Imbalance and Insecutity
Una collettiva in cui ciascun artista nella sua personalissima espressione tratterà di precarietà.
Comunicato stampa
Dal 1 dic. 2011 al 15 gen. 2012 il progetto “Balance” presentato a STEP09 New Art Fair si fa mostra con “Imbalance and Insecutity”, una collettiva in cui ciascun artista nella sua personalissima espressione tratterà di precarietà.
La carenza di ideologie politiche o religiose, parallelamente a una presa di coscienza dei limiti dello sviluppo a cui si è affiancata una sempre più diffusa esigenza di sobrietà e leggerezza, ha contribuito a un aumento esponenziale della creazione di opere esili, precarie o effimere, molte delle quali condividono la caratteristica della caducità.
“Precarietà di vita” può essere considerata un nuovo disagio che colpisce l’uomo moderno: un costrutto tridimensionale che tende a sedimentarsi in “precariato stabile”.
Esplorata attraverso singoli episodi, la pratica della precarietà è diventata elemento distintivo della poetica di numerosi artisti.
Opere che susseguono l’idea di un possibile attraversamento, pur mantenendo, in virtù della loro tridimensionalità, un saldo legame con un’idea di scultura in divenire.
Il nucleo di artisti chiamato a partecipare al progetto veicola molteplici ed eterogenee volontà comunicative.
Le condivise caratteristiche di sobrietà, dinamismo, antimonumentalità, spazialità, caducità e pulizia delle opere si qualificano come altrettanti espedienti linguistici che fanno riflettere intorno a tematiche strettamente connesse alle dinamiche sociali della contemporaneità: l’ineluttabilità del processo migratorio e la precarietà come condivisione esistenziale.
Per Giuseppe Buffoli la riflessione sulla immutabile instabilità della scultura diventa ricerca che cerca nel profondo: equilibrio delle forze diventa equilibrio disarticolante che muove e fissa le masse fisiche al senso di effimera concretezza. L’invisibile e irreale magnetismo, imprevedibile e imponderabile, è elemento caratterizzante di tutta la sua produzione artistica.
Gli scatti di Azadeh Safdari indagano il movimento nel ballo conturbante e percettivamente instabile delle sue danzatrici, testimonianza di un’armonia naturale, inseguita ma sospesa e celata dalla scelta cromatica. I suoi volti sono maschere con forti rimandi alla magica seduzione del femminile.
Le derive semantiche di Aleksandr Brodsky con il tema della memoria che ricorre in tutti i suoi lavori.
I ricordi sono parte integrante dell’essere umano, sono la sua dimensione nascosta. Resti e tracce del passato rivivono continuamente ed acquistano sempre nuove significanze. Nell’installazione presentata i pesi delle vecchie bilance realizzati in creta fermano dei messaggi scritti su foglietti di carta sottile che il vento cerca di disperdere.
Le opere di A. Brodsky possono essere lette come frammenti di un grande progetto architettonico.
Emilia Castioni e Nicola Torcoli costruiscono dei paesaggi immaginari frutto del riutilizzo e riposizionamento di diversi materiali ed oggetti, scarti del prodotto industriale immersi e scontornati da una vegetazione vera e viva che nasce dal seme, come ogni essere umano.
Tutti gli elementi concorrono a formare una visione unitaria in cui lo spettatore si sofferma a cercare un possibile equilibrio tra oggetto e soggetto grazie al gioco di “zoom in” e “zoom out”.
Claudia Maina riflette sull’identità e incomunicabilità dell’uomo contemporaneo, sempre alla ricerca di un equilibrio sospeso come i suoi palazzi, in un fragile gioco di bilanciamento tra ripetizione del modulo unita alla suggestione del vetro.
Si tratta di installazioni scultorie di medie dimensioni.
La leziosità e bellezza di queste installazioni_scultura, unita alla fragilità e trasparenza, pongono lo spettatore in uno stato di vigile e timorosa osservazione.
Alessio Tibaldi conduce un’indagine poetica sui processi naturali e sociali variamente condotta attraverso l’uso riciclato di un materiale delicato e biodegradabile sul quale fluttuano scure sagome umane, in continuo viaggio.
La densità invasiva della sua installazione rimanda all’Odissea come complesso e multietnico processo migratorio.
La performance di Nicoletta Braga, protagonista del finissage dell’evento, indaga l’EP (equilibrio precario) in relazione alla questione “economica” del vivere (e del sopravvivere) con la dimensione onirica, progettuale e immaginaria di tutti, giacché a tutti appartengono sia la fantasia che la creatività.
L’evento si arricchirà, ad opera di studiosi e critici, di cronologici e specifici richiami che sfoceranno in mini personali o bipersonali dedicate ai singoli artisti.
ARTISTI:
Aleksandr Brodsky
Azadeh Safdari
Giuseppe Buffoli
Alessio Tibaldi
Claudia Maina
Emilia Castioni_Nicola Felice Torcoli
Nicoletta Braga
Si ringrazia Carla Pellegrini di Galleria Milano e il Prof. Luciano Caramel per la cura e l’ascolto prestato.