Il vino nell’Antico Egitto
“Il vino nell’Antico Egitto. Il passato nel bicchiere” è una mostra archeologica, inedita e innovativa, che attraverso la storia del vino indaga il periodo dall’Antico Regno all’Epoca Romana.
Comunicato stampa
“Il vino nell’Antico Egitto. Il passato nel bicchiere” è una mostra archeologica, inedita e innovativa, che attraverso la storia del vino indaga il periodo dall’Antico Regno all’Epoca Romana.
E’ organizzata dall’Associazione Culturale Mummy Project in collaborazione con il Comune di Alba, Assessorato alla Cultura e sostenuta da Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Ente Turismo Alba Bra Langhe e Roero, Consorzio Langhe e Roero, ACA (Associazione Commercianti Albesi), Accedis.
L’esposizione, a cura dell’archeologa egittologa Sabina Malgora, mette in risalto, tramite il tema del vino, il forte legame tra l’antica cultura egizia - a partire dal 2686 a.C - e quella della nostra penisola. Inoltre due sezioni speciali permettono di entrare maggiormente in contatto con il mondo egizio. Una è dedicata alla mummia di Epoca Tarda (dal 650 a.C. al 332 a.C.) e al suo sarcofago, conservati al Museo Civico di Merano e studiate dall’équipe multidisciplinare Mummy Project, le cui ricerche sono documentate da pannelli fotografici in 3D. L’altra è la ricostruzione in scala reale della tomba TT290 di Irynefer della necropoli del villaggio degli operai, che costruirono le tombe della valle dei Re e delle Regine, Deir el Medina.
Nel percorso espositivo l’antichità e la storia passano attraverso il vino e legano l’Italia e Alba all’Egitto. Ne deriva una visita di grande interesse per ogni età, legata agli usi, ai costumi, alle tecniche agricole, alle espressioni artistiche e agli oggetti di uso quotidiano.
I reperti sono accompagnati da una ricca documentazione fotografica che definisce l’area espositiva della Chiesa di San Domenico.
La mostra approfondisce il tema del vino nei suoi diversi aspetti e significati: la coltivazione delle viti, la vendemmia, la messa in anfora, la vinificazione, l’invecchiamento e la successiva commercializzazione. Il tema viene sviluppato anche in ambito religioso con i suoi significati simbolici e le divinità ad esso legate e in ambito funerario con le più rilevanti scoperte archeologiche che hanno restituito importanti reperti, quali la tomba Tomba di Nakht TT52 della Necropoli tebana di Sheikh Abd el-Qurna.
L’esposizione si completa con la vita quotidiana, l’agricoltura, l’alimentazione, il tema sociale, la fiducia nella vita eterna in un aldilà simile al mondo reale dove il defunto conduce una vita piena ed ha bisogno anche di alimentarsi.
Il percorso è illustrato da circa 50 reperti tra questi vi sono vasellame in terracotta e Anfore, risalenti al VI-VII secolo d.C. e al I-III secolo d.C., impermeabilizzate all’interno per contenere il vino. Il soggetto delle anfore è inoltre rappresentato nella Stele di Senbi (Medio Regno, XII dinastia) che riproduce i doni destinati ai defunti. Sono presenti anche una serie di oggetti in Fayence, pasta silicea smaltata antecedente alla scoperta del vetro, tra questi un calice a forma di fiore di loto e degli ornamenti che raffigurano grappoli d'uva, simbolo di rigenerazione, utilizzati per un collare indossato da donne e da uomini e per gli intarsi che ornavano i palazzi reali e i templi.
Tra gli oggetti legati al vino come simbolo di rinascita, vi è esposta la statuetta in bronzo del dio Osiride che rinasce dopo la morte grazie ai poteri magici della moglie Iside, anch’essa presente in mostra con una statuetta di Epoca Tarda in fayence azzurra. Il Dio Osiride rimanda inoltre alla relazione diretta tra il rosso del vino e quello del sangue della divinità. Tra le statue esposte vi è l’imponente scultura di tre metri in quarzo-diorite raffigurante la dea Sekhmet con la testa di leonessa, il cui nome significa “la potente”.
I reperti raccolti provengono dai due più importanti musei italiani che conservano collezioni egizie, la Fondazione Museo Egizio di Torino ed il Museo di Firenze, di cui il primo nel panorama mondiale segue soltanto il Museo Egizio del Cairo.
“La sfida più grande che riconosco in una mostra - commenta la curatrice - è proprio la volontà di tradurre gli innumerevoli messaggi che un reperto archeologico trasmette in un linguaggio comprensibile a tutti, in un piacere fruibile e condivisibile. La mostra crea un contesto dove il sapere scientifico e specialistico si scioglie in un linguaggio estremamente semplice da cui nasce una storia.”
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Ananke edizioni con testo critico di Sabina Malgora e saggi di importanti studiosi internazionali: Federico Bottigliengo, Alida Dell’Anna, Jonathan Elias, Maria Cristina Guidotti, Patrick McGovern, Gilberto Modonesi, Marco Mozzone, Poo Mu-Chou, Dominic Rathbone. Inoltre a corollario dell’iniziativa saranno organizzati una serie di eventi collaterali, quali degustazioni, aperture serali, conferenze, serate di poesia, performance di teatro danza e concerti.
L’esposizione è stata realizzata grazie al contributo di un gruppo di sponsor: Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco, Barolo & Castles Foundation, Pio Cesare, Baratti & Milano, Cassa di Risparmio di Bra.