Il Museo delle Terre Nuove

Informazioni Evento

Luogo
MUSEO TERRE NUOVE
Palazzo d’Arnolfo Piazza Cavour, 1 52027, San Giovanni Valdarno, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Da Martedì a Venerdì h10/13
Sabato, Domenica e Festivi h10/13 e h15/19
Lunedì chiuso
Giovedì 26 e Venerdì 27 dicembre 2013 h15/19
Lunedì 6 gennaio 2014 h15/19

Vernissage
21/12/2013

ore 17,30

Contatti
Email: info@museoterrenuove.it
Biglietti

ingresso libero

Patrocini

Hanno promosso e finanziato il Museo delle Terre Nuove
Regione Toscana e Comune di San Giovanni Valdarno con la collaborazione:
Provincia di Arezzo
Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico di Arezzo
Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana
Servizio Musei del Comune di Firenze
Fondazione Monte dei Paschi di Siena

Uffici stampa
AMBRA NEPI COMUNICAZIONE
Generi
inaugurazione

Inaugura il Museo delle Terre Nuove, dove con carte, dipinti, oggetti sarà narrato il fenomeno delle Terre Murate del Valdarno. Si tratta del primo museo dedicato al fenomeno della fondazione dei nuovi centri abitati nel Tardo Medioevo, le Terre Nuove

Firenze fonda le sue Terre Nuove dal 1284 per terminare nel 1350 con il progetto mai realizzato di Giglio Fiorentino
San Giovanni Valdarno con il suo raffinato piano urbanistico, attribuito dal Vasari ad Arnolfo di Cambio, rappresentò un ideale di Terra Nuova.

Comunicato stampa

Il 21 dicembre 2013 apre al pubblico il Museo delle Terre Nuove a San Giovanni Valdarno, che trova la propria sede nel Palazzo d’Arnolfo, attribuito dal Vasari ad Arnolfo di Cambio.

Si tratta del primo Museo dedicato al fenomeno della fondazione dei nuovi centri abitati nel Tardo Medioevo, le Terre Nuove, che interessò buona parte dell’Europa e in particolare la Toscana e il territorio fiorentino dove, dalla fine del XIII secolo, Firenze fonda numerosi insediamenti tra cui Castel San Giovanni, l’attuale San Giovanni Valdarno. Una vera e propria rivoluzione urbanistica di cui la Toscana fu protagonista: le Terre Nuove fiorentine divennero il modello per una nuova concezione di città.
Video, immagini, animazioni interattive, plastici e rievocazioni storiche consentono di comprendere quali siano stati i caratteri urbanistici e costruttivi che hanno modellato le Terre Nuove toscane e tratteggiano gli aspetti politici, demografici, economici e militari di queste nuove comunità, portando il pubblico a immergersi nel vivace mondo medievale di cui tali centri erano parte.

Il Museo è promosso e finanziato dalla Regione Toscana e dal Comune di San Giovanni Valdarno.
Il progetto museale è stato curato da un prestigioso comitato scientifico, di cui fanno parte David Friedman, docente di Storia e Teoria dell’Architettura presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Paolo Pirillo, docente di Storia medievale dell’Università degli studi di Bologna, e Giuseppe Gherpelli, project manager del Museo, con la collaborazione di Alick McLean, Giulia Vertecchi, Claudia Tripodi, Daniele De Luca ed Enrica Boldrini.

San Giovanni Valdarno, con il suo raffinato progetto urbanistico, rappresentò un ideale di Terra Nuova e per questo, nella città che ha dato i natali a Masaccio, si è scelto di realizzare un museo che racconti questa straordinaria storia. Secondo Il Vasari, fu Arnolfo di Cambio, a quel tempo impegnato a ridisegnare il volto di Firenze, a progettare l’impianto urbanistico di Castel San Giovanni. Al di là dell’attribuzione vasariana, i progetti delle Terre Nuove fiorentine restano i più eleganti e complessi di tutta l’Europa tardo medievale. E’ improbabile che a livello locale potessero avere le competenze per fare simili progetti, molto più verosimile che a elaborarli sia stato qualcuno come Arnolfo di Cambio, che proprio in quegli anni sovrintendeva ai lavori della Cattedrale di Firenze.

