Il palazzo
Al Ristorante Pastificio San Lorenzo, Ottavio Celestino, Ileana Florescu e Diego Mormorio, presentano il terzo intervento espositivo dedicato alla fotografia.
Comunicato stampa
Al Ristorante Pastificio San Lorenzo, Ottavio Celestino, Ileana Florescu e Diego Mormorio, presentano il terzo intervento espositivo dedicato alla fotografia.
In mostra ancora 11 immagini tratte questa volta dagli archivi Celestino-Florescu, che documentano altrettanti scorci d’interni e esterni dello storico palazzo Cerere dove al pian terreno ha sede il ristorante.
Il complesso industriale Cerere fu fondato nel 1902. Caduto in disuso nel 1960, a partire dagli anni '70 ospita gli studi di scultori, pittori, fotografi, musicisti, registi, attori, scenografi nonché, in epoca più recente, una galleria, due scuole di fotografia, una fondazione culturale e un ristorante, formando sul territorio nazionale un insediamento unico nel suo genere. Durante il corso di questi 40 anni di vita individual-collettiva, il palazzo ha testimoniato importanti momenti dell’arte italiana in un andirivieni di flussi migratori centrifughi e centripeti dove lo scambio di idee, gli scontri e gli incontri, rappresentano un esercizio di convivenza creativa forgiata dalle stesse mura del palazzo. I residenti - permanenti o temporanei - si muovono come attori ben consci della parte che interpretano. Mentre entrano ed escono di scena, il loro palco, salvo i numerosi cambi e scambi di quinte (con mobili abbandonati sui pianerottoli dagli uni e recuperata dagli altri), rimane immutato, solido, sicuro come una fortezza. Il primo capitolo, dedicato all’ ex pastificio Cerere nel piccolo e sorprendente libro I mesi della settimana, è intitolato “Il Palazzo”, il palazzo per antonomasia. L’autrice, Rossella Fumasoni, una delle residenti storiche, con penna disincantata ma piena di nostalgico affetto ce lo descrive così:
Il Palazzo è l’edificio dove ho lo studio, agli inizi del secolo scorso era un mulino, una fabbrica di pasta. Pompavano l’acqua dal fiume sotterraneo che scorre sotto San Lorenzo, lavoravano il grano. Il 19 luglio del 43, quando Roma è stata bombardata dagli americani, una parte del Palazzo è stata centrata da una bomba; è ancora distrutta, circondata dagli altri edifici. La luce è tanta, soprattutto dalla parte che si affaccia sulla via Tiburtina dove sto io. Le vetrate, i soffitti, le colonne di ghisa a scandire lo spazio, tutto si presta all’ immaginazione, tutto il novecento aleggia negli studi. Qui lavoravano l’essenziale. Operai ed operaie salivano sui montacarichi ogni mattina e facevano la farina, la pasta. C’è ancora questo nell’aria, insieme all’illusione che l’arte sia indispensabile come il pane.” E ancora: ”sembra che lo spazio non basti mai, ne vorrebbero tutti un pezzo in più, ma tutti se ne vogliono andare. Ma tanto il Palazzo fa come vuole lui, li fa entrare li illude e li caccia via. Forse è lui il vero ladro di illusioni, nella sua insondabile saggezza sceglie per ognuno un tragitto diverso.
(ROSSELLA FUMASONI, I mesi della settimana, Edizioni Obliquo, 2008: pp.7-14)