ilvia Mariotti – Fronte invisibile
Il Carso e i conflitti mondiali è al centro della mostra di Silvia Mariotti: organizzata nell’ambito del festival B#SIDE WAR, a Villa Manin.
Comunicato stampa
Il Carso e i conflitti mondiali è al centro della mostra di Silvia Mariotti: organizzata nell’ambito del festival B#SIDE WAR, a Villa Manin. La mostra è a cura di Aurora Fonda e Sandro Pignotti e nasce dalla collaborazione tra IODEPOSITO ONG e la galleria A plus A di Venezia.
La mostra personale di Silvia Mariotti racconta i retaggi delle guerre mondiali tra passato e presente, catturandoli attraverso la loro dimensione più estetica ed aerea, per poi approfondire la connotazione storica.
Silvia Mariotti attraverso la sua ricerca si sofferma soprattutto sull’indagine del paesaggio naturale, spesso veicolo ideale per una rilettura della storia, che in questo contesto, vede il Carso il soggetto principale della sua ricerca (foibe e doline), la sua conformazione e la relativa ‘antropizzazione’ ad opera dell’uomo in tempo di guerra, a partire dal primo conflitto mondiale, giungendo fino al secondo. Questo tipico fenomeno carsico, assume per l’artista una prospettiva misteriosa, creata da un gioco raffinato di chiaroscuri, che manifesta quei tratti sublimi della natura, aprendo interrogativi sulla ri-semantizzazione dei paesaggi carsici attraverso le guerre mondiali, e sul loro ruolo oggi nella memoria collettiva, assurgendo a simbolo di una storia sedimentata, dolorosa, fatta anche di rivisitazioni e di manipolazioni.
La mostra è costituita da una serie di opere prevalentemente fotografiche disseminate nella barchessa di levante di Villa Manin, che percorrono la storia attraverso differenti chiavi di lettura, partendo dalla conformazione di un territorio e aprendo a nuove suggestioni. Infatti, oltre alle fotografie l’artista interviene nello spazio con degli elementi scultorei, riferimenti che affondano le loro radici nella letteratura, nella storia passata e in quella recente per manifestare quella concatenazione di eventi che sono alla base di queste vicende storiche così significative. Attraverso questi interventi (di cui alcuni rimandano all’episodio dell’incendio del Narodni Dom a Trieste nel 1920), l’artista traccia una linea temporale che manifesta quella successione di episodi che sono stati al centro di un odio etnico, purtroppo riconoscibile nella maggior parte dei conflitti.
In occasione della mostra è stato organizzato un incontro con l’artista e i curatori.
La mostra è accompagnata da un catalogo con testi di Paolo Fonda, Rebecca Moccia, Sandro Pignotti, Marta Verginella.