Inaugurazione Museo Gigi Guadagnucci
Apre a Massa, in occasione del centenario della sua nascita, il museo permanente dedicato all’opera di Gigi Guadagnucci, uno degli ultimi maestri del marmo. Il Museo ha sede nella seicentesca Villa La Rinchiostra, una delle residenze ducali dei Cybo Malaspina, situata nella piana massese a pochi chilometri dalla città.
Comunicato stampa
Nato nel 1915 vicino a Massa, alle pendici delle Apuane, Gigi Guadagnucci si è affermato come scultore inizialmente in Francia, dove si trasferì nel 1936 per motivi politici. Visse prima a Grenoble e poi a Parigi, dove frequentò e divenne amico di artisti come Severini, Zoran Music, Yves Klein e Tinguely ma anche di intellettuali come Beniamino Joppolo e Pierre Restany. Con la fine degli anni Sessanta, Guadagnucci si riavvicinò progressivamente all’Italia, riallacciando rapporti con la sua terra, nel cuore del paese del marmo, invitato più volte a partecipare a varie edizioni della Biennale di Scultura di Carrara, attratto anche dalla possibilità di reperire materiali e manodopera di prima qualità. A Massa scelse di tornare a vivere nonostante avesse mantenuto residenza a Parigi fino alla fine degli anni ’90. Ed è alla sua terra natale che ha voluto lasciare la sua eredità.
Scomparso il 14 settembre 2013, già dal 2012 aveva stipulato un contratto con il Comune per la costruzione del Museo, che fu individuato da subito nella Villa Rinchiostra, con l’intenzione di farne un luogo per l’arte contemporanea, da arricchire in futuro con l’inserimento anche di altri artisti.
Le opere di Guadagnucci occupano il primo piano e il seminterrato della Villa. Sono esposte 53 sculture circa di grande formato, in marmo statuario, e 8 dei bassorilievi “erotici” in marmo, onice e travertino iraniano che Jean Clair definì, in un suo saggio, “Les Litophanies d’Eros”. Eseguite tra il 1957 e il 2002, queste opere documentano l’intero percorso artistico di Guadagnucci. Le sue sculture, collocate in spazi e collezioni pubbliche e private in tutto il mondo - oltre che in Italia e in Francia, anche in Brasile, in Giappone e negli Stati Uniti - trovano qui un luogo raccolto e suggestivo dove manifestare tutta la loro forza espressiva, esaltando fino in fondo le qualità dei marmi apuani, che sono da sempre la materia naturale della scultura.
Quella di Guadagnucci è una scultura a tutto tondo, piena di forza e temperamento. È la storia della sua vita, vivere e scolpire sono sempre stati per lui la stessa cosa. L’artista ha sottomesso la pratica tradizionale della scultura alle proprie esigenze formali ed espressive, cercando soluzioni che hanno dato al suo lavoro una straordinaria freschezza. L’impronta è quella dell’astrattismo e dell’informale che riproduce tuttavia i ritmi e le forme geologiche del materiale di cui è fatta, rimandando sempre ai frammenti delle sue montagne e quindi della sua vita così come possiamo vedere in opere come Orchidée o Arbre, Gestuelle o Contrepoint, dei primi anni Sessanta.
In ogni sua stagione, la scultura di Guadagnucci dimostra sempre una precisa evidenza formale e una tenuta plastica straordinaria che condensa insieme il tempo e lo spazio, sia nelle opere dai volumi pieni degli anni Sessanta, sia in quelle successive che si risolvono nella modulazione, quasi musicale, delle lamine, oppure in quelle degli anni Ottanta dove approda alla palpitante vitalità dei fiori e delle vegetazioni. In sculture come Meteora o Fuga o Angelo, degli anni Settanta, si manifesta il desiderio di sdoganare la pietra dalla sua naturale pesantezza, per restituirla a un tempo e uno spazio, quasi non più misurabili. La leggerezza è comunque una costante nella scultura di Guadagnucci, sfuggire alla pesantezza e vincere la gravità per raggiungere il ritmo fluido ed elegante di una danza che imita i movimenti dei corpi celesti.
Il Museo, per volere dell’artista, ha costituito un Comitato scientifico per la valorizzazione e la promozione della raccolta Guadagnucci, composto da cinque membri: Fernando Mazzocca, storico dell'arte; Marco Baudinelli, docente di grafica, già direttore dell'Accademia di Belle Arti di Carrara; Massimo Bertozzi, critico d'arte; Ines Berti, bibliotecaria (erede Guadagnucci); Ornella Casazza, storica dell’arte, già direttrice del Museo degli argenti.
Per la cura del progetto, il Comitato si è avvalso dell’importante collaborazione del professor Giuseppe Cannilla, docente di storia dell'arte contemporanea all'Accademia di Carrara. L'allestimento dell'esposizione è a cura dello Studio di Architettura Giuseppe Cannilla e Alberto Giuliani, Roma.
Il progetto grafico della mostra e di Marco Baudinelli. È stato realizzato un catalogo a cura di Massimo Bertozzi e Marco Baudinelli che oltre alla documentazione fotografica delle opere e dell'allestimento, contiene testi di Fernando Mazzocca, Massimo Bertozzi e Giuseppe Cannilla.
La Villa Rinchiostra
La Villa Rinchiostra è situata nella pianura massese a circa due chilometri dalla città e dalla marina. Edificata come residenza suburbana dei Duchi di Massa, ebbe nei secoli una funzione di edificio connesso alle attività di “villa”, come la caccia, l’allevamento e la gestione delle scuderie locali, oltre all’utilizzo agricolo.
Il complesso rappresentava il tipico esempio di dimora signorile immersa in un parco ricco di fiori, piante e animali. L’edificio venne probabilmente innalzato a cavallo tra i secoli XVII e XVIII per volontà della duchessa Teresa Pamphili, figlia di Camillo Pamphili e di Olimpia Aldobrandini, appartenente all’alta aristocrazia romana della seconda metà del '600, andata in sposa al duca di Massa Carlo II Cybo Malaspina nel 1673. Nel corso del Settecento si operò un’intensa attività di abbellimento e valorizzazione dell’edificio, soprattutto rispetto al grande parco circostante per volere del duca Alderano Cybo. A lui si deve l’inserimento di molte pregevoli sculture, purtroppo andate in parte perdute.