I primi passi
L’Accademia d’Ungheria in Roma in occasione delle celebrazioni del 90°anniversario della sua fondazione si propone di presentare una selezione delle opere dei caposcuola di una delle correnti più emozionanti e colorate della storia dell’arte ungherese, conosciuta tra i posteri come Scuola Romana ungherese, formata dai borsisti ungheresi giunti a Roma.
Comunicato stampa
Setacciando la storia dell’arte ungherese del XIX e del XX secolo è evidente che quasi non esiste un artista che non sia capitato in Italia per almeno un viaggio di studio, poiché il Bel Paese è sempre stato considerato quale una tappa, un’esperienza obbligatoria. Diffati nella prima parte del secolo XIX agli artisti dei paesi europei si aggregarono anche i maestri ungheresi per far parte del movimento Grand Tour che si era ampliato nell’arco del XVIII secolo.
Tra i pittori del periodo intorno al 1820 vi sono diversi nomi di cui sappiamo quasi esclusivamente grazie alle opere realizzate in Italia. Tra questi si ricordano Ede Spiró (Milano, Roma), Ferenc Balassa (Napoli), Sándor Kozina (Firenze, Roma), Miklós Barabás (Trieste, Venezia), Lajos Beniczky (Venezia), Károly Markó (Roma) per citarne alcuni.
Tra le città frequentate dagli artisti ungheresi dell’inizio del secolo XX vi è invece Firenze, dove all’inizio del secolo XX attorno alla figura dello scultore Márk Vedres (1870-1961) si venne a formare un punto di incontro per gli artisti ed intellettuali ungheresi. Tra gli artisti che frequentarono l’abitazione di Vedres si ricordano gli scultori Lajos Fülep,Béni Ferenczy, Ferenc Medgyessy, lo storico d’arte Charles de Tolnay (futuro direttore della Casa Buonarrotti), la scultrice Elza Kövesházi Kalmár...
Tanti degli artisti sopralenecati dopo varie tappe si fermarono a lungo a Roma, considerata quale Mecca dell’arte.
Nel 1927, con l’istituzione dell’Accademia d’Ungheria in Roma, dopo quella di Vienna e Berlino, i viaggi di studio degli stessi artisti vennero organizzati a livello istituzionale e non più privato. Difatti i pittori e gli scultori a partire dall’anno successivo (1928) giunsero a Roma grazie alle borse di studio offerte dallo Stato ungherese per merito del ministro del culto e dell’istruzione di allora Kuno Klebelsberg,
L’Accademia d’Ungheria in Roma in occasione delle celebrazioni del 90°anniversario della sua fondazione si propone di presentare una selezione delle opere dei caposcuola di una delle correnti più emozionanti e colorate della storia dell’arte ungherese, conosciuta tra i posteri come Scuola Romana ungherese, formata dai borsisti ungheresi giunti a Roma.
Il “padre intellettuale” di tale scuola fu Tibor Gerevics, storico dell'arte e primo direttore dell’Accademia d’Ungheria in Roma. L'intento di Gerevich consisteva nel proposito di voler indirizzare gli artisti borsisti a studiare la tradizione artistica greco-romana nonché le tendenze dell’arte moderna italiana anziché quella francese e tedesca, dando vita in tal modo ad un nuovo stile romano ungherese.
Per Scuola Romana non si intende una formazione accademica bensì un ambiente artistico caratterizzato da un’apertura tipica dei laboratori di formazione autodidatta, la cui forza risiedeva nelle influenze reciproche date dal luogo (Roma) e dagli artisti ivi presenti.
Il primo gruppo di artisti borsisti, tra cui Vilmos Aba-Novák, Pál Molnár C., Pál Pátzay e István Szonyi giunse a Roma nel 1928. Szonyi dopo pochi mesi rinunciò alla borsa di studio e rientrò in Ungheria mentre gli altri grazie al prolungamento della borsa di studio programmata originariamente per un anno, realizzarono delle opere che corrispondevano in pieno alle concezioni estetiche ideate da Gerevich.
Gli artisti della Scuola Romana si presentarono per la prima volta a livello internazionale nel 1930 alla Biennale di Venezia.
