Iler Melioli – OrganicoInorganico
Sia negli spazi interni della galleria, sia nell’atrio del palazzo palladiano Porto-Festa l’artista installa la sua produzione più recente, dove si coglie l’essenza della sua ricerca nel legame cromo plastico tra disegno, pittura e scultura. Nella sua recente produzione non esiste alcuna cesura tra pittura, scultura e installazione; la stessa distribuzione dei segni e le campiture del colore che vediamo composte sulle tele, le ritroviamo inserite nelle sue Alberazioni, nei suoi assemblati in acciaio inossidabile.
Comunicato stampa
Giovedì 1° marzo alle ore 18.30 Yvonneartecontemporanea inaugura la mostra di Iler Melioli curata dalla galleria con intervento critico di Renato Barilli.
Sia negli spazi interni della galleria, sia nell’atrio del palazzo palladiano Porto-Festa l’artista installa la sua produzione più recente, dove si coglie l’essenza della sua ricerca nel legame cromo plastico tra disegno, pittura e scultura. Nella sua recente produzione non esiste alcuna cesura tra pittura, scultura e installazione; la stessa distribuzione dei segni e le campiture del colore che vediamo composte sulle tele, le ritroviamo inserite nelle sue Alberazioni, nei suoi assemblati in acciaio inossidabile.
Iler Melioli (Reggio Emilia, 1949) rappresenta uno dei ritorni alla materia e alla castità delle forme, chiamato Neo Geo. In reazione all’accentuato soggettivismo del neo-espressionismo, all’inizio degli anni ottanta risorge negli Stati Uniti e in Europa una nuova astrazione geometrica, che usa o adatta liberamente l’arte non figurativa di matrice concettuale, programmatica e assemblativa degli anni sessanta-settanta. Questa tendenza, che include artisti molto diversi per formazione e lavoro, acquista per la prima volta visibilità nel 1984 a Documenta 8 a Kassel. Definita sin dalla metà del decennio con il termine di Neo Geo (abbreviazione di neo geometric conceptualism), essa è caratterizzata da freddi e impersonali assemblaggi composti da reali prodotti commerciali e da oggetti propri dell’immaginario quotidiano della cultura moderna, presentati tout court come opere d’arte di una bellezza senza tempo; oppure da raffigurazioni geometriche giocate sull’accostamento di tonalità cromatiche o di effetti “optical”, che donano alla superficie pittorica l’illusione di forme in rilievo; dalla combinazione di tecniche, materiali e oggetti provenienti dalla contemporanea civiltà tecnologica e dai mezzi di comunicazione di massa. Minimo comune denominatore di questa ricerca formalmente eterogenea è l’appropriazione postmodernista di forme e linguaggi preesistenti della storia dell’arte, mutuati dalla colorfield painting, dal nuouveau réalism, dalla pop e optical art, dal minimalismo e dall’arte concettuale.
Con la pubblicazione AnniNovanta (ed. Mondadori), Renato Barilli storicizza la ricerca di Melioli nel quadro del neominimalismo accanto al gruppo della East Coast americana formato da Jeff Koons, Haim Steimbach e Peter Halley, oltre ad altri autorevoli esponenti europei quali John Armleder, Gunther Forg, Stefano Arienti e Umberto Cavenago.
Il linguaggio di Melioli attinge risorse dal calcolo numerico, dal mondo delle scienze fisiche e matematiche, evidenziando le correlazioni possibili tra sistemi concettuali e fenomeni naturali...(R. Barilli )
Durante questo ultimo decennio la ricerca di Melioli procede verso un’evoluzione della scultura oggettuale e comprende lo sviluppo di un linguaggio visivo strutturato su di una nuova geometria articolata per adattarsi al quadro pittorico-bidimensionale e a quello tridimensionale delle forme plastiche
Iler Melioli è presente con diverse opere nell’esposizione permanente dei Musei Civici di Reggio Emilia e in numerose collezioni private. Hanno scritto di lui Dede Auregli, Claudio Cerritelli, Roberto Daolio, Valerio Dehò, Giorgio Di Genova, Edoardo Di Mauro, Luigi Meneghelli, Monica Miretti, Francesco Poli, Severo Sarduy oltre a Renato Barilli dagli anni ’90 ad oggi.
Alle ore 18.30 la mostra sarà introdotta da una presentazione di Renato Barilli