Ibisco
Mostra collettiva.
Comunicato stampa
Venerdì 23 giugno alle ore 18.00 al Baglio di Stefano apre la mostra Ibisco - in programma fino al 20 luglio - che presenta le opere di due maestri della pittura siciliana, Guido Baragli e Croce Taravella e del giovanePietro Asaro.
Ibisco nasce dal rapporto di amicizia tra Guido Baragli e Pietro Asaro, e dal desiderio di quest’ultimo di confrontarsi con uno degli artisti da lui più ammirati, Croce Taravella, che aderisce al progetto. Baragli e Taravella vivono e crescono, nella loro Palermo, legati da una profonda amicizia, fino a quando non decideranno di vivere in altre città. Restando entrambi sempre legati a questi luoghi così complessi e difficili che in maniera differente sono da sempre oggetto e soggetto delle loro opere.
Di Asaro, Baragli scriveva: l’ho conosciuto da poco più di un anno, - siamo nel 2021-, e ne ho seguito il lavoro. Mi sembra che dalla magmaticità delle “Arsioni” il suo dipingere (perché di buona pittura stiamo parlando) stia diventando negli scontri cromatici e materici molto più fluido e armonico. Come in un passaggio dallo stato solido al liquido. Un liquido armonico, primordiale e caleidoscopico.
Ed è proprio nel tempo che occorre per definire il progetto, che Baragli viene a mancare, nello scorso mese di febbraio. Con questa mostra la Fondazione Orestiadi vuole quindi dare seguito all’avviata collaborazione tra i tre artisti, e al tempo stesso rendere omaggio al maestro Baragli, scegliendo come titolo dell’esposizione il nome di uno dei soggetti a lui più cari: l’ibisco.
Nella rappresentazione molteplice dell'hibiscus emerge con chiarezza la critica che l’artista rivolge all’immagine ridotta a spunto di una narrazione…Nel caso dei fiori assumono particolare rilievo i colori primari: il rosso dell'Ibisco ha una valenza espressiva in quanto tale. Esso si colloca in un repertorio di temi e di immagini che Baragli non ha difficoltà a definire luoghi comuni, accentuando non il senso della riproposizione di stereotipi, quanto piuttosto l’indicazione di veri e propri topoi. Spiega Bernardo Quaranta nel testo critico che accompagna la mostra.
Oltre alla serie sui fiori, di Guido Baragli (Palermo, 1962) sono esposti: il gruppo dal titolo Hortus conclusus, che presenta dipinti su carta catramata, caratterizzati dal piccolo formato e dai toni scuri e terrosi; la serie dedicata alle barche caratterizzata da una prospettiva marcatamente fotografica; la serie dei riflessi, dei frutti e dei pesci, dove spicca il colore, tratto distintivo della pittura dell’artista, dalle tonalità nette, decise e materiche.
Menzione a sé merita la serie dedicata ai calciatori della squadra del Palermo, tra i quali Fontana: opera in cui le pieghe della maglia del giocatore evidenziano l’impeto che ne anticipa lo spostamento dall’altra parte del campo, dove la figura umana scarna, essenziale, è colta nel suo raffinato dinamismo.
Pietro Asaro (Mazara del Vallo, 1977)
Di Pietro Asaro, scrive Enzo Fiammetta: i luoghi che animano i suoi lavori sono quelli che lo vedono crescere: Il porto canale, il Trasmazzaro, quartiere della nuova Mazara, oltre il ponte della città vecchia.
La fascinazione dei procedimenti ceramici, l’instabilità cromatica dei pigmenti la trasformazione di questi in cottura, lo guidano nella sperimentazione delle sue Arsioni, (2021/2023) dove i colori, acrilici, ad olio o tempera, sono distesi su lastre di metallo e liberati nelle forme dalla fiamma utilizzata come pennello. Ne risultano dei paesaggi onirici, sui toni del bruno, di notevole forza.
