Iaia Filiberti – Cappelline
Con quasi cinquanta opere che partono dalla fotografia come mezzo d’espressione, il progetto artistico vuole muovere da una riflessione personale dell’artista sul culto religioso.
Comunicato stampa
Palazzo Parasi propone, dal 30 marzo al 5 maggio 2019, una mostra personale dell’artista milanese Iaia Filiberti, Cappelline. Con quasi cinquanta opere che partono dalla fotografia come mezzo d’espressione, il progetto artistico vuole muovere da una riflessione personale dell’artista sul culto religioso. In un momento in cui tanto si riflette sul ruolo della religione nella società, Iaia Filiberti, – protagonista delle fotografie e, più in generale, di tutta la performance visiva – appositamente ritratta in tutta la sua femminilità, rende omaggio alla Madonna, inginocchiandosi di fronte alle sue icone, portando fiori alle cappelline di campagna e, talvolta, pulendo con cura le immagini votive a Lei dedicate. Un delicato confronto, da donna a donna, che l’artista costruisce con devoto amore, ponendosi controcorrente e in maniera antesignana rispetto a quella che è l’immagine più diffusa oggi della donna nell’arte contemporanea.
Rosa mistica Fontanelle, Montichiari
Parte da questa riflessione, e da una necessità intimamente personale, il pellegrinaggio che Iaia Filiberti compie, in quasi due anni di spostamenti, dal gennaio 2017 all’ottobre 2018, nel territorio lombardo-piemontese, principalmente, alla ricerca delle “edicole” all’aperto del culto popolare della Madonna (cappelline) come pure delle icone mariane custodite nelle grandi chiese. Tale “iter” non vuole essere per lei un reportage o la documentazione visiva di luoghi religiosi rinomati o sconosciuti, ma al contrario esso segue una mappa intimamente personale che si snoda attraverso i luoghi cari più amati da Iaia Filiberti: dal Lago Maggiore – il luogo del cuore dell’artista, tanto legato alle sue memorie d’infanzia – a chiese quali Santa Maria Segreta e Santa Maria del Carmine a Milano, città dove risiede. Seguendo questo personale fil rouge, Iaia Filiberti arriva al Sacro Monte di Varese, alla Certosa di Pavia, fino in Versilia, dove attualmente l’artista trascorre parte delle sue estati.
La Madonna del Sasso, Gignese
Non poteva che essere una sede espositiva sul Lago Maggiore, quale la storica costruzione di Palazzo Parasi a Cannobio, a ospitare per prima questo progetto artistico che vuole avere una natura itinerante e fare tappa in quegli stessi luoghi cari all’artista dove si trovano le cappelline che rappresenta. Il percorso espositivo a Palazzo Parasi è composto da 41 fotografie, inquadrate dall’artista in importanti cornici dorate impreziosite da una decorazione fatta fare artigianalmente su ogni opera, selezionando una ricercata passamaneria. Le immagini, da semplici fotografie incorniciate, diventano così esse stesse oggetti votivi che – in questa trasposizione artistica – come cuori sacri, l’artista vuole donare alla Madonna.
A corredo delle opere visive, l’artista ha voluto selezionare brevi preghiere e brani letterari unendoli, come in un ricamo, ai lavori. Sono citazioni che maestri della storia della letteratura internazionale hanno dedicato ai luoghi rappresentati nelle sue fotografie, da Petrarca, al Bembo, Boccaccio, a Stendhal e Balzac, Montesquieu fino a Turgenev, Jung ed Hemingway. Sempre seguendo il bisogno interiore dell’artista di confrontarsi con tematiche legate al culto religioso, a completare il percorso espositivo è l’inedito video Giovanni (10 minuti, idea e regia di Iaia Filiberti), che vede come protagonista un operatore del Cimitero Monumentale di Staglieno (Genova) mentre racconta, con appassionato, inaspettato e colto trasporto, la bellezza del luogo di culto in cui lavora. Accompagna la mostra un catalogo edito da Palazzo Parasi, edizioni Città di Cannobio con due testi firmati da Marina Mojana e da Giulia Ceriani.