Identità italiana. Dal 1959 oltre la pittura
una mostra che si collega idealmente ad un importante progetto espositivo del passato che Germano Celant realizzò nel 1981 al Centre George Pompidou di Parigi.
Comunicato stampa
maco arte
Press Release
IDENTITA' ITALIANA
DAL 1959 OLTRE LA PITTURA
artisti presentati: Gianfranco Baruchello, Alighiero Boetti, Eros Bonamini, Alberto Burri, Enrico Castellani, Bruno Ceccobelli, Dadamaino, Lucio Fontana, Piero Gilardi, Giorgio Griffa, Paolo Icaro, Piero Manzoni, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Mario Nigro, Nunzio, Claudio Olivieri, Michelangelo Pistoletto, Concetto Pozzati, Mario Schifano, Ettore Spalletti, Tino Stefanoni, Giulio Turcato, Michele Zaza
Padova. Maco Arte è lieta di annunciare l'apertura presso Spazio Sirio, via Ognissanti 33, della mostra “Identità italiana. Dal 1959 oltre la pittura”, una mostra che si collega idealmente ad un importante progetto espositivo del passato che Germano Celant realizzò nel 1981 al Centre George Pompidou di Parigi. Un omaggio al famoso critico d'arte, ideatore e teorico dell'Arte Povera, ad un anno dalla sua scomparsa.
Sono passati ormai quarant'anni dall'estate del 1981 quando Germano Celant presentò al Centre Georges Pompidou di Parigi Identité italienne. L’art en Italie de puis 1959. Si veniva da un periodo precedente in cui Pontus Hulten aveva organizzato nei medesimi spazi una serie di mostre che miravano ad attribuire a Parigi un ruolo baricentrico nella storia delle avanguardie. Con questa mostra l'attenzione del mondo intero si spostava sull'arte italiana recente. L'esposizione raccoglieva 18 artisti e fu realizzato un corposo catalogo in cui si raccoglievano in modo cronologico i principali episodi che riguardavano l'arte italiana del secondo Novecento. Una fitta successione di inaugurazioni, eventi politici e culturali avvenuti in Italia tra il 1959 e il 1980. Questa narrazione andava a costituire qualcosa di più di una semplice cornice all'interno della quale si collocava la mostra: diventava essa stessa l'essenza della mostra. Definiva questa identità italiana che si può sinteticamente riassumere con quell'approccio antropologico che contraddistingueva gli artisti presentati. Il motore di un'arte concettuale che nella sua semplicità della rappresentazione, nella elementarità dei materiali utilizzati, nonché nella rudimentale adozione dei processi creativi, racchiudeva sempre una complessità di pensiero, un continuo interrogarsi sull'uomo, sulla sua esistenza e sul suo divenire.
La mostra che viene proposta oggi a Padova mantiene vivo lo spirito dell'esposizione parigina di Celant, seppur con delle differenze nella scelta degli artisti presentati. Secondo Mattia Munari, il curatore della mostra: «pur rispettando l'impronta iniziale, ho cercato di ragionare su una sua possibile declinazione. Una variazione sul tema. Considero questa esposizione come un ramo reciso da una pianta viva e forte. Un ramo fatto vivere e germogliare altrove»
E poi ancora: «Questo progetto è diventato un racconto autobiografico. Tutte le opere esposte sono infatti legate a vicende che mi hanno accompagnato in questi anni di attività. Ecco, si può concludere che ciascun tassello di questo mosaico padovano abbia interessato, prima o dopo, il mio sguardo, instaurando con esso un legame, un intimo discorso.»
Le opere presentate sono state realizzate a partire dal 1959 da artisti italiani che hanno effettuato una ricerca innovativa e che hanno saputo superare il passato per segnare il presente. Gli esiti sono stati raggiunti, in un certo senso, andando oltre la pittura. Laddove troviamo ancora la pittura, si tratta sempre di un tentativo di riscrittura della pittura in termini a-pittorici, dal monocromo all'achrome, passando per derivazioni ancora strettamente legate a quest'ultimi, dove la componente analitica prevale su quella pittorica. Questa ricerca non è interessata al raggiungimento di una bellezza estetica in sé, quanto più all'esternazione di un personale percorso interiore, di un processo creativo mirato all'oggettivazione della propria esperienza che diviene lo specchio dove si infrangono e si proiettano le grandi vicende dell'esistenza umana.
La mostra è curata da Mattia Munari. L'apertura al pubblico è sabato 18 dicembre, dalle 17.00 alle 20.30. Il catalogo della mostra verrà realizzato durante il periodo espositivo e sarà presentato a gennaio 2022 in occasione del finissage della mostra.
Visitabile fino a sabato 29 gennaio 2022. Per informazioni: [email protected], tel. 0498075616