In un mondo perfetto
Gli spazi espositivi del Castello Maniace accolgono fino al 31 dicembre 2022 “In un mondo perfetto” di Davide Dall’Osso in collaborazione con la Biale Cerruti Art Gallery di Siena. L’artista ha realizzato un’installazione di più di 90 sculture attraverso la quale vuole raccontare di un mondo in cui si realizzi un’uguaglianza di genere.
Comunicato stampa
Entrando nella sala Ipostila si sentono risuonare voci di donne. Sono le voci dell’onda scultorea, un’onda femminile leggera ma inarrestabile. È Aretusa che in sé accoglie Desdemona, Griselda e tutte le altre figure femminili della letteratura che, avendo
‘vissuto’ la violenza di genere, dalla loro brutale esperienza, ci offrono una possibilità di cambiamento che possa portare ad un'uguaglianza In un mondo “perfetto” (dove “perfetto” è virgolettato, perché la perfezione non è dell’essere umano). Quest’onda scultorea (come quasi la totalità delle opere create dallo scultore figurativo Davide Dall’Osso) è realizzata interamente con scarti di un polimero plastico, il policarbonato, di recupero industriale, con cui l’artista lavora da 25 anni per un’idea green e di economia circolare.
Per Davide Dall’Osso ogni installazione è una drammaturgia che racconta del nostro contemporaneo scisso tra l’onirico e il materico, che prende forma nello spazio e nelle emozioni di ognuno di noi. L'artista nasce dal teatro: la tensione emotiva che prorompe da ogni sua opera trasforma lo spazio in un proscenio esistenziale. L’incontro di alcuni anni fa con la regista lirica Rosetta Cucchi ha portato l'artista a collaborare nelle opere "Griselda" di Scarlatti dove si racconta di violenza di genere e nell’"Otello" di Rossini, presentato quest’anno al Rossini Opera Festival, dove si parla di femminicidio. L’opportunità di confronto con le figure di Griselda e Desdemona ha gettato le radici di quest’installazione. Aretusa rappresenta il trait d’union per poter parlare di emancipazione dalla violenza di genere attraverso un’installazione scultorea. Un’onda di figure femminili, come ballerine di danza classica, irrompe nella sala Ipostila. Dall’Osso ha scelto la raffigurazione scultorea del tutù perché, nell’immaginario collettivo, questo abito racchiude in sé la leggerezza e la determinazione, il corpo e la tecnica, l’arte e la narrazione e rafforza, nell’installazione dell’onda, l'idea che la stessa sia nata non da un impeto di un momento ma dalla forza di una meditata esperienza di vita.