Isolitudine
prende forma in una mostra collettiva il progetto ideato dell’artista Marco Ceraglia intorno alla parola ISOLITUDINE, efficace sintesi di ISOLA + SOLITUDINE, un termine coniato negli anni Ottanta dallo scrittore Gesualdo Bufalino e recentemente accolto come neologismo nel vocabolario italiano.
Comunicato stampa
Non c’era una volta una parola, e adesso invece c’è. Anzi, è da un po’ che c’è ma nei vocabolari è entrata come neologismo solo da pochi mesi. È la parola “isolitudine”, una sintesi perfetta di “isola” e “solitudine”, coniata dallo scrittore Gesualdo Bufalino nel romanzo “Diceria dell’untore” (1981) per esprimere il senso di orgogliosa appartenenza e insieme di isolamento tipica dei siciliani, e più in generale di chiunque viva su un’isola circondata dal mare.
Una parola che, molto prima di entrare ufficialmente a far parte della lingua italiana, aveva già colpito la fantasia e l’immaginazione dell’artista sassarese Marco Ceraglia, tanto da fargli venire voglia di costruirci intorno un intero progetto, che adesso si concretizza in una mostra collettiva da lui curata coinvolgendo artisti e liberi pensatori: ISOLITUDINE, che sarà inaugurata venerdì 2 settembre (alle 18) nel Museo Civico Archeologico alle Clarisse.
All’origine del progetto, spiega Marco Ceraglia, c’è una «consapevolezza inconscia e collettiva del confine rappresentato dal mare, dalle sue “mura” invalicabili. Non si può sorvolare con leggerezza su quel confine liquido che se da una parte rende una terra un’isola, dall’altra segna il carattere di chi ci nasce, ci vive, di chi con un’isola ci si rapporta nel profondo. Per questa vicenda dell’Isolitudine faccio mio il concetto sviluppato da Carl Jung, l'inconscio collettivo nella sua definizione più schematica: "deposito dell'esperienza dell'umanità, presente in ogni singolo individuo”».
Ospite del Comune di Ozieri fino al 30 settembre e realizzata grazie al contributo di Fondazione di Sardegna, ISOLITUDINE raccoglie contributi degli artisti Igino Panzino, Josephine Sassu, Giusy Calia, Stefano Serusi, Gabriella Locci, Alberto Soi, Mario Fois, Caterina Lai, Marilena Pitturru; i fotografi Davide Virdis, Pierluigi Dessì, Stefano Pia, Gigliola Lai, Ilaria Pisoni, Francesca Esposito; i giornalisti Celestino Tabasso e Giacomo Mameli; il regista teatrale Sante Maurizi e il regista cinematografico Giovanni Columbu; il semiologo Francesco Sedda; il biologo Vittorio Gazale, il marittimo Eugenio Cossu, la psicologa Antonina Serra, la critica d’arte Mariolina Cosseddu
Per Marco Ceraglia, il concetto di isolitudine racchiude quelli di confine e di grembo materno: «Se per il continentale il confine è una linea di demarcazione ufficiale e attendibile, per l'isolano assume una moltitudine di forme diverse a seconda delle maree, dei venti e delle lune, ma soprattutto si oppone (dal punto di vista della materia) al suo valicamento. Il confine di acqua di ogni isola lavora nel profondo fino a fare percepire quel pezzo di terra grande o piccola che sia, come il contenuto di un grembo materno: piccola ed esclusiva isola dell’universo femminino protetto dal suo liquido amniotico. Ma anche isolato, fragile, dipendente da forze altre».
Accoglieranno i visitatori e apriranno l’evento Carmela Arghittu, Mariassunta Becca, Luisella Pittalis e Cristina Serra con un contributo poetico-musicale.