Vilmos Aba-Novák, Pál Molnár C., Pál Pátzay e István Szonyi tra l’altro nel tempo divennero figure dominanti della storia dell'arte ungherese. Al loro rientro in Ungheria eseguirono numerose commissioni statali ed ecclesiasiche. Al primo gruppo di borsisti ne seguirono fino al 1942, altri 125 che poterono lavorare negli spaziosi atelier della Palazzina, in alcuni casi anche per due tre anni.
L’erede della tradizione della Scuola Romana è il programma di borse di studio di arti figurative attualmente in corso che offre tuttora agli artisti ungheresi la possibilità di un soggiorno di studio e di lavoro nella Città Eterna.
La presente mostra - realizzata dall’Accademia d’Ungheria in Roma in collaborazione con la collezione Antal Lusztig del MODEM di Debrecen, del Museo Molnár C. di Budapest e di Pál Pátzay ed allestita presso la Galleria del Palazzo Falconieri, presenterà oltre 80 opere tra dipinti e sculture, che il pubblico romano potrà visitare fino al 15 aprile p.v.
Vilmos Aba-Novák ( 1894-1941) pittore, grafico, uno dei talenti più originali e contesi della pittura moderna ungherese. Completa i suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Budapest per proseguire poi alla colonia artistica di Szolnok e di Nagybánya. Nel 1928 è tra i primi borsisti dell’Accademia d’Ungheria in Roma. Dal 1939 diventa docente presso l’Accademia di Belle Arti di Budapest. In qualità di affreschista realizza numerosi incarichi statali ed ecclesiastici. Nel 1937 all’EXPO di Parigi e nel 1940 alla XXII edizione della Biennale di Venezia vince il Gran Premio. Lo stile virtuoso dei suoi dipinti a tempera realizzati nel suo tardo periodo artistico, risente sia dell’espressionismo sia degli elementi del linguaggio formale del Novecento italiano.
Pál Molnár C. (1894-1981) pittore, grafico. Dal 1915 al 1918 studia disegno presso l’Accademia di Belle Arti di Budapest sotto la guida di Pál Szinyei Merse. Completati gli studi, si sposta a Ginevra e poi a Parigi. Al suo rientro in Ungheria nel 1923 si dedica alla grafica di opere letterarie, manifesti e all’incisione.Tra il 1928-31 soggiorna a Roma con una borsa di studio presso l’Accademia d’Ungheria in Roma. Dagli anni 1930 si dedica principalmente alla pittura.
Pál Pátzay (1896-1979) scultore, incisore. Inizia i propri studi presso l’Accademia di Belle Arti di Budapest, da dove successivamente viene espulso e quindi prosegue gli studi in maniera autodidatta. Dopo numerosi viaggi di studio effettuati all’estero, dal 1928 al 1930 soggiorna Roma in qualità di borsista dell’Accademia d’Ungheria in Roma. Per via della sua concezione artistica ed opere viene considerato il rappresentante più coerente della cosiddetta “scuola romana” ungherese. Le sue opere rispecchiano l’incontro delle ricerche neoclassiciste dell’armonia con il dinamismo tipico del Barocco. Tra il 1945 ed il 1975 insegna all’Accademia di Belle Arti di Budapest, prima come professore successivamente in qualità di docente. Sotto la sua guida hanno studiato numerose generazioni artistiche, tra i suoi allievi divenuti successivamente famosi, si ricorda Imre Varga.
István Szonyi (1894-1960) pittore, grafico. Completa i suoi studi di pittura all’Accademia di Belle Arti di Budapest e presso la colonia artistica di Nagybánya, sotto la guida di Károly Ferenczy e István Réti. Nel 1928 è tra i primi borsisti dell’Accademia d’Ungheria in Roma, ma il suo soggiorno si limita solo a qualche mese. Nonostante la forte influenza del patrimonio artistico di Roma e del paesaggio italiano, Szonyi opera prevalentemente in Ungheria, in particolare nell’Ansa del Danubio, a Zebegény. La sua arte rappresenta in pieno il cosiddetto stile di Nagybánya. Tra le sue tematiche principali si ricordano il paesaggio e gli eventi quotidiani della vita contadina del villaggio di Zebegény.