Irving Penn – Resonance
Irving Penn Poppy: Showgirl, London, 1968 Copyright © by Condé Nast Publications, Inc. La mostra ripercorre i grandi temi cari a Irving Penn che, al di là della diversità dei soggetti, hanno in comune la capacità di cogliere l’effimero in tutte le sue sfaccettature. Ne è un esempio la selezione di fotografie della serie dei “piccoli mestieri”, realizzata in Francia, negli Stati Uniti e in Inghilterra negli anni ‘50.
Comunicato stampa
A partire dal 13 aprile 2014, Palazzo Grassi presenta “Irving Penn, Resonance”, la prima grande esposizione dedicata al fotografo americano Irving Penn (1917 – 2009) in Italia.
L’esposizione “Irving Penn, Resonance”, curata da Pierre Apraxine e Matthieu Humery, presenta 130 fotografie, dalla fine degli anni Quaranta sino alla metà degli anni Ottanta, al secondo piano di Palazzo Grassi e resterà aperta al pubblico sino al 21 dicembre 2014.
E’ la prima volta che l’insieme Palazzo Grassi - Punta della Dogana- François Pinault Foundation presenta una mostra di fotografie dalla collezione, mostrando così un preciso impegno anche nei confronti di questo medium così importante nell’ambito della creazione artistica.
L’esposizione riunisce 90 stampe al platino, 30 stampe in argento, 4 stampe dye-transfer dai colori vivaci 4 e 17 internegativi mai esposti prima d’ora.
La mostra ripercorre i grandi temi cari a Irving Penn che, al di là della diversità apparente dei loro soggetti, hanno tutti in comune la capacità di cogliere l’effimero in tutte le sue sfaccettature.
Così è, per esempio, con la selezione di fotografie della serie dei "piccoli mestieri", condotta in Francia, negli Stati Uniti e in Inghilterra negli anni Cinquanta. Convinto che quelle attività fossero destinate a scomparire, Irving Penn ha immortalato nel suo studio venditori di giornali, ambulanti, straccivendoli, spazzacamini e molti altri ancora, tutti in abiti da lavoro.
Allo stesso modo, i ritratti dei grandi protagonisti del mondo della pittura, del cinema e della letteratura realizzati dal 1950 al 1970 - tra cui Pablo Picasso, Truman Capote, Marcel Duchamp, Marlene Dietrich - che accanto a fotografie etnografiche degli abitanti della Repubblica di Dahomey (anni ’60), degli aborigeni della Nuova Guinea e degli uomini del Marocco (anni ’60 e ’70) sottolineano con forza la brevità dell'esistenza vissuta dagli esseri umani, siano essi ricchi o indigenti, celebri o sconosciuti.
All'interno di questo percorso, che promuove il dialogo e le connessioni tra le opere di diversi periodi e differenti soggetti, la natura morta svolge un ruolo di primissimo piano: in mostra sono raccolte fotografie realizzate dalla fine degli anni ’70 all'inizio degli anni ’80, che presentano composizioni di mozziconi di sigarette, ceste di frutta, Vanità – assemblaggi di crani, ossa e altri oggetti – così come teschi di animali fotografati al Museo di Storia Naturale a Praga nel 1986 per la serie « Cranium Architettura ».
Questo ampio panorama, in cui immagini molto poco conosciute si affiancano a pezzi più iconici del suo lavoro, offre una chiara testimonianza della particolare capacità di sintesi che così fortemente caratterizza il lavoro di Irving Penn: nella sua visione, la modernità non si oppone necessariamente al passato, e il controllo assoluto di ogni fase della fotografia, dallo studio alla stampa (alla quale dedica una importanza e un’attenzione senza pari) permette di andare molto vicino alla verità delle cose e degli esseri viventi, in un continuo interrogarsi sul significato del tempo e su quello della vita e della sua fragilità.