I volti della Cina
In Cina il filone della ritrattistica ha una lunga tradizione, nonostante sia stato per molto tempo pesantemente sottovalutato. Questa mostra contribuisce a far uscire tale genere di opere dall’oblio, presentando una selezione di ritratti cinesi delle dinastie Ming e Qing (dal XVII al XIX secolo) e dei paravento dipinti, opere di grande raffinatezza e di assoluta modernità.
Comunicato stampa
In Cina il filone della ritrattistica ha una lunga tradizione, nonostante sia stato per molto tempo pesantemente sottovalutato. Questa mostra contribuisce a far uscire tale genere di opere dall’oblio, presentando una selezione di ritratti cinesi delle dinastie Ming e Qing (dal XVII al XIX secolo) e dei paravento dipinti, opere di grande raffinatezza e di assoluta modernità.
In Cina, nel corso dei secoli, si svilupparono due diverse scuole di ritratto. La prima privilegia la rappresentazione dello spirito, cioè della personalità del soggetto, nella seconda, che viene definita commemorativa, la fisionomia viene privilegiata rispetto al carattere del personaggio raffigurato. La ritrattistica si afferma, seppure come arte minore, soprattutto con la dinastia Ming e a partire dal XVI secolo se ne registra l’apice della fioritura. Durante i primi decenni di tale dinastia i soggetti venivano dipinti in modo convenzionale, spesso in piedi o a cavallo, piuttosto che seduti, con il corpo leggermente ruotato di lato, mentre lo sfondo era lasciato vuoto. In epoca successiva, i soggetti vengono raffigurati frontalmente, seduti su un trono riprodotto in modo meticoloso, con grande cura per i particolari della decorazione. Le espressioni facciali sono rigide e con lo sguardo proiettato in una dimensione sovrumana. I ritratti imperiali accentuano particolarmente questo aspetto iconico, con l’intento di far prevalere il ruolo imperiale sull’individualità del soggetto. Lo sfondo viene colorato con tinte tenui e arricchito di elementi di arredo molto semplici e d’uso quotidiano: tavolini, porta oggetti, vasi di fiori o servizi da tè. Per quanto riguarda il vestiario, gli imperatori e i membri della famiglia imperiale usano farsi ritrarre con abiti ufficiali, mentre i funzionari-letterati preferiscono abiti informali. I ritratti venivano eseguiti con inchiostro e tempere dai colori brillanti su carta oppure su seta, di forma prevalentemente rettangolare.
Nella ritrattistica Ming si distinguono due tecniche fondamentali: il metodo goule, cioè linea di contorno, che prevede appunto contorni tratteggiati sottilmente e leggeri strati di coloritura ad acquerello con passaggi ripetuti di colore per evidenziare le parti in ombra e il metodo della scuola di jiangnan, cioè senza contorno che utilizza soltanto gradazioni di colore per delineare le fattezze fisionomiche e le espressioni, realizzando pregevoli effetti volumetrici e di prospettiva. Le dimensioni dei ritratti Quing sono relativamente uniformi, mentre la gamma dei soggetti spazia dai ritratti in abito di corte, a gruppi informali, ritratti a mezzo busto e gruppi multi generazionali. Questi ultimi rappresentavano una soluzione meno dispendiosa rispetto ai ritratti individuali ed erano, pertanto, anche alla portata delle famiglie meno facoltose. Generalmente rappresentavano da due a cinque generazioni, ma, soprattutto nelle regioni settentrionali e nei dipinti più recenti, il numero dei personaggi ritratti può aumentare fino a molte decine. L’elevato numero dei soggetti e le ridotte dimensioni possono talvolta andare a detrimento dell’accuratezza nella resa delle fisionomie individuali. Anche per questo, sovente i singoli personaggi portano il nome scritto sul colletto o su una spalla o iscritto in una tavoletta posta accanto a ciascuno. Ben rappresentato per tutto il periodo Quing è lo stile del cosiddetto ritratto informale che, ispirandosi ai ritratti di letterati, rappresenta i soggetti nella loro quotidianità, curando meticolosamente le fattezze e l’espressività del volto, con un uso sapiente delle ombreggiature e dei giochi di coloritura, senza delineare i contorni. Sul finire della dinastia aumenta la produzione di ritratti che mostrano i soggetti intenti alle loro attività quotidiane, a causa del dilagare anche presso i ceti borghesi dei nuovi ricchi della moda di commissionare sia ritratti d’antenati sia ritratti informali in occasione di particolari ricorrenze.
Questa mostra in AREA 21 può ben essere riconosciuta come complementare ed di completamento della più grande mostra che sarà ospitata a Cà dei Carraresi a Treviso nel prossimo inverno
L’elevata qualità delle opere presenti , la loro epoca, le figure rappresentate, danno a questa mostra una importante significato, tanto da valere sicuramente una visita a Vittorio Veneto.