Incontro con Jon Rubin
Rubin è in arrivo a Bologna, dal 14 al 21 maggio per la prima residenza con cui entra nel vivo questa seconda edizione del Premio. Per l’occasione sarà protagonista di una serie incontri, tra cui una lezione all’Accademia di Belle Arti.
Comunicato stampa
JON RUBIN, DA CONFLICT KITCHEN A BOLOGNA
L’artista americano Jon Rubin inaugura, dal 14 al 21 maggio, il programma di residenze dei finalisti della seconda edizione del Premio Internazionale di Arte Partecipativa.
Il suo progetto più noto è forse “Conflict Kitchen”, il ristorante take-out che ha creato a Pittsburgh, dove viene venduto solo cibo di paesi con cui gli Stati Uniti sono in conflitto. Sicuramente si tratta di un esempio emblematico del modo di intendere e di fare arte di Jon Rubin: reinventare le condizioni politiche e sociali del contesto pubblico, creando nuove piattaforme di rappresentanza, partecipazione e scambio. Non a caso nella sua biografia, tra le esposizioni, accanto a importanti musei e biennali internazionali, sono citati anche “cortili, soggiorni di case e angoli di strada”.
L’artista è finalista, insieme al collettivo argentino Etcetera e a Emilio Fantin, della seconda edizione del Premio Internazionale di Arte Partecipativa.
Per questo motivo Rubin è in arrivo a Bologna, dal 14 al 21 maggio per la prima residenza con cui entra nel vivo questa seconda edizione del Premio. Per l'occasione sarà protagonista di una serie incontri, tra cui una lezione all’Accademia di Belle Arti, il 17 maggio (dalle 13 alle 15), ma anche di momenti di conoscenza informali, guidati dalla sua curiosità e desiderio di scoperta, in cui lo accompagneranno le curatrici Julia Draganović e Claudia Löffelholz insieme allo staff del Premio e de La Pillola e a tutti i cittadini, attori culturali e non solo della città, che vorranno partecipare. (Per conoscere gli appuntamenti, saranno aggiornati ogni giorno sul sito www.artepartecipativa.it e sulla pagina facebook del Premio). Base e quartier generale della permanenza di Rubin a Bologna, sarà la residenza per artisti e critici internazionali Nosadella.due.
Quale sarà la proposta di Rubin, per un nuovo progetto di arte partecipativa per Bologna - il suo primo in Italia - si scoprirà solo al termine di questa esperienza e dell’idea che l’artista si sarà formato della città. Nel caso di “Conflict Kitchen” ha adottato un approccio originale utilizzando i sensi, in questo caso i piaceri e le scoperte del gusto, per superare gli ostacoli del conflitto, politico e culturale. Si tratta di un vero e proprio ristorante di strada, che cambia menu e faccia, con insegne coloratissime, ogni sei mesi, a seconda del paese ospitato. Al cibo si accompagnano eventi, performances, dibattiti per aumentare il coinvolgimento e la consapevolezza dei clienti rispetto a temi e nodi del conflitto in questione: ha così realizzato cene in diretta Skype tra i cittadini di Pittsburgh e di Teheran, Kabul, Caracas. Le prossime tappe coinvolgeranno anche Cuba e la Corea del Nord.
Non è il solo caso in cui Rubin lavora sulla portata sociale del cibo: con “The Waffle Shop”, un ristorante di quartiere in cui i clienti sono coinvolti in veri e propri talk show, ha creato un laboratorio di discussione e produzione culturale dal basso. Tra i suoi altri progetti, una stazione radio in una città dell’acciaio abbandonata, che trasmette solo il suono di un uccello estinto, una scuola d’arte nomade, basata sul baratto, e lavori che giocano con le figure e i ruoli del potere, come “Royal Danish Protester”, performance in cui due sosia della Regina Danese e del Principe Consorte attraversano un affollato quartiere di Copenhagen portando cartelli di protesta che riportano le istanze e le lamentele dei cittadini incontrati per strada. Attendiamo di scoprire quali spazi e idee di partecipazione proporrà per entrare nella vita di Bologna.