Il Paesaggio Invisibile
Le Radiolarie di Vincezo Jerace, presenti in mostra e databili agli inizi del secolo scorso, si ricollegano immediatamente ai concetti processuali delle ricerche degli artisti contemporanei che sono stati scelti per questo confronto.
Comunicato stampa
La creazione di una forma è un processo graduale che avviene attraverso l’analisi e la sensibilità dell’artista. Processo che si accresce seguendo intuizioni, possibilità tecniche e di studio che avvengono con l’aiuto di scoperte scientifiche, di nuove tecnologie e con lo sviluppo del pensiero umano. La sedimentazione del passato, o i referenti delle epoche precedenti, rappresentano la base di ciò che l’esperienza ha potuto comprovare nel tempo generando una nuova visone della realtà. Le Scienze e le Arti hanno sempre, per un implicita inclinazione sperimentale, intrecciato rapporti di ibridazione nel tentativo di analizzare la verità e le sue leggi applicate alla dinamica di causa ed effetto. La creazione di una nuova forma è determinata da un paesaggio invisibile che l’artista vive come scenario esistenziale ed esperienziale, lo traduce in opera e gli dà forma adattandolo al contenuto perseguito. La visione del reale e lo studio di passate o nuove discussioni ampliano gli interessi dell’artista che, nel ritagliarsi uno specifico campo di indagine, sviluppa attitudini e preferenze verso materiali e personali processi creativi . Da queste affermazioni non si può escludere il concetto di imponderabilità e di causalità che spesso hanno determinato l’ intuizione e la nascita di nuove teorie, o addirittura di capolavori. Non si può annullare nella realizzazione l’ imprevedibilità del risultato ottenuto che, attraverso alcune tecniche sperimentali o didattiche, accadono durante la produzione di un’opera. In quest’ultima affermazione troviamo forse la parte più intrigante del processo che l’artista si aspetta e ricerca per svelare a se stesso qualcosa di nuovo o di inaspettato. Processo che è parte integrante del lavoro e che rappresenta la parte più interessante che conduce al limite di quel paesaggio invisibile che il pubblico può percepire nella visualizzazione formale dell’opera. Forma che, inaccessibile all’occhio umano, diventata visibile con l’invenzione dei primi microscopi ed è registrata e studiata da Vincezo Jerace. Artista che, nel 1883 alla Stazione Zoologica Marina Anton Dhorn di Napoli, osserva i Radiolari (primordiali microrganismi protozoici) annotandoli in disegni che elaborati negli anni daranno vita a forme incredibili alla fine dell’ 800. Jerace produrrà, infatti, opere zoomorfiche in ceramica o bronzo dal carattere archetipo e atemporale. La fase processuale diventa implicita e presente in sculture, impropriamente definite come vasi, di Radiolarie. Questi oggetti, presenti in mostra e databili agli inizi del secolo scorso, si ricollegano immediatamente ai concetti processuali delle ricerche degli artisti contemporanei che sono stati scelti per questo confronto. Ciascuno di essi analizza e studia, all’interno della sua indagine, il metodo e la dinamica con cui si sviluppano i processi sociali e percettivi della realtà che appartengono alla contemporaneità. Cercano di aggiungere nell’analisi un nuovo ed interessante contributo attraverso la visualizzazione delle opere. Esse sono state create e scelte in base alla tipologia del processo artistico che le ha determinate e che implicano un lungo e complesso divenire. Opere esemplificate in forme tradizionali artistiche come pittura o fotografia, o reinterpretate attraverso l’uso di media scelti per la loro realizzazione. E’ interessante individuare come il punto di contatto che determina una forma, legata ad un preciso periodo storico e culturale, possa attraversare il tempo. Come, nel confronto, essa si collega direttamente al metodo di ricerca e all’indagine degli artisti contemporanei che sviluppano nuovi progetti e si relazionano con la premessa di un passato che ha cercato un dialogo proiettato nel futuro.