Inside the whale
Ispirandosi all’omonimo saggio del 1940 di George Orwell – nel quale si richiama la figura di Giona rinchiuso nel ventre della balena che diviene per lo scrittore metafora della condizione ideale dell’uomo che voglia fuggire qualsiasi coinvolgimento nei confronti del mondo – la mostra propone una riflessione su come, anche oggi, seppur con dinamiche differenti, l’esperienza del reale non avvenga in modo diretto ma, nella maggior parte dei casi, attraverso percorsi prestabiliti e secondo schemi preconcetti.
Comunicato stampa
INSIDE THE WHALE è il nuovo progetto espositivo a cura di Matteo Pollini che FaMa Gallery di Verona presenta a partire dal 14 gennaio 2012. Un viaggio nel ventre della balena attraverso lo sguardo di tre giovani artisti – Gabriele Beveridge, Elena Damiani e Koki Tanaka – per esplorare e ridefinire la nozione di esperienza nel mondo contemporaneo.
Ispirandosi all’omonimo saggio del 1940 di George Orwell - nel quale si richiama la figura di Giona rinchiuso nel ventre della balena che diviene per lo scrittore metafora della condizione ideale dell'uomo che voglia fuggire qualsiasi coinvolgimento nei confronti del mondo - la mostra propone una riflessione su come, anche oggi, seppur con dinamiche differenti, l’esperienza del reale non avvenga in modo diretto ma, nella maggior parte dei casi, attraverso percorsi prestabiliti e secondo schemi preconcetti. Questa attitudine comporta non solo un approccio standardizzato ai fatti, ma anche - e, forse, soprattutto - la possibilità per il singolo di non assumersi la responsabilità dei gesti e delle azioni che compie.
Gli artisti presenti in mostra riflettono proprio sulla condizione di “irresponsabilità” che caratterizza l’individuo, che preferisce vivere al sicuro - nel ventre della balena appunto - anziché prendere atto coscientemente dei cambiamenti del mondo e delle società nei quali vive e che, inevitabilmente, lo riguardano.
Proprio questa sicurezza trasmessa dalla ripetitività del gesto quotidiano e dall’immutabilità del contesto all’interno del quale esso si colloca, viene allo stesso tempo evidenziata e compromessa dai lavori in mostra attraverso l'uso per così dire "distorto" di quegli stessi comportamenti, oggetti e immagini che, normalmente, rendono possibile il protrarsi di questa condizione. L’oggetto prodotto industrialmente, le illustrazioni di libri scientifici e tecnici, le immagini dei tabloid, slegati dal loro contesto originario, obbligano lo spettatore a ripensare il proprio sguardo su di essi.
Elena Damiani, artista peruviana che vive e lavora a Londra, si concentra sul rapporto fra immagine e architettura prediligendo soprattutto l’osservazione di scavi archeologici e rovine – in Perù come in Italia ordinaria parte integrante del paesaggio – intesi come testimonianze del carattere transitorio di tutto ciò che riguarda la creazione umana e, di conseguenza, della caducità della nostra stessa esistenza. Libri, fotografie, cartoline - portatori di una memoria collettiva – vengono scomposti e riassemblati dall’artista in modo da creare immagini completamente nuove che oscillano tra un passato che non è più e un futuro che sembra avvicinarsi rapidamente. Una sorta di archivio della memoria, ambiguo e sospeso nel tempo, che trascende il concetto di documentazione e riecheggia nel ricordo dell’osservatore, aprendo la possibilità per nuovi racconti e interpretazioni.
In mostra “Playing dead” (2011), una serie di quattro stampe realizzate su vecchi ex libris trovati dall’artista, “What once was” (2009), alcuni collage delle serie “Gatefolds” (2011) e "Journeying".
