Iros Marpicati – Metropolis
Nel saggio riportato nel catalogo che accompagna la mostra, Chiara Gatti così scrive: «Marpicati, romantico e futurista insieme, sogna paesaggi industriali a picco sul vuoto, metropoli verticali dove tuttavia il dramma – di cui molta critica in passato ha parlato, riferendosi forse alla sua iniziale adesione agli umori pesti del realismo esistenziale milanese – è superato, ancora una volta, dalla meraviglia.
Comunicato stampa
Sabato 25 febbraio alle ore 18, presso la sede dell’AAB (Associazione Artisti Bresciani), verrà inaugurata la mostra personale del pittore bresciano Iros Marpicati dal titolo Metropolis, curata dalla storica e critica dell’arte Chiara Gatti.
Iros Marpicati è nato a Ghedi (BS); ha studiato all’Accademia Carrara di Bergamo con A. Funi ed ha cominciato ad esporre nel 1957. In seguito ha conseguito il diploma al Liceo artistico di Brera. Ha intrapreso gli studi alla Facoltà di Architettura presso l’Università del Politecnico di Milano che ha abbandonato per dedicarsi alla pittura. Il suo lavoro si muove da anni su un territorio di evocazioni esistenziali. L’artista, che opera tra Brescia e Milano, ha allestito diverse personali; tra le più recenti quella alla Fondazione Stelline di Milano nel novembre/dicembre 2010 e al Chiostro del Bramante a Roma nel settembre/ottobre 2011.
Nel saggio riportato nel catalogo che accompagna la mostra, Chiara Gatti così scrive: «Marpicati, romantico e futurista insieme, sogna paesaggi industriali a picco sul vuoto, metropoli verticali dove tuttavia il dramma – di cui molta critica in passato ha parlato, riferendosi forse alla sua iniziale adesione agli umori pesti del realismo esistenziale milanese – è superato, ancora una volta, dalla meraviglia. O meglio, “sublimato”, per tornare allo spirito d’eredità ottocentesca. Ecco perché le sue griglie, le gabbie, i luoghi (apparentemente) ostili, costruiti con sovrapposizioni di piani, ombre maestose illuminate da flash improvvisi di colore, strizzano lo stomaco, ma come un’emozione intensa. Acuta, ma mai drammatica. La Metropolis di Marpicati è, insomma, pericolosa, ma bellissima.»