Into the wild
Merano Arte ospita la mostra Into the wild, curata da Christiane Rekade, direttrice artistica di Merano Arte, che presenta le opere di quattro artisti – Gina Folly, Alek O., Stefano Pedrini, Luca Trevisani – le cui ricerche si sono confrontate con la percezione e la rappresentazione odierne della natura e con la contrapposizione tra naturale e artificiale.
Comunicato stampa
Dal 10 febbraio all’8 aprile 2018, Merano Arte ospita la mostra Into the wild, curata da Christiane Rekade, direttrice artistica di Merano Arte, che presenta le opere di quattro artisti - Gina Folly, Alek O., Stefano Pedrini, Luca Trevisani - le cui ricerche si sono confrontate con la percezione e la rappresentazione odierne della natura e con la contrapposizione tra naturale e artificiale.
Con questa rassegna, Merano Arte continua l’approfondimento delle tematiche della natura e del paesaggio in ambito artistico avviato nel 2017 con le personali di Helen Mirra e Gianni Pettena.
In epoca moderna e ancor di più in quella contemporanea, l’idea di natura si è via via persa a causa dell’industrializzazione e dei conseguenti processi di urbanizzazione e razionalizzazione del lavoro.
Fin dal XIX secolo, è nato un forte interesse per i parchi coltivati, le serre e giardini zoologici. Merano, in particolare, la cui affermazione come centro termale è iniziata in modo significativo proprio in questo periodo, è stata oggetto di diversi interventi, come la famosa passeggiata botanica, che prende il nome dal suo iniziatore e realizzatore, il medico Franz Tappeiner (1816-1902). Questi, appassionato di botanica, nel corso della sua vita, raccolse un erbario di oltre 6000 specie di piante, anche di provenienza locale.
Nel presente post-digitale, la natura di un salvaschermo ci è più familiare dell’ambiente reale. Essa diventa un luogo per cui proviamo nostalgia: l’idea della natura, di un ritorno alla natura come alternativa a un presente complesso e dominato dalla tecnologia.
Into the wild prende avvio proprio da alcuni esempi dell’erbario di Tappeiner, oggi conservati presso il Museo Ferdinandeum di Innsbruck. Accanto a essi si trovano le ricerche dei quattro artisti.
Gina Folly (1983, Zurigo) considera quelle connessioni talvolta assurde che derivano dagli sforzi tipici del nostro tempo per raggiungere un’armonia tra corpo, spirito e ambiente, in cui la natura sembra ormai un prodotto “lifestyle”. L’artificialità e l’arte diventano parte di un’osservazione del tempo del Power Yoga e delle sostanze probiotiche e bioattive.
Alek O. (1981, Buenos Aires) lavora con materiali preesistenti rendendoli opere d’arte, come ad esempio nella sua installazione “L’impero delle Luci” alla Galleria Frutta di Roma, in cui aveva utilizzato delle foglie raccolte e fatte essiccare. A Merano realizzerà e un intervento site specific appositamente pensato per gli spazi di Merano Arte.
Luca Trevisani (1979, Verona) inserisce materiali naturali ripresi dal mondo animale e vegetale nelle sue sculture e nelle sue installazioni effimere, proponendo una riflessione al contempo poetica e formale sulla loro origine e sul loro significato nel presente. Nel suo recente film Sudan ritrae l’ultimo esemplare vivente di rinoceronte bianco, che non è più in grado di riprodursi. Tutti i maschi della sua specie sono stati uccisi infatti dai bracconieri a causa del valore del loro corno, venduto in Cina come afrodisiaco.
I dipinti di Stefano Pedrini (1980, Sondrio) sono costituiti da un denso accumulo di segni, rappresentazioni grafiche di elementi che simboleggiano la natura; Pedrini riempie la tela di palme o foglie definite da poche pennellate, con un’azione quasi meccanica, creando così una struttura fitta e ornamentale. Ispirate alla surf culture, queste opere sembrano collocarsi tra dei “pattern” e delle sorte di “mandala”.
Into the Wild riprende il titolo dell’omonimo film, diretto da Sean Penn, in cui uno studente di famiglia agiata viaggia da solo nelle terre selvagge dell’Alaska, per confrontarsi con le sfide di una vita più semplice e lontana dalla civiltà.