Di Asaro sono in mostra anche i Paesaggi caleidoscopici, (2020/2023) realizzati in piena pandemia; qui tra le pennellate di colore e materia affiorano brani di immagini, residui di forme. Segni di una realtà che viene parzialmente restituita per frammenti, fatta da un eccesso di cromatismi, che rendono complessa la sua lettura.
I suoi lavori, come egli stesso racconta, nascono guidati dai materiali più disparati: mi lascio guidare dalle forme che lasciano muffe, ruggini - afferma l’artista. Un rapporto viscerale quasi fisico con il colore, porta Asaro a plasmare con le mani pigmenti e polveri, che vengono utilizzati nella loro purezza e senso: il bianco luce, il nero ombra,
Croce Taravella (Polizzi Generosa,1964)
Scrive dell’artista Eva di Stefano nel testo critico in mostra: Croce dipinge da quarant’anni senza mai cessare di sperimentare supporti, materie, tecniche. Ha dipinto anche su lamiere e vetri, ha modellato stucco, cemento, stracci, ha creato calchi e monotipi, procedendo per cicli e lavorando sui contrasti: pieno-vuoto; ruvido-liscio; corporeo-incorporeo; fluido-viscoso; pennellate e graffi.
È il suo modo di esplorare il mondo, dove il tatto è importante tanto quanto la vista: c’è sempre nel suo lavoro la sapienza dell’homo faber, una fisicità ineludibile, tangibilità e peso.
Come nella recente serie di dipinti in mostra, intitolata Contrazioni, ovvero spasmi muscolari, del cuore, del cervello e della vista, e di conseguenza materia che si raggrinza o si ispessisce, visione che si raggruma o si frastaglia in cento schegge. Dipinti come un campo di battaglia dove a combattersi, connettersi, mischiarsi e opporsi sono gli elementi concavi e convessi.
Stavolta, su fogli di alluminio incisi e graffiati, Taravella ha saldato ritagli di gomma dipinta, ovvero grumi di visione, memorie e vissuti, a comporre un collage materico che, come un caleidoscopio rotto di folle contemporaneità dove tutto coabita e si scontra, bombarda l’occhio, il cuore e la mente.
Le Contrazioni sono superfici che sputano fuori in ordine sparso tutto ciò che è stato visto, inglobato, masticato dall’artista, frullando nello stesso spazio citazioni museali e frammenti urbani, simboli e loghi catturati dalla coda dell’occhio, singulti di memoria personale e immagini tratte dai notiziari, dai giornali o dagli schermi. Senza riguardo per la cronologia o le gerarchie se non quelle che possono interessare un pittore, pesi, colore, forme, simmetrie e disimmetrie. Se in questi vortici Taravella registra le intermittenze del suo percorso e del suo sguardo, è anche vero che scompone, stratifica e coagula una narrazione a specchio del caos assordante e polimorfo che assedia tutti noi, sballottati qua e là in un mondo di informazioni sempre più incoerenti, un mondo deflagrato in cui nulla è più in grado di conservare la propria forma o di mantenere la rotta. Perciò questi dipinti ci riguardano tutti, poiché registrano la condizione contemporanea di saturazione con perdita del centro e di ogni racconto unitario. Con beneficio di inventario, perché per dirla con Ludwig Wittgenstein: il senso di un quadro sta sempre nel quadro stesso, non va cercato al suo esterno o in un riflesso del mondo spesso involontario. E qui consiglierei di mettersi in ascolto con gli occhi: sono quadri che fanno un rumore assordante.
Bio artisti
Pietro Asaro nasce a Mazara del Vallo nel 1977, dove nel 1999, si diploma all’istituto regionale d’arte. Il suo linguaggio matura grazie ad una precoce esposizione all'arte all'interno dell'ambiente familiare oltre che al susseguirsi di esperienze negli studi dei maestri del vetro e della ceramica della sua città.
Dagli anni 2000 prende parte a numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.
Tra queste ricordiamo: le mostre collettive a Tallin in Estonia (2015-2016), la personale alla maison Sensi di Bruxelles, (2017); la mostra collaterale di Palazzo Zenobio alla LVIII Biennale di Venezia.