Anche la pratica artistica di Gabriele Beveridge, la seconda giovane artista in mostra, nata nel 1985 a Hong Kong ma attiva a Londra, è caratterizzata dall'utilizzo di materiali che possiedono un forte valore simbolico - foto di riviste e tabloid, ma anche vecchi schermi e arredi - e si concentra sulle qualità materiali e concettuali di immagini che, soprattutto attraverso la pubblicità, si sono velocemente insinuate nella quotidianità fino a divenire familiari. L'artista sottrae queste immagini, meticolosamente selezionate da vecchie riviste, al loro contesto originario e le elabora successivamente con pittura o vernice spray, fino a distorcerne sottilmente gli equilibri compositivi e comprometterne la determinatezza. Anche le modalità di presentazione dei lavori contribuiscono a creare situazioni caratterizzate da un sapore familiare e misterioso allo stesso tempo: agendo per sottrazione di parti visibili o integrando le opere con oggetti ed elementi scultorei, Beveridge lascia allo spettatore la libertà di trarre inaspettate e mutevoli conclusioni dall’incontro con le sue opere.
Il giapponese Koki Tanaka, invece, è caratterizzato da una ricerca incentrata sull'esperienza del quotidiano e del banale secondo criteri alternativi e completamente arbitrari. Nelle sue opere, siano esse video o performance, l'artista interagisce con oggetti e situazioni comuni in modo giocoso e assurdo, annullando le relazioni convenzionali che essi hanno con il proprio contesto e spingendo la propria ricerca oltre la definizione di esperimento: Tanaka si avvicina a un’idea di esperienza simile al procedere per tentativi verso una direzione non definita a priori. Raccogliendo l’eredità concettuale del Mono-Ha giapponese della fine degli anni Sessanta, l'artista sembra riscoprire le potenzialità intrinseche di oggetti e gesti e, spezzando il consueto nesso oggetto-funzione, assegna loro significati completamente nuovi che combinano umorismo e critica sociale e mettono in gioco il ruolo dell’osservatore e il suo rapporto con l’opera d’arte.
Così, nel video della performance "Approach to an old house" - realizzata nel 2008 in occasione dell'esposizione "Platform Seoul" e presente in mostra - l'artista prende possesso di una vecchia casa abbandonata della periferia di Seoul in cui ogni spazio un tempo abitato diventa il set per una serie di azioni performative.
Cenni biografici
Gabriele Beveridge
1985 Hong Kong – vive e lavora a Londra
2010 MA Fine Art Media, Slade School of Fine Art
2007 BA Photography, Falmouth College of Arts
Mostre selezionate
2011 The Rise and Fall of Matter, Collective, David Roberts Arts, Londra
2011 Gabriele Beveridge, Tomas Downes, Stuart Elliot, Rod Barton gallery, Londra
2011 The Conspiracy, Supplement gallery, Londra
2011 Re-read, Assembly, Londra
2010 Legacy, L.I.U, Londra
2010 ResoVision, Frieze Art Fair, Londra
Elena Damiani
1979 Lima (Perù) – vive e lavora a Londra
2008 - 2010 MFA Fine Arts Goldsmiths University of London 2000 - 2005 BA Fine Arts Escuela Superior de Bellas Artes Corriente Alterna, Lima 1997 - 1999 BA Architecture Universidad Peruana de Ciencias Aplicadas UPC, Lima
Mostre selezionate
2011 Elena Damiani - Alois Godinat, Elaine Levy Project, Brussels 2011 The Second Treasury of Stanleth, Selma Feriani Gallery, Londra 2011 Cutting Edge Women, Verbeke Foundation, Collage Museum, Stekene 2011 Materia Prima, 8 Bienal do Porto Alegre, Atelier Subterranea, Porto Alegre
Koki Tanaka
1975 Tochigi, Giappone – vive e lavora a Los Angeles
2005 MFA Fine Arts and Music, Tokyo National University
2000 BFA Tokyo Zokei University
1998 Exchange Student Program, Akademie der Bildenden Künste, Wien, Austria
Mostre selezionate
2011 Making is Thinking, Witte de With, Centre for Contemporary Art, Rotterdam
2011 Yokohama Triennale OUR MAGIC HOUR Yokohama Museum of Art
2010 Nothing Related, but Something could be Associated, Yerba Buena Center for the Arts, San Francisco, USA
2009 On a Day to Day Basis, Vitamin Creative Space, Guangzhou, Cina
2008 Simple Gesture and Temporary Sculpture, AOYAMA MEGURO, Tokyo
2008 Here shows recent works in new installations, by the way, The Museum of Modern Art, Gunma, Takasaki