Incisioni di Franco Fanelli
La stagione espositiva 2019 dell’Associazione Amici dell’Atelier Calcografico (AAAC) di Novazzano si apre con una mostra dedicata a Franco Fanelli, figura di spicco nel panorama dell’incisione contemporanea. Nel Porticato della Biblioteca Salita dei Frati a Lugano l’artista piemontese, nato a Rivoli nel 1959, presenterà 27 opere, sei delle quali inedite, eseguite con le differenti tecniche proprie alla tradizione incisoria – dall’acquaforte alla puntasecca, dal bulino all’acquatinta e alla vernice molle.
Comunicato stampa
La stagione espositiva 2019 dell’Associazione Amici dell’Atelier Calcografico (AAAC) di Novazzano si apre con una mostra dedicata a Franco Fanelli, figura di spicco nel panorama dell’incisione contemporanea. Nel Porticato della Biblioteca Salita dei Frati a Lugano l’artista piemontese, nato a Rivoli nel 1959, presenterà 27 opere, sei delle quali inedite, eseguite con le differenti tecniche proprie alla tradizione incisoria – dall’acquaforte alla puntasecca, dal bulino all’acquatinta e alla vernice molle. L’esposizione si inaugura alla presenza dell’artista sabato 13 aprile alle ore 18.00 e si chiuderà sabato 18 maggio.
La mostra primaverile proposta dall’Associazione Amici dell’Atelier Calcografico (AAAC) di Novazzano è dedicata all’artista Franco Fanelli, tra i principali incisori italiani contemporanei. L’esposizione si terrà, come di consueto, nel Porticato della Biblioteca Salita dei Frati a Lugano, da anni sede deputata e rinomata per la presentazione della stampa d’arte svizzera e internazionale. Tra le opere in mostra figura l’incisione n. 104 edita dall’AAAC, Litofania (2018), realizzata da Franco Fanelli appositamente per i membri dell’Associazione e stampata nell’atelier calcografico di Gianstefano Galli a Novazzano.
La mostra presenta in sintesi i temi fondanti della produzione di Fanelli, improntata a una visione dell’incisione calcografica come “atto scultoreo”, di scavo e abrasione delle matrici. Riferimenti alla tradizione incisoria ed elementi di ispirazione archeologica, architettonica e letteraria si fondono in un gioco di ibridazione, osmosi e stratificazione che affascina per la potenza e la visionarietà delle immagini, e al tempo stesso per la loro raffinatezza. Cronologicamente, la mostra si apre con alcuni rari fogli della metà degli anni Ottanta: ...Per fretum frebris, ispirata a una poesia di John Donne, oppure Sentinel, raramente esposta, e L'abitatore del buio, tappe di viaggi immaginari in geografie fantastiche.
Tra i campi in cui si esplica la ricerca di Fanelli vi è l’“archeogeologia", che costituisce una delle sue principali “ossessioni tematiche”. L’autore vi fa confluire la sua passione per le epoche di transizione – il tardo Impero romano o l’autunno del Manierismo – e per le diverse temporalità delle metamorfosi: dalle catastrofi generatrici di morfologie preistoriche alla lenta consunzione delle memorie architettoniche, anche attraverso il loro “ritorno” alla primarietà geologica da cui sono state generate. Appare esemplare, in tal senso, la tormentata erosione della cava in cui è ambientato Il sogno dell’archeologo, opera del 2010-11 inclusa in mostra, dalle cui pareti emergono le stratificate testimonianze di una civiltà antica.
Il tema della metamorfosi è tuttavia già presente nelle opere che cronologicamente aprono la mostra: vi appartengono i paesaggi “ipogei” de Il sogno di Gordon Pym (1985) e Cumana (1987-88), una testa di balena megattera che si tramuta in scudo e caotico emblema.
Talora il reperto archeologico assume forma simbolica, unendosi a presenze zoologiche, come in Urna cinocefala (2005), in cui un vaso rinascimentale è sormontato da un babbuino. Ancora babbuini, scimmie che per l'autore esemplificano il concetto di ibridazione a lui molto caro (primati che hanno morfologia canina) diventano elementi ornamentali di vasi antichi o autonome presenze (come nella monumentale Baboon).
Poeti di epoche diverse (Luigi Tansillo, John Donne, Paul Celan), filosofi e visionari (da Giordano Bruno e Tommaso Campanella a Louis-Auguste Blanqui) ispirano alcune opere più recenti, come il libro d’artista Polvere, sassi, oli (con versi di Alberto Toni, pubblicato da Il Bulino di Roma nel 2012), il trittico di grandi acqueforti ottenuto da tre angolature diverse di uno stesso minerale, e la Litofania concepita appositamente per questa mostra, laddove una pietra assume forma di cuore. Giovanni Battista Piranesi, che con Hercules Seghers è uno dei modelli ideali di Fanelli, si riaffaccia invece in un’incisione del 2019, Campo dei miracoli, dedicata all’amatissima Roma.
Nota biografica
Nato nel 1959 a Rivoli, Franco Fanelli studia Lettere all’Università di Torino, laureandosi con una tesi in storia dell’arte. Vive e lavora a Torino, dove dal 1987 è titolare della prestigiosa cattedra di Tecniche dell’Incisione presso l’Accademia Albertina di Belle Arti. Il suo articolato percorso espositivo, iniziato nel 1984, è segnato dalla partecipazione ad alcune fra le più importanti rassegne dedicate all’incisione. Fra le personali più recenti, si segnalano quelle alla Galleria Simone Aleandri Arte Moderna di Roma (2012), alla Galleria Carte d’Arte di Catania (2013), all’Istituto Centrale per la Grafica di Roma (2016), al cui catalogo si rimanda anche per l’antologia critica, e alla Fondazione Federica Galli di Milano (2018). Sue opere sono in collezione presso la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e il Museo Internazionale di Arti Applicate di Torino, il Museum of Modern Art di New York, il Museo d’arte contemporanea “Villa Croce” di Genova e l’Istituto Centrale per la Grafica di Roma. All’attività artistica e di docenza affianca quella in campo giornalistico, quale vicedirettore de Il Giornale dell’arte e curatore della rivista Vernissage. È autore di numerosi saggi critici e di monografie dedicati ad artisti moderni e contemporanei.