Nel 2021 la mostra collettiva “La democrazia nell’arte” alla Venice Gallery di Venezia a cura di Giorgio Gregorio Grasso e nel 2022 la collettiva “Giornata della terra” a cura di Rosa Argento.
Nello stesso anno è vincitore del primo premio al concorso d’arte Barbara Terrana di Bagheria.
Delle sue mostre a Mazara del Vallo citiamo la personale “Atmosfere marine” alla galleria Cafè Funduq, la partecipazione a Blue See Land nel 2017 e la personale alla Galleria Santo Vassallo Corridoni oltre alle le illustrazioni a carboncino per il libro “Viaggio a Torretta Capo Granitola” di Gianluca Serra nel 2021.
Di lui hanno scritto Guido Baragli, Gianluca Serra, Roberto Villa, Duccio Trombadori, Nicolò Cristaldi, Mirko Pagliacci.
Guido Baragli nasce a Palermo nel 1962. Evidenzia una precoce sensibilità artistica: disegna da subito, dipinge e fotografa. Frequenta il Liceo Artistico e si diploma in pittura all'Accademia di Belle Arti di Palermo. Ancora studente, l’indimenticato Francesco Carbone gli organizza una serie di mostre (alla Discoteca Universitaria Era tempo sarà, all’Accademia di Belle Arti, Nove artisti per la disavanguardia, al Centro Documentazione Godranopoli, Le ascisse nell’arte). Siamo tra la fine degli anni Settanta ed il 1980. La prima piccola personale si tiene alla galleria L’Asterisco di Palermo. La collettiva: 1985, Fuga da Palermo è curata da Gaetano La Rosa a Bologna, alla galleria Neon. Da allora vengono realizzate una serie di mostre personali e collettive in spazi pubblici e gallerie private. Con la galleria di Ezio Pagano, Artecontemporanea di Bagheria, partecipa a Fiere, Rassegne e Riviste. In questo periodo avviene l’incontro con critici come Francesca Alfano Miglietti, Edoardo Di Mauro, Eva Di Stefano, Sergio Troisi. Dopo qualche anno trascorso a Milano, nel 1988 si trasferisce a Bologna, dove continua la ricerca su temi classici della pittura, sperimentando nuovi materiali come la carta abrasiva, il cartone catramato, la carta chimica e la retroilluminazione. Negli anni ’90 vengono alla luce diverse serie di cicli pittorici cui sono seguite mostre e partecipazioni fra cui la Biennale d’Arte contemporanea alla Mole Vanvitelliana di Ancona e il Premio Michetti di Francavilla a Mare. Nei primi anni 2000 l’attenzione di Baragli è tutta per la natura morta: estremo rigore costruttivo e grande allestimento barocco, intimo e sontuoso. Sarà un tema continuamente indagato e rinnovato, nella tecnica, nello sguardo, nella gestione del colore. I cicli delle nature morte verranno proposti in altrettante mostre in Italia e all’estero con la curatela di Daniela Del Moro, Francesco Gallo, Umberto Zampini. Nel 2007 il ritorno alla figura umana e al ritratto con la mostra: Guido Baragli – Tifoso e Pittore, prima allo Stadio Renzo Barbera, poi a Palazzo Ziino, a cura della GAM di Palermo. Dipinge poi un corpo di opere nuovo, esposto più volte a Milano: Palme ed agavi, un'esplorazione dello spazio alla ricerca della luce dove Baragli si confronta con la pittura naturalistica con occhio digitale. Dalle palme del suo giardino, passa alla visione delle barche di Mondello che sarà motivo di studio sul colore e sui riflessi, cui segue un altro intenso ciclo pittorico. Successivamente l’attenzione si focalizza sull’hibiscus, tema esplorato a lungo e che resterà l’ultima sua magnifica ossessione.
Nel 2019, presso Palazzo Belmonte Riso di Palermo, si apre la mostra antologica: Guido Baragli, opere dal 1981. Nel 2021, dopo qualche anno di pausa, torna a disegnare, inaugurando un nuovo ciclo: Carboncini e peluches, a cura di Elisabetta Longari, esposto a Milano presso lo Studio Masiero nel 2022.
