Il Rinascimento nelle terre ticinesi
La dispersione e il difficile ritorno delle opere d’arte. Che dal territorio per il quale sono state commissionate e create, si allontanano per scelta dei proprietari o dei custodi temporanei o per effetto di vicende esterne. Andando ad alimentare il mercato dell’arte, ufficiale e non, oppure trovando collocazione legittima altrove.
Comunicato stampa
La dispersione e il difficile ritorno delle opere d’arte. Che dal territorio per il quale sono state commissionate e create, si allontanano per scelta dei proprietari o dei custodi temporanei o per effetto di vicende esterne. Andando ad alimentare il mercato dell’arte, ufficiale e non, oppure trovando collocazione legittima altrove.
La vicenda che, a titolo emblematico, Giovanni Agosti e Jacopo Stoppa scelgono di indagare è quella del Canton Ticino, privilegiando un periodo storico ben preciso: il Rinascimento. Il medesimo che i due studiosi, allora affiancati da Marco Tanzi, avevano approfondito con “Il Rinascimento nelle terre ticinesi. Da Bramantino a Bernardino Luini”, nel 2010, una mostra sempre promossa dalla Pinacoteca Züst (la più visitata dall’apertura di quest’istituzione).
L’occasione formale per questa indagine, e per la mostra che ne consegue, è la ricorrenza dell’Anno Europeo del Patrimonio; quella sostanziale: il recupero, grazie ad un acquisto sul mercato antiquario effettuato dalla Pinacoteca cantonale, di una preziosa tavola del 1526 di Francesco De Tatti, raffigurante “Santo Stefano davanti ai giudici”, dipinta in origine proprio per la Parrocchiale di Santo Stefano a Rancate.
Francesco De Tatti (documentato dal 1512 al 1527) è stato il maggiore pittore varesino del Rinascimento.
E questa mostra ha il merito di approfondire la figura dell’artista attraverso una scelta delle sue opere (compresi i disegni) e con confronti volti a definire la sua cultura visiva: quindi dipinti del grande Bernardo Zenale – pittore e architetto trevigliese, a lungo attivo nella Milano di Leonardo – alla cui ombra De Tatti deve essersi formato, opere di Defendente Ferrari e Martino Spanzotti, un grandissimo artista attivo in Piemonte ma di famiglia varesina, stampe della bottega di Raffaello, al cui mondo precocemente De Tatti guarda.
È confermata inoltre la presenza in mostra dell’Imago pietatis del Monte di Pietà di Milano, a indicare il raggio dei committenti di De Tatti nella capitale del Ducato.
Una sezione apposita presenterà il nuovo acquisto della Pinacoteca Züst, il Santo Stefano davanti ai giudici (1526) che De Tatti dipinse per la vecchia parrocchiale di Rancate.
Accanto al focus su De Tatti, la mostra si propone di offrire all’ammirazione del pubblico alcuni esempi, particolarmente significativi, di opere che hanno lasciato il Cantone Ticino o per destinazioni interne – si segnala il nucleo di sculture lignee e di vetrate, generosamente concesso dal Landesmuseum di Zurigo – o per località estere, tra cui l’Italia stessa. Dall’Inghilterra arriverà inoltre a Rancate la pala di Bernardino Luini, ora in una chiesa di Orford, nel Suffolk, ma eseguita per Santa Maria degli Angeli a Lugano.
Accanto a questi prestigiosi prestiti si prevede l’esposizione di disegni (da Leo von Klenze a Johann Rudolph Rahn) e antiche fotografie che possano contribuire a dare conto dell’originaria consistenza del patrimonio artistico ticinese. Prima che esso fosse vittima del processo di dispersione che ha privato il territorio di troppe sue opere.