Il giovane Casorati Padova Napoli e Verona
Gli anni della formazione tra Padova, Napoli e Verona, in una mostra ricca di inediti e scoperte. Accanto ai lavori del grande pittore, anche opere di Umberto Boccioni, Mario Cavaglieri, Ugo Valeri e del maestro padovano di Casorati, Giovanni Vianello.
Comunicato stampa
“Rinserrato in una minuscola soffitta, gelida d’inverno e soffocante d’estate – il salto dei pasti non era eroismo perché inavvertito – passai momenti di perfetta felicità con i miei colori, la mia tavolozza…” (Conferenza 1943)
Una mostra ricchissima d’inediti, sia artistici che documentari, fa finalmente il punto sul periodo giovanile dell’attività di Felice Casorati, uno dei protagonisti indiscussi della pittura del Novecento, a fronte delle tante novità emerse in questi ultimi decenni sulla produzione antecedente la Biennale del 1907 - spartiacque fondamentale nel percorso del pittore - sul contesto artistico del tempo e la sua formazione.
A Padova, ai Musei Civici agli Eremitani dal 25 settembre 2015 al 10 gennaio 2016 “Il giovane Casorati. Padova, Napoli e Verona”, a cura di Virginia Baradel e Davide Banzato, intende accogliere e confrontare quel che ad oggi si conosce di quegli anni fondamentali: anni trascorsi nella città del Santo - dal 1896 al 1907 – e poi a Napoli e a Verona; anni contrassegnati da un fervido eclettismo, che è cifra dell’entusiasmo del principiante dotato di grande volontà, in un percorso di esperienze non allineate, che si svolge parallelo agli studi di Giurisprudenza.
In questo quadro, acquista nuova luce ed evidenza anche la figura del “maestro” di Casorati, il pittore padovano Giovanni Vianello, cui va assegnato un ruolo non secondario nel periodo 1902-1906, comprensivo della partecipazione alla mostra patavina “I sette peccati” (1904) alla quale prese parte anche Umberto Boccioni e il cui manifesto venne disegnato da Ugo Valeri.
In quel periodo Casorati si getta nella nuova avventura creativa con lo stesso ardore riservato in precedenza alla musica, praticata sino ad ammalarsi.
“Mio padre, per consolarmi dell’abbandono del mio pianoforte, e dei miei studi prediletti –ricordò Casorati nella celebre conferenza autobiografica del 1943 - mi regalò una gran scatola di colori… Ed eccomi per la prima volta seduto davanti a un cavalletto in pieno sole a mescolare colori sulla tavolozza e a guardare curioso e commosso il dolce paesaggio dei colli Euganei…” Era il 1902.
La giovane età e gli interessi ancora diversificati sventano una partenza troppo arroventata e la vitalità spavalda e salutare degli anni padovani fa sbocciare il talento.
Vianello nei primi del Novecento era il pittore più considerato in città, uno dei pochissimi ad esporre in mostre nazionali e internazionali, e il rapporto tra maestro e allievo non fu affatto secondario, seppure Casorati - dopo il trasferimento a Torino e la svolta radicale - abbia voluto minimizzarlo, ripudiando tutta la fase giovanile.
Insieme a nozioni tecniche, pittoriche e calcografiche - un’incisione inedita è datata precocemente 1902 - è infatti ravvisabile nell’apprendistato di Vianello qualche influenza estetica e tematica che la mostra contribuisce a mettere in luce: come le pennellate corte e divise che caratterizzano il dipinto del maestro con Piazza dei frutti a Padova e che troviamo pure in Casoni e in Case padovane del giovane Casorati o nel dipinto Balconata, risalente agli anni veronesi; oppure la centralità del colore giallo o, ancora, il soggetto ricorrente della vecchia, trattato in un dipinto di Vianello databile ai primi del secolo - Due vecchie – che una qualche eco può aver avuto nell’interesse del pittore per questo tema. Da segnalare che l'abitazione che fa da sfondo al dipinto di Casorati Vecchietta padovana era, con ogni probabilità, una casa di tolleranza individuata negli anni Settanta - prima che venisse demolita - nel quartiere Arcella. La stessa comparirebbe nel cartone Case padovane e nel Ritratto di Camillo Luigi Bellisai – tra i dipinti d'esordio esposti in questa occasione - in quegli anni uno degli amici di Casorati, inseparabile compagno di studi e, a quanto pare, d'avventure.
