Il destino sociale dell’arte
La continua attenzione di Ennio Calabria alla contemporaneità, le cui contraddizioni egli identifica come vere mutazioni antropologiche sono, ieri e oggi, il contenuto della sua pittura e del suo pensiero. Per questo motivo, l’Archivio Calabria ha voluto promuovere la tavola rotonda su questi temi.
Comunicato stampa
Promossa dall’Archivio Calabria, presso l’Associazione Culturale Plus Arte Puls, giovedì 29 gennaio alle ore 18,00 si terrà la tavola rotonda: Il destino sociale dell’arte. Interverranno: l’artista Ennio Calabria, Danilo Maestosi, giornalista e artista, gli storici dell’arte Ida Mitrano, Daniele Radini Tedeschi e Gabriele Simongini. L’evento è a cura di Rita Pedonesi (Archivio Calabria).
La continua attenzione di Ennio Calabria alla contemporaneità, le cui contraddizioni egli identifica come vere mutazioni antropologiche sono, ieri e oggi, il contenuto della sua pittura e del suo pensiero. Diventa sempre più evidente come l’arte in questo momento si debba assume la responsabilità di essere testimonianza di alcuni “fondamentali” della dimensione antropomorfa. La domanda di fondo è: nelle mutazioni della specie, la società ha ancora bisogno dell’arte?
Per questo motivo, l’Archivio Calabria ha voluto promuovere la tavola rotonda e avviare una riflessione più attenta e consapevole sulle cause e sugli effetti irreversibili delle trasformazioni sociali, economiche e tecnologiche nei processi creativi. L’arte come l’abbiamo conosciuta nella storia, è sempre stata espressione delle dimensioni introspettive dell’artista e, nel contempo, della società. Il Pensiero e i valori che la collettività esprimeva, orientavano gli intellettuali e gli artisti che contribuivano, a loro volta, all’evoluzione socio-culturale. Anche quando gli artisti si rivolgevano alla tradizione, innovandola o tradendola, conservavano, comunque, una relazione. Nel Novecento, dalle avanguardie storiche in poi, questa relazione, almeno nei termini in cui l’abbiamo conosciuta, via, via, è venuta meno. Oggi, la funzione cui l’arte appare destinata è essenzialmente quella di mero bene di servizio, di consumo, da fruire frettolosamente o di “status symbol”, da esibire o sul quale investire. Per questa ragione, l’arte contemporanea che domina deve soggiacere alle mode e al mercato che lo stesso sistema dell’arte impone.
In tal senso, è il sistema dell’arte ad essere veramente funzionale all’attuale cosiddetta società della “superficie”. L’artista che decide di farne parte, può solo documentare, spettacolarizzare, estetizzare concetti per cui, spesso, l’opera che ne deriva è specchio nichilistico, “vuoto a perdere”, del non senso che la stessa società esprime. Ma in questo tipo di arte è bandita la vita, le sue contraddizioni e il suo mistero. L’artista, come autentico e unico testimone psico-fisico nell’accadere della vita, portatore pertanto di verità, unica possibile “bellezza” oggi, non trova più la sponda sociale e, da esiliato e spaesato, continua il suo solitario percorso rispondendo, comunque, in modo ostinato, alla necessità profonda del suo gesto. Allora, quale senso può avere ancora questa autentica e unica testimonianza? Si può parlare oggi di funzione sociale dell’arte, oppure, il destino che spetta all’arte è solo quello che attualmente le ha riservato questa società? Questi e altri, sono gli interrogativi che saranno oggetto di riflessione nella tavola rotonda cui siete tutti invitati a dare il vostro contributo esprimendo il vostro punto di vista.