Scompare nel febbraio del 2023.
Postuma la partecipazione nello stesso anno alle collettive Picta, presso Palazzo Pretorio di Terra del Sole a cura di Giuseppe Bertolino, e a questa ultima Ibisco a cura della Fondazione Orestiadi, a Gibellina. In programma vi sono diverse partecipazioni a mostre collettive e personali e la costituzione dell’Associazione Archivio Guido Baragli.
Croce Taravella, nasce a Polizzi Generosa nel 1964, e si diploma all’Accademia di Belle Arti di Palermo.
Tra il 1983 e il 1985 frequenta a Napoli il gallerista Lucio Amelio grazie al quale conosce prima Beuys e Warhol, e successivamente Rauschenberg, Paladino e Longobardi. Nel 1984 collabora agli allestimenti della celebre mostra Terrae-Motus; nel 1986 inaugura la galleria Il Labirinto, uno spazio polivalente per mostre, concerti e spettacoli. Nel 1995 vengono realizzate le due mostre personali curate da Eva Di Stefano, Il cielo di Lamiera a Palazzo Steri a Palermo e con la Fondazione Orestiadi all’ex Collegio dei Gesuiti di Mazara Del Vallo.
Partecipa alle edizioni del Genio di Palermo del 1998, 1999 e 2000, anno in cui vince il premio della giuria che gli permette di trasferirsi per alcuni mesi a Berlino, dove realizza, nel 2001 un'installazione nei sotterranei della Kunsthaus Tacheles, in cui le sue cento sculture evocano la storia del luogo, che si intreccia con quella della sua terra, con un allestimento ispirato alle catacombe dei Cappuccini di Palermo. Nel 2004 espone la sua antologica al Museo Guttuso di Bagheria, curata da Eva Di Stefano, presentando l'installazione "Il grande guerriero", collocato nella stanza dello scirocco di Villa Cattolica. Nel 2007 partecipa alla residenza artistica alla Fondazione Orestiadi di Tunisi e Gibellina, realizzando per “Atelier 07” curato da Achille Bonito Oliva, la serie “Mercati”, otto bassorilievi in ceramica smaltata. Del 2008 è la personale Concreta anima mundi nelle Fabbriche Chiaramontane di Agrigento. Dopo la personale dell’artista a Palazzo dei Normanni del 2009, Taravella presenta nel 2010 la sua nuova lettura della città con “Paesaggi Urbani”, alla Galleria Mediterranea di Palermo, dove la rappresentazione dell’ambiente si concentra sul contesto metropolitano. Nel 2014 la Fondazione Sant'Elia di Palermo, organizza la mostra curata da Lea Mattarella con opere dedicate agli scenari delle città, metropoli e luoghi vissuti dall'artista. Nel 2018 Riso - Polo Museale regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo - presenta una personale dedicata ai “Cronotipi”.
L’artista ha realizzato numerosi interventi ambientali di grandi dimensioni ed installazioni permanenti dei quali si ricordano: oltre ai già citati interventi a Bagheria e a Berlino: Malta (affreschi Villa Azzaro, 1992), Palermo (Crollori Vucciria, 2000), Cina Guilin, presso lo Yuzi Paradise, 2006) e nell’entroterra siciliano, a Mazzarino (Lago di Pietra, Azienda Agricola Floresta, 2000), Nicosia (Furia Nebrodensis, Casa Mancuso, 2001).
Ha inoltre partecipato alla 51° Biennale Internazionale di Arte di Venezia curata da Achille Bonito Oliva, 2005, alla 10° Biennale di Architettura, 2006 e alla 54° Biennale, nel Padiglione Italia, curato da Vittorio Sgarbi, 2011.
Ibisco
Opere in mostra di Pietro Asaro, Guido Baragli, Croce Taravella
a cura della Fondazione Orestiadi
Con testi di Enzo Fiammetta, Bernardo Quaranta ed Eva Di Stefano.