Promossa dall’Assessorato Cultura e Turismo del Comune di Padova-Settore Cultura, Turismo Musei e Biblioteche, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e il contributo di Gruppo Fischer, la mostra è davvero piena di suggestioni e scoperte, come il Ritratto, qui esposto per la prima volta e affine ai modi di Vianello, di Tersilla Guadagnini, preziosa e romantica confidente di una vocazione artistica divenuta esclusiva e totalizzante. L’esposizione sottolinea anche la vitalità dell'ambiente artistico padovano, con presenze di tutto rilievo quali Umberto Boccioni, di cui sono esposti il Ritratto del dottore Achille Tian (1907) della Fondazione Domus e Donna che cuce (1906), ma anche Mario Cavaglieri, Cesare Laurenti, Ugo Valeri e i minori, amici di Vianello, Giuliano Tommasi e Antonio Grinzato; e vuole anche riconsiderare le prime prove del giovane Casorati che sfoceranno in dipinti quali Dei domestici segreti custoditi (trittico di quasi due metri con una veduta dei tetti di Padova) e Ritratto di signora (La sorella Elvira) con cui Casorati parteciperà con successo appunto alla sua prima Biennale, nel 1907.
Anche il periodo partenopeo sarà oggetto di interessanti approfondimenti: viene esposto, per la prima volta dopo l’unica mostra torinese alla Promotrice di Torino del 1908, il Ritratto di Don Pedro De Consedo, oltre alle Vecchie comari (1908) e a Le bambine (1909), opere entrambe della Galleria d’Arte Moderna di Verona.
Ma a sancire l’alta qualità artistica di questa fase giovanile vi è, in particolare, la complessa ed enigmatica tavolata di Persone (1910), grande olio su tela in collezione privata con cui l’artista partecipa a Roma all’Esposizione Internazionale del 1911 per celebrare il primo Cinquantenario del Regno d’Italia: un quadro dalla “sottile penetrazione psicologica”, secondo Vittorio Pica, che varrà al pittore l’invito della delegazione del Carnegie Institute per il Premio di Pittsburgh in Pennsylvania e che già introduce alla “fioritura” del periodo veronese.
E’ nella città di Giulietta che Casorati avvertirà l’influenza delle Secessioni di Vienna e di Monaco e si aprirà alle novità europee, con la frequentazione dell’ambiente capesarino.
L’esperienza di quegli anni, 1911-1918, è documentata in mostra e nel catalogo edito da Skira con alcuni ritratti assai significativi - quelli dei coniugi Francesco e Gina Veronesi Apollonio e La famiglia Consolaro Girelli - e da un’accurata selezione di tempere e grafiche che rendono conto “dell’estenuata sensibilità linearistica che, al di là delle prove moderniste più conclamate, rappresenta la cifra di ricerca che rimarrà sottotraccia in quella che Italo Cremona definì l’intuizione spettrale della realtà”.
Infine, non solo grafiche e dipinti inediti porteranno nuovi contributi alla riflessione su quegli anni ma anche tanti documenti di cui l’esposizione è costellata - svariate cartoline, le fotografie e il papiro di laurea, scatti della “soffitta” padovana di Via S. Sofia e due libri d’arte del 1921, “Giocherello” di Mario Buzzichini e “Lucciole, grilli e barbagianni…” di Sandro Baganzani, con le illustrazioni di Casorati. Di particolare rilievo è il ritrovamento di una seconda versione della scultura Bambina. L’unico esemplare sinora noto apparteneva a Gobetti che lo scelse a chiusura della sua celebre monografia su Casorati del 1923 ma che venne poi distrutto dai fascisti durante una violenta perquisizione.