti presentano lavori ben connotati, con poetiche riconoscibili, frutto di elaborazioni profonde e di sperimentazioni multidisciplinari. Giovanni D’Urso si è guadagnato il Primo Premio per un lavoro che riflette la sua predilezione per il gioco dialettico, ovvero l’accostamento di due elementi contrapposti come natura e cultura o naturale e artificiale o informe e forma magari geometrica o oggettuale; l’antica dualità occidentale quindi, giocata spesso in chiave ironica e accattivante, che ci riporta ad una flessione wittgensteiniana, e, nel caso del trittico vincitore, all’idea del fallimento, metafora esistenziale dell’artista ma anche della vita stessa. Quest’anno abbiamo inserito una Menzione d’Onore data a Alexandar Petkov per la coerenza e profondità con cui analizza gli elementi strutturali dell’immagine pittorica, scultorea e fotografica come la dialettica figura e sfondo, arricchendoli del fenomeno temporale. Di seguito i vincitori delle borse di studio. Il lavoro di Luca Bernardello si appropria di diverse pratiche e tecniche che vanno dall’installazione alla performance, dalla curatela al lavoro condiviso. Ha presentato per l’occasione una riflessione assolutamente attuale che riguarda il problema dello sguardo modellato dalla rappresentazione digitale, che appiattisce le differenze e di fatto sostituisce la realtà. Il coerente lavoro di Noemi Bigelli è volto a scandagliare le relazioni profonde e archetipiche tra le cose naturali, secondo una visione olistica e rara che spesso si completa con la creazione di un racconto poetico. Greta Bimonte compie da sempre una ricerca ossessiva sull’idea di mappa, cogliendone i risvolti teorici ed interpretandone duttilmente le possibili espressioni formali e tecniche. Vincenzo Gentile è attratto dai materiali primigeni e dalle tecniche low-fi, utilizzate nelle sue performance sonore. Nell’opera selezionata il gesto meccanico dell’impronta ripetuta di una barra ossidata crea una forma in bilico tra astrazione e figurazione. Floriana Mitchell scava nell’inconscio e negli immaginari, anche disturbati, per portare alla luce il nascosto e le contraddizioni umane attraverso una tecnica mista estremamente evocativa.
Carmen Lorenzetti