In direzione ostinata e contraria
Idealisti, ribelli, sognatori, indomiti sperimentatori: diversi modi d’intendere l’arte e di viverla che questa mostra si propone di raccontare, nella convinzione che “disubbidire alle leggi del branco” sia l’unico modo, nell’arte come nella vita, per dirsi veramente liberi.
Comunicato stampa
In direzione ostinata e contraria: recita così il verso di una canzone di Fabrizio De Andrè, dove, celebrando il coraggio e la follia di quanti navigano controvento, il celebre cantautore si augura che questi “servi disobbedienti alle leggi del branco” vengano aiutati dalla fortuna. Un auspicio che questa mostra - in corso dal 7 al 19 luglio nello spazio curatoriale fiorentino Simultanea Spazi d’Arte - condivide, mettendo in luce le motivazioni che spingono i sette artisti selezionati per l’occasione - Giuseppe Castelli, Paolo Loli, Manuela Masi, Alessio Mazzarulli, Nicola Paglia, Susanna Strapazzini ed Alice Tamburini - ad operare in direzione ostinata e contraria. Le ragioni sono diverse e spaziano dagli aspetti tecnico - formali, come l’uso di materiali non convenzionali e la rilettura di generi tradizionali quali il nudo o il ritratto, alla scelta di temi che vanno dal sociale all’ecologia, proponendo un’idea dell’arte come strumento per risvegliare la coscienza critica del nostro tempo.
Alla prima categoria appartengono le opere dell’artista fiorentino Giuseppe Castelli incentrate sui valori tattili e cromatici della materia. Le lastre metalliche cucite sul supporto recano segni di usura, escrescenze e lacerazioni che il colore, spesso impastato con il cemento, interviene a compensare, quasi dissimulando la sua natura pittorica per assumere invece l’aspetto di una materia segnata a sua volta dal tempo.
Le opere della serie Emoticons del fotografo romano Paolo Loli indagano il concetto di identità nel mondo globalizzato e post-moderno ricorrendo alla chiave dell’ironia. All’esibizione del corpo nudo corrisponde, per contrasto, l’occultamento del volto o per meglio dire la sua dissimulazione dietro una delle tante “faccine” - gli emoticons, appunto - di cui quotidianamente giovani e meno giovani si avvalgono per comunicare umori e stati d’animo sui social network o tramite sms. Così facendo, Loli rimarca non solo la “virtualità” dei rapporti umani e del racconto identitario nell’era di internet, ma evidenzia anche l’efficacia icastica dei segni che compongono i linguaggi del presente, in una continua moltiplicazione di codici e messaggi.
L’artista fiorentina Manuela Masi affronta il tema dell’ambiente inquadrandolo nel paesaggio urbano, dove la presenza di rifiuti minaccia lo spazio concesso alla natura. Sacchetti di plastica impigliati agli alberi assumono l’aspetto di uccelli variopinti, i quali diventano “elettrici” quando, poggiandosi sui fili della luce, perdono i propri colori e quindi anche la vita. Non passa inosservata la varietà di materiali impiegati, alcuni dei quali prelevati dalla natura (legno e sabbia), altri invece prodotti dall’uomo (plastica e ferro).
Nelle opere di Alessio Mazzarulli la tela diventa luogo di stratificazioni cromatiche ed erosioni materiche che allontanano i volti raffigurati in una dimensione lontana nel tempo e nella memoria. Immagini affiorate dal ricordo o dal sogno e consegnate al presente con il loro carico di suggestioni poetiche. All’emozione del colore, l’artista pescarese aggiunge l’evidenza del rilievo plastico, in una sovrapposizione di passaggi che accentuano e moltiplicano le aperture di significato.
I collage di Nicola Paglia, artista modenese, sono acute e spesso ironiche riflessioni sulla realtà umana e sul modo di vedere e di considerare le cose. Il suo intento è affinare la percezione visiva dell’osservatore, stimolandone il pensiero e la capacità critica. «Il mio lavoro - afferma - parte ponendomi una domanda rielaborata poi in maniera iconica utilizzando elementi che hanno il compito di innescare un processo metacomprensivo in chi lo guarda: gli elementi proposti devono servire da guida per una riflessione più ampia sul testo della domanda che viene sempre palesata accompagnando il collage. Oltre al modo tradizionale della costruzione di un collage, quindi destrutturare immagini per ricostruire un successivo concetto, mi sono accorto che mi diverte e sento espressivo un metodo di inserzione di parti, una decostruzione programmata di due o più immagini in modo da risultare un mash-up, orientato oltre che alla risposta allo spaesamento della vista».
Attenta indagatrice dell’animo umano, Susanna Strapazzini, pittrice e poetessa urbinate, affronta due temi tanto attuali quanto universali: le migrazioni e la maschera. Da un punto di vista strettamente pittorico, entrambi i soggetti sono resi colmando lo spazio dipinto di figure, oggetti ed arcane presenze, in una sorta di horror vacui che ben esemplifica il continuo evolversi e mutarsi degli stati interiori e mentali. «Passo per "la" strada contraria e ribelle con sguardo umile e anonimo», scrive Susanna Strapazzini. «A mia insaputa - prosegue - attraggo traiettorie inconsuete; le "percorro" con il gusto del nuovo, e più mi libero dai binari da altri tracciati e stanchi di esistere più mi addentro in un viaggio circolare. Non importa la scelta sulla partenza perché la meta comune non è nel destino del mio arrivo. Registro e racconto col mio lavoro un vissuto in cui i temi cari sono il viaggio dell'uomo e la voglia di appartenere alla specie umana senza nulla escludere, dove anche il tema della memoria e della perdita sono compresi. Solo intuendo il valore dell'essere possiamo permetterci di perderci. Decido di dare più valore al passaggio, e gusto con passo nuovo il percorso apparentemente distorto agli occhi dei sistemi così giungo all'origine e all'essenza evitando di confondermi».
I volti e le figure di Alice Tamburini, artista forlivese, mutano l’essere umano in una creatura visionaria ed allucinata, immersa nel sogno o in un universo parallelo, dove regnano l’enigma e il silenzio. Donne dall’aria trasognata, volti dall’espressione evasiva ed astratta, esseri che sfuggono ad una sola chiave di lettura in nome di una complessa molteplicità interiore.
Idealisti, ribelli, sognatori, indomiti sperimentatori: diversi modi d’intendere l’arte e di viverla che questa mostra si propone di raccontare, nella convinzione che “disubbidire alle leggi del branco” sia l’unico modo, nell’arte come nella vita, per dirsi veramente liberi.
La mostra, con inaugurazione venerdì 7 luglio alle ore 17.30, si protrarrà fino al 19 dello stesso mese e sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00. Sabato apertura su appuntamento.