In principio è la terra
La mostra propone una riflessione sulla scultura in Italia oggi, attraverso i lavori di artisti appartenenti a generazioni diverse.
Comunicato stampa
La mostra propone una riflessione sulla scultura in Italia oggi, attraverso i lavori
di artisti appartenenti a generazioni diverse. Il termine “terra” è da prendersi in
tutta la sua portata polisemica: la terra come elemento materiale, tangibile, come
materia alla base di una scultura intesa in senso stretto, come atto del modellare,
come presenza fisica e viva. La terra, di conseguenza, è anche elemento di
identificazione e di appartenenza, è la propria terra, quella delle proprie origini,
sia in senso letterale (di nuovo, la terra-materia) che in senso lato come termine
che indica il luogo e le sue caratteristiche, sia fisiche che culturali. Prendendo
spunto da questa accezione, la terra può essere intesa anche in senso più
estesamente ecologico, come pianeta in cui l’artista, come tutti gli uomini, si
trova a vivere, e la cui cura e di cui è primo responsabile.
L’elemento comune di queste diverse prospettive sul termine “terra” è quello
dell’identità e della presenza materiale. Per questo motivo, il taglio dato alla
selezione delle opere in mostra è legato a una concezione forte di scultura, che
ha al suo centro, per l’appunto, il rapporto con la materia e con il luogo.
Particolare attenzione, pertanto, sarà data alla specificità territoriale delle due
sedi ospitanti: i lavori scelti dialogano con i luoghi, ne mettono in rilievo le
peculiarità, e al tempo stesso ne traggono nuova vita. Si tratta dunque, a
seconda dei casi, di lavori recenti scelti per la loro capacità di intraprendere
questo dialogo, oppure di lavori eseguiti appositamente per l’occasione.
“In principio” indica che la terra (di nuovo, nelle varie accezioni possibili) è
l’imprescindibile punto di partenza; “è” (e non “fu”, o “era”) perché questo
principio si genera e rigenera costantemente. Proprio questa forza generativa,
questa energia sono tra i valori principali che accomuneranno le opere in mostra.
Un doppio asse di ricerca, dunque, che prende in considerazione la terra e i sui
molteplici significati, ma anche la scultura come suo medium artistico per
eccellenza.
Interessati, quindi, sono ricerche assai diversificate che, forti della loro unicità
declinano la scultura secondo le individuali inclinazioni e sensibilità dei loro
autori, concedendo allo sguardo dell’osservatore una visione ad ampio raggio sul
linguaggio scultoreo del presente. È la terra ed è la scultura. Gli artisti presenti –
che comprendono le nuove generazioni e alcuni maestri ormai storicizzati ed
affermati – riflettono sul tema indicato attraverso proposte che già rientrano nel
loro abituale filone di indagine, oppure, in molti altri casi, stimolati dal soggetto
terra, optano per lavori inediti che sono destinati a legarsi in modo peculiare alla
circostanza di questa mostra. Nel dialogo sulla comune tematica, quindi,
nascono inusuali convergenze tra esperienze differenti che attivano stimolanti
intrecci, rimandi e corrispondenze.
Ad accogliere questo progetto sono due luoghi d’eccellenza della Provincia di
Alessandra: il Forte di Gavi, antica fortezza le cui origini risalgono alla tarda
antichità, e il sito archeologico di Libarna, il cui nucleo abitativo affonda le radici
nella classicità romana. Due ambientazioni che, nelle intenzioni espresse dal
tema stesso di questa mostra, non si limitano ad essere semplici location, valide
per la peculiare estetica di quei cosiddetti non luoghi ormai retoricamente
deputati a ricevere passivamente l’arte contemporanea, ma proprio per il valore
storico che li lega al loro territorio, dato essenziale nel definire tale rapporto
naturale e definito nei suoi rimandi e nelle sue vicende.
Presenze fondamentali per questa terra, i due siti circoscrivono lo sfondo ideale
per portare lo sguardo oltre la contingenza dei contenuti dell’arte attuale, spesso
troppo spesso sentita dal senso comune come slegata dalle realtà e dalle
esperienze del mondo e arroccata su virtuosismi intellettuali: tutto qui torna alla
concretezza della terra, alla semplicità della sua essenza, all’immediatezza della
gente.
Da una parte le vestigia di Libarna riportano la scultura nella sua naturale
dimensione en plain air: qui può recepire le suggestioni della bellezza
dell’ambiente, dove della presenza e del passaggio umano restano solamente
poche tracce e segni. Tra resti e rovine le opere creano un ponte temporale in
cui passato, presente e futuro si contaminano scrivendo le coordinate di storie
nuove.
Nel Forte le installazioni si susseguono stanza dopo stanza, spazio dopo spazio
e, recependo l’unicità singolare di ciascun intervento, lo spettatore scopre, poco
per volta, sentimenti, interpretazioni diverse che declinano la poliedrica lettura di
un tema universale e assoluto quale quello della terra, valido per ogni cultura,
ogni latitudine e longitudine. Nel grande complesso di Gavi si attua una
metamorfosi: nato per difendere e offendere, luogo di confino e prigionia,
accogliendo queste opere il pensiero si libera e le varie sale si aprono ad
accogliere la libertà del pensiero che all’arte sempre si accompagna,
specialmente se riflette sul nostro bene più prezioso. In principio è la terra
Matteo Galbiati e Kevin McManus