Igor Smekalov
La stagione della cultura figurativa russa, degli artisti post-impressionisti del Novecento e del nuovo Millennio, della visione di un ambiente che diviene espressione di una ricerca ricca di colore, di impressioni naturalistiche, di paesaggi, costituisce l’essenza di una produzione che affascina per la qualità e la fresca vena narrativa delle opere.
Comunicato stampa
METAFISICI INTERNI
Io vorrei
vivere
e morire a Parigi
Se non ci fosse
la terra che ha nome
Mosckvà
Vladimir Majakovskij
La stagione della cultura figurativa russa, degli artisti post-impressionisti del Novecento e del nuovo Millennio, della visione di un ambiente che diviene espressione di una ricerca ricca di colore, di impressioni naturalistiche, di paesaggi, costituisce l'essenza di una produzione che affascina per la qualità e la fresca vena narrativa delle opere.
In questa angolazione, la Galleria Pirra propone da tempo un panorama di dipinti che va da Georgij Moroz a Gleb Savinov, da Boris Lavrenko a Leonid Vaichlia, lungo un percorso che rinnova il clima di una pittura rasserenante e sottolineata da una limpida interpretazione delle giornate d'inverno o di interni con figure femminili o, ancora, di composizioni floreali con rossi papaveri.
Vi è in questi lavori l'essenza di una sensibile cadenza pittorica, che in Igor Smekalov si identifica con un'esperienza segnata da delicati accenti cromatici, da interni metafisici, da nature morte con scodelle e bottiglie, che si riallacciano alla splendida lezione di Giorgio Morandi.
Una lezione che si avverte osservando i quadri che raccontano di bambine e fanciulle con le trecce, di volti permeati da una sottile malinconia, di stanze con figure raccolte che, a tratti, sembrano ricondurci a Casorati per quell'essere rigorosa misura di una propria e indiscutibile dimensione umana.
Il segno, il dato cromatico che dall'energia espressionista si è stemperato in un fare pacato e meditato, i preziosi nudini, rappresentano l'attuale fase creativa di Smekalov, che si è diplomato al Liceo Artistico di Orenburg, città in cui è nato nel 1965 e dove, dopo la Laurea all'Università di Magnitogorsk, ha intrapreso l'insegnamento del disegno e pittura presso la locale Università.
Formatosi a Pasmurovo, una località della regione di Orenburg in cui s'incontravano gruppi di artisti per studiare, lavorare dal vero e confrontarsi, Smekalov ha successivamente aderito all'Unione degli Artisti Russi, mentre è entrato a far parte dell'Accademia Sadki, caratterizzata dall'impegno e le finalità di pittori «refrattari all'arte ufficiale».
E proprio da questa continua ricerca di un'arte purissima e scevra da ogni altro coinvolgimento sociale, si chiarisce un discorso scandito dal «Ritratto in abito verde e fiocco blu», dal «Nudo di donna in piedi» e dall'«Interno con due figure».
In particolare, trasmette il senso del suo mondo interiore attraverso il rarefatto e lieve «Interno con figura e natura morta», la «Donna che legge« e «Allo specchio con flauto», che mettono in evidenza la lirica resa del soggetto, mai intaccato dalle correnti innovative e dalle sperimentazioni di questo secolo aperto alle elaborazioni più diverse e concettuali.
Il suo cammino è frutto, quindi, di un temperamento complesso, di una seria, impegnativa e coraggiosa scelta del linguaggio, di una linea espressiva che è contraddistinta dalla qualità del disegno, dallo studio del nudo dal vero, dalla trascrizione sulla tela di suggestive natura morte.
Un dipingere- suggerisce Gennady Glahteev - «sostenuto da una posizione chiara e concisa della organizzazione delle forme. Lo studio di Zurbaran, Vermeer, Morandi non gli permette di illustrare semplicemente il tema», ma giunge a una scrittura in cui l'«organizzazione Astratta e il lavoro dal vivo ormai definiscono l'ambiente...che permette di ampliare i confini del pensiero e nel futuro».
Un futuro legato a questa personale nelle sale della «Pirra», che costituisce un'occasione per vedere una selezione di quadri di sicuro interesse.
Si deve dire, inoltre, che Smekalov è stato invitato a rassegne
come «Centoventicinque dipinti di artisti di Orenburg» a Mosca, «Pittori di Mosca e Orenburg» a Zurigo, «Atelier Figuratif» a Parigi e «Album di Orenburg» al Centro Russo per la Scienza e la Cultura» a Vienna e Berlino, sino alle collettive in Spagna degli ultimi anni.
La vicenda di Smekalov si apre, perciò, verso una stagione che ha riferimenti con la cultura visiva italiana, con atmosfere impreziosite dalla luce, con il fluire di impressioni che travalicano la realtà per consegnare e consegnarci l'incanto di un ambiente immerso nel silenzio, il richiamo a una verità interiore, la serietà di una dizione che non perde mai di vista il vero, ma lo trasforma in una poetica interpretazione dell'animo umano: «Noi, tuoi bianchi pensieri, viviamo sul ciglio/ dei sacri sentieri dell'anima...«(da «Campanule bianche« di Vladimir Solov'èv).
E percorrendo il sentiero di Smekalov s'incontrano le pagine di un diario intimo e personalissimo, che parla di libertà, di sogni, di un segno che diviene figura, oggetto, memoria.
Angelo Mistrangelo