Incontro con l’artista Guido Guidi

Informazioni Evento

Luogo
VIASATERNA
via Giacomo Leopardi 32, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Il
Vernissage
29/10/2015

ore 20

Artisti
Guido Guidi
Uffici stampa
PAOLA C. MANFREDI STUDIO
Generi
incontro - conferenza

Incontro con l’artista Guido Guidi in occasione della mostra Col tempo – Nei dintorni di Carlo Scarpa.

Comunicato stampa

Milano, 20 ottobre 2015 – Viasaterna presenta, in occasione della mostra Col tempo – Nei dintorni di Carlo Scarpa, l’incontro aperto al pubblico con l’artista Guido Guidi che si svolgerà negli spazi della galleria giovedì 29 ottobre 2015 dalle ore 20.00 alle ore 21.00.

Il celebre fotografo italiano in conversazione con Francesco Zanot, curatore della mostra insieme a Selva Barni e Massimo Torrigiani del collettivo Fantom, approfondirà le tematiche che lo hanno portato a intraprendere l’ampio lavoro di documentazione e ricerca sulla Tomba Brion progettata dall’architetto Carlo Scarpa.

LA MOSTRA
La mostra Col tempo – nei dintorni di Carlo Scarpa raccoglie oltre 100 fotografie di uno dei più importanti fotografi italiani, Guido Guidi (Cesena, 1941). L’artista, la cui importanza è riconosciuta a livello internazionale, fa parte di quel gruppo di fotografi che ha dettato le basi di una “maniera” italiana di guardare e fotografare il paesaggio a partire dagli anni ’70. La mostra vedrà una selezione di fotografie il cui soggetto è l’opera straordinaria che l’architetto Carlo Scarpa ha realizzato per la famiglia Brion a San Vito di Altivole, in provincia di Treviso.
L’allestimento proposto in Viasaterna vuole restituire il carattere scientifico della ricerca di Guidi, che vede nella sequenza la via per svelare ogni particolare di questa architettura dal forte carattere simbolico. L’esposizione, il cui titolo fa riferimento al quadro “Vecchiaia” del Giorgione del 1506, resterà aperta fino a venerdì 27 novembre 2015.

Allievo di Scarpa ai tempi degli studi universitari allo IUAV di Venezia, Guidi interpreta uno dei più importanti capolavori dell'architetto veneziano in un'opera monumentale capace di investigarne in profondità ogni sfumatura, pur mantenendo l'autonomia della propria ricerca.
Progettata da Scarpa alla fine degli anni ’60, la Tomba Brion è quindi per Guidi l’oggetto privilegiato di un’indagine che scompone e ricostruisce il percorso mentale seguito dall’architetto nel corso della progettazione. Una riflessione sul tempo e sul divenire durata per circa un decennio, a partire dal 1996, anno in cui inizia a fotografare l’imponente mausoleo con una Deardoff 8x10 su commissione del Canadian Centre for Architecture di Montreal.

Il fotografo articola il suo lavoro intorno ad alcuni termini fondamentali del linguaggio della fotografia, scoprendo che anche Scarpa aveva utilizzato gli stessi riferimenti per il proprio progetto: luce, ombra, colore e tempo. Luci e ombre disegnano sulle pareti ruvide degli edifici un alfabeto di segni che si modifica con il passare delle ore, dei giorni e delle stagioni. Scarpa scrive, proprio come un fotografo. Guidi sovrascrive. E utilizza la forma della sequenza per scandire questo processo, mettendo in fila serie ordinate di immagini che funzionano come il quadrante di un orologio. Il tempo scorre, in fotografia come nell'architettura, così mentre la proiezione di una figura si modifica a seconda del momento in cui viene ripresa, le pareti di cemento si scrostano, si scuriscono, vengono attaccate dalla vegetazione circostante.

Prendendo in prestito un modello classico della letteratura e della filosofia, il lavoro di Guidi si articola come un vero e proprio dialogo tra due autori che si esprimono con linguaggi diversi, ma trattando lo stesso argomento. Come le immagini di Guidi, anche l'opera di Scarpa si rivela qui innanzitutto uno strumento per vedere meglio. Alla Tomba Brion corrisponde il banco ottico di Guido Guidi: entrambi sono dispositivi per guardare, aprendo gli occhi dell'osservatore non soltanto verso sé stessi, ma sul mondo che li circonda.

I dettagli sono l'elemento di base attraverso cui Guidi compone il suo poema/investigazione sul celebre complesso di Scarpa. Al di là della severa geometria delle immagini, la continua insistenza sui particolari testimonia non soltanto la vicinanza del fotografo al suo soggetto, ma conduce ogni spettatore al suo fianco in un'indagine intima e privata. Il risultato è un lento viaggio attraverso la caducità delle cose e di tutto ciò che l'esperienza mette a nostra disposizione.