Isabella Ducrot – Opere a ripa
Isabella Ducrot, per la sua prima mostra personale da T293, presenta diversi gruppi di lavori, alcuni dei quali inediti al pubblico.
Comunicato stampa
Isabella Ducrot, per la sua prima mostra personale da T293, presenta diversi gruppi di lavori, alcuni dei quali inediti al pubblico. Grandi stoffe quadrate, ripetizioni di motivi astratti dipinti e disegni formano un universo di composizioni nelle quali si intrecciano molteplici materiali, tra cui carta, pittura e vari tipi di tessuti. Il titolo Opere a ripa omaggia una delle zone più antiche di Roma, di fronte al nucleo originario del Foro Boario, e sottolinea l’importanza dell’area che ospita la galleria nell’ideazione della mostra.Il percorso artistico di Isabella Ducrot inizia, si potrebbe dire, con il suo essere un’appassionata collezionista di tessuti. L’artista, infatti, ha raccolto dai suoi numerosi viaggi in Asia, luogo che continua ad esercitare in lei un particolare fascino, quello che è andato a costituire la radice materiale della sua produzione artistica: le stoffe. Dopo averli collezionati, negli anni Ottanta Ducrot ha deciso di riutilizzare questi tessuti, depauperando i loro contenuti storici e svincolandoli dai loro luoghi di provenienza, in modo da conferire loro un nuovo significato ed infondere in essi una nuova vita estetica. I tessuti prendono le forme di eleganti e colorati abiti femminili, ad onde, a quadri, dal Tibet e dal Giappone, che esprimono la poetica femminile dell’artista in tutta la sua forza.La grande familiarità con le stoffe da lei stessa collezionate, ha permesso a Ducrot di trattarle come materia pura, servendosene come base eterea per i propri poetici interventi. La rielaborazione fisica avviene nel pieno rispetto della sua originale composizione. Infatti, l’artista, a differenza di quanto avviene comunemente nelle pratiche pittoriche, non irrigidisce la stoffa con il gesso e il telaio, ma la presenta libera nello spazio, esaltandone sia la leggerezza che la vulnerabilità.Traendo continua ispirazione dall’Oriente, sia nella sua sfera visiva che concettuale, in molti dei suoi lavori Ducrot ripropone lo schema decorativo della ripetizione, come modo per avvicinarsi ad uno stato meditativo. L’elemento ripetuto diventa l’oggetto della rappresentazione, il protagonista dell’immagine, come dimostrano i titoli di alcuni lavori richiamano direttamente il tipo di ripetizione illustrata.Turbante (2014) è una striscia di cotone bianco leggero lunga 18 metri acquistato dall’artista a Nuova Dehli (India). Il tessuto - destinato ad ornare la testa degli uomini – viene da Ducrot incartonato con un pezzo altrettanto lungo di carta quadrettata, e lavorato a tecnica frottage. In questa occasione viene esteso lungo il corridoio della galleria, dove si presenta in tutta la sua integrità e monumentalità.Chiudono il percorso espositivo gli Erotici, opere che Ducrot realizzò alla fine degli anni Novanta e qui per la prima volta esposti pubblicamente. I disegni, unici elementi della mostra a non utilizzare come medium il tessuto, sono realizzati su carta cinese. Il materiale – come racconta l’artista - è stato il punto di partenza per la loro creazione, e trova il suo riferimento iconografico nei disegni erotici orientali.Isabella Ducrot (Napoli, 1931) vive e lavora a Roma. Ha esposto le sue opere a Milano, Parigi, Berlino, New York e Roma. A Napoli, alla stazione Vanvitelli della metro sono presenti due mosaici realizzati dall’artista. Nella capitale italiana ha realizzato due mostre personali alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e ha partecipato alle Biennale di Venezia nel 1993 e nel 2011. Tra le mostre più recenti: la personale alla Galerie Gisela Capitain a Colonia (2019), Capitain Petzel a Berlino (2019), Maja Arte Contemporanea a Roma (2019) e Galerie Mezzanin a Ginevra (2020).