Intrecci

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA ANNA MARRA
via Sant'angelo in Pescheria 32 00186 , Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
27/02/2024

ore 19

Curatori
Rischa Paterlini
Generi
arte contemporanea, collettiva

Una mostra collettiva, a cura di Rischa Paterlini, che presenta il lavoro di sei artiste iraniane che, nonostante vivano al di fuori dei confini della loro terra d’origine, sono accumunate da uno stretto legame verso le loro radici e la loro tradizione.

Comunicato stampa

Galleria Anna Marra è lieta di presentare INTRECCI
, una mostra collettiva, a cura di Rischa Paterlini, che
presenta il lavoro di sei artiste iraniane che, nonostante vivano al di fuori dei confini della loro terra d’origine,
sono accumunate da uno stretto legame verso le loro radici e la loro tradizione.
Sissi Farassat, Negin Mahzoun, Azita Moradkhani, Koushna Navabi, Sepideh Salehi e Zoya Shokoohi
trasformano il loro vissuto in una potente forma di espressione artistica, sfidando il silenzio imposto dalle
convenzioni sociali.
Dopo la rivoluzione culturale attuata nel '79 dall’Ayatollah Ruhollah Khomeini, le donne iraniane hanno visto
i loro diritti assottigliarsi sempre di più, fino a quando l’uccisione di Masha Amini a Teheran, nel settembre
2022, ha innescato una rivolta inarrestabile delle donne. È in questo contesto di ribellione che le opere delle
artiste in mostra acquistano un significato ancora più potente, configurandosi come un grido di protesta
contro un regime opprimente.
INTRECCI vuole essere quindi un viaggio drammaticamente attuale, oltre i limiti geografici e culturali,
sfruttando la potenza dell’arte come veicolo di espressione e connessione globale.
Le artiste presentate esplorano la negazione, la resilienza e la ribellione, mantenendo viva l’attenzione su
politiche di repressione, poiché, nonostante l’allontanamento forzato dalla loro terra di origine, portano
costantemente con sé la consapevolezza delle proprie radici. Le opere sono autentiche narrazioni visive che
rivelano una delicata tensione tra tradizione e innovazione, individuo e collettività. Attraverso medium
diversi, esplorano la contemporaneità da molteplici prospettive, creando un dialogo ricco e dinamico, che
invita lo spettatore a riflettere sulla complessità del loro contesto geopolitico.
Un intreccio che potrebbe apparire a tratti surreale senza però voler significare necessariamente una fuga
dal reale ma piuttosto una modalità “altra” per far conoscere situazioni di cui, altrimenti, sarebbe impossibile
parlare.
Il lavoro di Sepideh Salehi, col quale si apre la mostra, intreccia la storia personale dell’artista con quella di
altre donne iraniane che, come lei, hanno vissuto il cambiamento sociale e politico del loro paese. Attraverso
materiali diversi, esprime il concetto di copertura, nascondimento, privacy e abuso di potere. Nelle sue opere,
spesso, ritornano motivi tradizionali iraniani, che fotografa personalmente o ricerca online. L’artista
attraverso questo espediente indaga la memoria del passato e la preserva dall’oblio, donandogli una nuova
veste. Introspezione e resistenza si manifestano nella sua opera che, attraverso lo sfondo nero, enfatizza
l’isolamento dell’individuo.
Le opere della Sepideh sono affiancate a quelle di Azita Moradkhani, che esplora, attraverso il disegno e
l’installazione, la vulnerabilità del corpo femminile. L’artista disegna capi d’abbigliamento intimo con
dettagli inaspettati e dirompenti per esprimere la sensazione di insicurezza all’interno del proprio corpo,
generando, però, una sorta di erotismo che seduce lo spettatore. Un apparato iconografico, che riprende il
fotogiornalismo, la fotografia artistica e il simbolismo storico, che rivela interconnessioni tra piacere e
dolore, tra privato e pubblico, tra la rappresentazione sessuale e l’identità nazionale.
La mostra prosegue con le sculture di Koushna Navabi, la cui pratica artistica sfrutta il mezzo tessile, il ricamo
e la maglieria, per creare una varietà di oggetti deformati o trasformati, che esplorano la sfera familiare e
domestica in chiave surreale. L’artista riformula i luoghi confortanti della casa e dell’infanzia per creare un
senso di straniamento ed esprimere l’impossibilità della stabilità e della gioia che deriva dallo
sconvolgimento dell’espatrio e dello spostamento, fortemente collegato alla sua esperienza personale.
ANNA MARRA
ARTE CONTEMPORANEA
GALLERIA ANNA MARRA
via sant’angelo in pescheria 32 – 00186 Roma | tel. +39 06 97612389 | [email protected]
www.galleriaannamarra.it | lunedì – venerdì, 15.30 - 19.30 | sabato 10.00 – 14.00 | su appuntamento
Il cucito appartiene anche alla ricerca artistica di Sissi Farassat, che ricama i suoi scatti fotografici, in parte