A partire dall’anno Mille, per l’Europa si apre un periodo di espansione e di crescita che si sarebbe arrestato solo tre secoli più tardi. Un costante aumento demografico che determinerà l’occupazione di nuove terre, mentre i progetti espansionistici dei Comuni, signori e sovrani si realizzerà anche con la pianificazione di nuovi centri abitati in aree prive di simili insediamenti. Terre murate e borghi nuovi fioriranno in molte parti del continente europeo, dando inizio a un fenomeno che sarebbe stato definito «febbre urbanistica». Nascono così le Terre Nuove, Ville Franche, dove la popolazione è reclutata offrendo loro esenzioni fiscali, lotti edilizi all’interno dell’abitato, appezzamenti di terra, l’uso di terre comuni e in alcuni casi la liberazione (affrancamento) da vincoli di dipendenza con i signori locali. Molti dei nomi di Terre Nuove (Borgo Franco, Castel Franco, Villa Franca, Salvatierra, Freiburg) lasciano intuire la loro potenziale offerta di libertà.

In Italia il fenomeno delle Terre Nuove si concentrerà nell’area centro settentrionale con alcune eccezioni.
In Toscana saranno i conti Guidi, nel 1119, a fondare le prime Terre Nuove: riorganizzando l’abitato di Empoli e poi Podium Bonizi, sopra l’odierna Poggibonsi. Nel 1170 il vescovo di Luni pianificherà Sarzana e nove anni più tardi quello di Pisa Bientina. Alla fine del secolo i marchesi Malaspina daranno vita a Villalfranca in Lunigiana. Dal 1200 la fondazione di nuovi centri abitati passa nelle mani dei Comuni: Lucca realizzerà Camaiore e Pietrasanta in Versilia e Castelfranco di Sotto e Santa Croce nel Valdarno inferiore; mentre Siena fonderà Paganico e Monteriggioni. In linea generale furono seguiti modelli urbanistici già sperimentati con una disposizione ortogonale delle strade e degli isolati interni evidenti nelle piante di Montevarchi (1254 ca), nelle senesi Talamone, Montemassi e Roccalbegna e poi nelle Terre Nuove pianificate da Firenze dalla fine del Duecento.

Firenze inaugura la stagione di fondazione delle nuove città nel 1284 con Pietrasanta nell’alta Valdilamole (Borgo san Lorenzo), poi nel 1299 Castel San Giovanni, Castelfranco e Tartigliese, vicino Figline, nel Valdarno Superiore. Nel 1306 è la volta di Vicchio e Castel San Barbara, l’attuale Scarperia, in Mugello, e oltre il crinale appenninico la prima Firenzuola, progetto fallito poco tempo dopo e ripreso più tardi. Mentre si arenava la costruzione di Castel San Pietro (1329), vicino al passo della Consuma, è costruita Terra Santa Maria (Terranuova Bracciolini) sempre nel Valdarno superiore. L’ultimo progetto, la fondazione della grande Terra di Giglio fiorentino in Valdambra fu resa inutile dalla firma del trattato di pace di Sarzana (1353). Di Giglio Fiorentino sarebbe rimasto solo un dettagliato progetto.

Molti centri fondanti assunsero caratteristiche comuni: una piazza di mercato, dei loggiati (halles) o una residenza ufficiale di un rappresentante del potere. Come doveva essere la struttura ideale di una Terra Nuova lo descrive il prete catalano Francesc Eiximenis nel suo trattato enciclopedico sulla Vita Cristiana (1381-83): “...tutte le città belle dovrebbero essere quadrate. (Le linee) diritte fanno sì che la città appaia più bella e più ordinata. Una porta dovrebbe essere posto al centro di ogni lato... una strada ampia dovrebbe attraversare la città tutta, dalla porta situata ad est a quella situata ad ovest. Una strada simile dovrebbe partire dalla porta posta a sud verso quella a nord... in questo modo la città avrebbe quattro quartieri principali... la cattedrale dovrebbe essere situata al centro della città e dovrebbe essere affiancata da una piazza grande e bellissima... ogni quartiere della città dovrebbe essere servito da un macellaio, un pescivendolo, un mercato di cereali e tutto ciò di cui gli abitanti abbiano bisogno... le mura dovrebbero avere una bella torre in ogni angolo e ciascuna porta principale dovrebbe essere contornata da torri.”