autobiografici, con perline, cristalli e paillettes, trasformando l’immagine in una sorta di arazzo, che rivela la
combinazione di influenze dell’arte e del design persiano e viennese. Con il suo lavoro manuale, l’artista
isola il soggetto principale dallo sfondo, eliminando, così, il contesto originale e la distinzione tra rivelato e
nascosto. Al tempo stesso, attraverso la sua pratica manuale, altera la proprietà intrinseca del mezzo
fotografico di creare stampe multiple.
Le due serie di lavori in mostra di Negin Mahzoun (Destruction e I am not a Tale to be Told) mescolano ricamo
e fotografia. Infatti l’artista, dopo aver impresso sul tessuto la propria immagine la stravolge attraverso il
cucito, fissando in modo indelebile una storia di oppressione e condividendone visivamente il trauma che da
essa deriva, in tutte le sue sfaccettature culturali, sociali e psicologiche, anche le più intime. Cucire diventa
un gesto simbolico, un mezzo per esprimere, al tempo stesso, sia il dolore, sia il suo superamento.
La mostra si arricchisce dell’intervento performativo Attraversa il confine di Zoya Shokoohi, artista che indaga
le peculiarità della vita contemporanea in un mondo occidentale e globalizzato e si interroga sulla posizione
che, in seguito al processo migratorio, ha assunto personalmente in questo contesto. In particolare, i suoi
lavori offrono uno sguardo critico sulle micro-utopie, la realtà del sistema dell’arte contemporanea e della
cultura. Fil rouge della sua pratica è il costante richiamo dello spettatore a diventare partecipe delle sue
opere, che si configurano come esperienze al contempo collettive e autoriflessive.
La mostra, accompagnata da una pubblicazione edita Gangemi Editore, sarà visibile fino al 30 marzo 2024.
Sissi Farassat è nata a Teheran (Iran) nel 1969 e nel 1978 si è trasferita a Vienna, dove ha frequentato l’Accademia
estiva internazionale diretta da Nan Goldin. Dal 1991 inizia a lavorare come fotografa. Ha partecipato a diverse mostre
personali e collettive e le sue opere sono presenti in collezioni private e istituzionali, tra le quali il Fotomuseum
Winterthur, Museum für Gestaltung Zürich, MAK – Museum für Angewandte Kunst di Vienna, Museum Moderner Kunst
Kärnten, Collection Essl di Vienna. Vive e lavora a Vienna.
Negin Mahzoun è nata a Teheran (Iran) nel 1984. Nel 2020 consegue un Master in Fine Arts presso il City College di New
York. I suoi lavori sono stati presentati in numerose mostre personali e collettive presso gallerie, tra le quali Compton
Goethals Gallery (New York) e Roya Khadjavi Projects (Milano). L’artista ha partecipato a festival internazionali e
biennali, come la Biennale di Grafica e la Biennale internazione di illustrazione, entrambe a Teheran. Vive e lavora a New
York.
Azita Moradkhani è nata a Teheran (Iran) nel 1985. Dopo aver studiato nella sua città natale, frequenta un Master in
disegno, pittura e scultura presso la School of the Museum of Fine Arts di Boston. Il suo lavoro è stato esposto molte volte
a livello nazionale e internazionale, tra cui alla Royal Academy of Arts (Londra), al Newport Art Museum (Newport) e al
Museum of Contemporary Art (Yinchuan). Attualmente vive negli Stati Uniti e insegna presso la Parsons School of Design
(New York) e alla Rhode Island School of Design (Rhode Island).
Koushna Navabi è nata a Teheran (Iran) nel 1962. Dopo la rivoluzione del 1979, lasciò l’Iran e completò i suoi studi a
New York e Londra, conseguendo un Master in Fine Arts presso il Goldsmiths College (Londra). Le sue opere sono state
esposte in mostre personali e collettive presso gallerie, come Percy Miller Gallery (Londra), e istituzioni internazionali,
come Hiroshima Art Document (Hiroshima) e Los Angeles County Museum of Art - LACMA (Los Angeles), che ha acquisito
una sua opera per la collezione permanente. Vive e lavora a Londra.
Sepideh Salehi è nata a Teheran (Iran) nel 1972. Si trasferisce in Italia per frequentare l'Accademia di Belle Arti di
Firenze, dove ha conseguito un Master in Fine Arts in Arti visive e multimediali nel 2006. Ha partecipato a mostre
personali e collettive, tra cui quella presso il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci (Prato). Attualmente vive e
lavora tra Washington DC e New York.
Zoya Shokoohi è nata a Isfahan (Iran) nel 1987. Si è trasferita in Italia nel 2015. Dopo una formazione in ambito
scientifico, ha studiato arti visive, specializzandosi in seguito in antropologia museale e dell’arte. Ha preso parte a mostre
personali e collettive nelle gallerie Motorkhoone e Aknoon (Iran), al Museo di Santa Giulia di Brescia e al Museo
Novecento di Firenze. Le sue opere sono state acquisite, tra le altre, nelle collezioni del Museo Novecento di Firenze e
della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Vive e lavora a Firenze.