Italiani brava gente
Amnesie e memorie del colonialismo italiano.
Comunicato stampa
Italiani brava gente.
Amnesie e memorie del colonialismo italiano
Alterazioni Video e Luca Babini, Bridget Baker, Fare Ala + Wu Ming 2
a cura di Vasco Forconi
Opening: 23 ottobre 2018 ore 18:30
Fondazione VOLUME!
Via di S. Francesco di Sales 86/88, Roma
Martedì 23 ottobre alle ore 18:30, la Fondazione VOLUME!, in occasione di Videocittà e in partnership con l’Istituto Italiano di Cultura di Pretoria, presenta Italiani brava gente. Amnesie e memorie del colonialismo italiano una mostra collettiva con Alterazioni Video e Luca Babini, Bridget Baker e Fare Ala in collaborazione con Wu Ming 2. Il progetto, a cura di Vasco Forconi, segue la rassegna video A Messy Knot (in motion pictures) presentata lo scorso 9 ottobre al Bioscope Independent Cinema di Johannesburg.
Italiani brava gente affronta la memoria complessa del colonialismo italiano attraverso la prospettiva dell’amnesia, del vuoto di memoria, ovvero della sua cancellazione dal presente politico. I lavori in mostra sono accomunati dalla volontà di decostruire gli immaginari e le narrazioni generate durante l’epoca coloniale italiana, raccontandone la velenosa sopravvivenza nel discorso politico, nel linguaggio e nel repertorio iconografico popolare contemporaneo. Il falso mito degli «italiani brava gente», ovvero quello di un colonialismo in fondo docile e mai violento, viene smascherato con ironia e forza poetica in ciascuna delle opere proposte.
L’impresa coloniale avviata all’indomani dell’unità d’Italia, e proseguita durante la stagione fascista, ha svolto un ruolo centrale nella costruzione di un’identità nazionale ancora fragile e precaria. Le brutali strategie militari e repressive con le quali l’Italia ha occupato Etiopia, Eritrea, Libia e Somalia sono state accompagnate dalla diffusione di capillari politiche di razzializzazione volte a inscrivere nella presunta inferiorità del corpo e dell’identità dell’altro colonizzato i presupposti per l’affermazione dell’italiano in quanto soggetto dominante. La mancata rielaborazione all’interno della sfera pubblica di tale groviglio di memorie violente, stereotipi razziali e cronache revisioniste, ha permesso la sopravvivenza di narrazioni e immaginari razzisti che riemergono costantemente nel presente, generando politiche di chiusura e rifiuto nei confronti di qualunque forma di alterità. È precisamente all’interno di questo groviglio che si collocano le diverse ricerche visive messe a confronto negli spazi della Fondazione VOLUME!.
Bridget Baker, con The Remains of the Father, racconta la giornata lavorativa di una giovane ricercatrice eritrea impegnata a tradurre A Contribution to the Birth of the Colonial Style, testo scritto da Giovanni Ellero, cittadino italiano vissuto in Eritrea tra il 1936 e il 1941. La natura frammentaria della narrazione, sospesa a metà tra racconto documentaristico e finzione, diviene occasione per portare alla luce un archivio privato di memorie del colonialismo italiano. Tra i molti temi affrontati emerge quello dell’architettura coloniale quale difficult heritage.
Il collettivo Fare Ala in collaborazione con Wu Ming 2 svolge una mappatura di Palermo alla ricerca di racconti e tracce lasciate dalla lunga stagione coloniale nell’architettura e nella toponomastica della città. Fra le numerose storie emerge quella della contestazione che gli anarchici e i socialisti palermitani svolsero nel 1896 contro le politiche coloniali del Regno d’Italia, i quali gridando «viva Menelicchi!» espressero il loro sostegno a Menelik II, imperatore di Etiopia e vincitore della battaglia di Adua. La figura di Menelik viene evocata nel video dalla presenza irriverente e vagamente sovversiva della “lingua di Menelik” giocattolo della tradizione popolare che deve il suo nome proprio alla figura dell’imperatore Etiope. L’esperienza di attraversamento della città offerta da Wu Ming 2 diventa occasione per raccontare le politiche di violenza e dolorosa omertà che caratterizzano il presente interculturale di Palermo.
In Black Rain di Alterazioni Video e Luca Babini un uomo si aggira in un’isola di Lampedusa assolata, misteriosa e sospesa nel tempo, interrogandosi sullo statuto di questa terra – si tratta davvero di un pezzo d’Africa? – sulle sue presunte società segrete e sulla radice del sentimento di paura. Lampedusa sembra essere interessata da un curioso fenomeno meteorologico, la black rain, una pioggia di uomini e donne che cadono dal cielo sotto gli sguardi increduli e grotteschi degli abitanti dell’isola. Alterazioni Video trasformando i flussi migratori da complesso fatto geopolitico a inarrestabile e spettacolare evento atmosferico, decostruisce con ironia e ostentata scorrettezza quelle narrazioni xenofobe e nazionaliste che da decenni fomentano una paura irrazionale d’invasione da parte dell’altro.
Alterazioni Video è un collettivo di 5 artisti fondato a Milano nel 2004 con base a New York, Berlino e Milano. Il loro lavoro è stato esibito internazionalmente in musei e istituzioni dell’arte, tra i quali Manifesta 12 Palermo, 52.a Biennale di Venezia, Manifesta 7, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino e Museo Hamburger Bahnhof di Berlino. Sono conosciuti per Incompiuto Siciliano, un progetto di rilettura del paesaggio italiano e dell’architettura incompiuta esposto anche alla 12.a Biennale di Architettura di Venezia 2010 e al Museo MAXXI di Roma. Negli ultimi 5 anni il collettivo ha prodotto 10 film, raccolti sotto il nome di Turbo Film ed esposti in festival del cinema e spazi dell’arte, tra i quali Performa New York, Milano Film Festival, Art Basel Miami, PAC di Milano. La Fondazione Cineteca Italiana di Milano nel 2016 ha dedicato al collettivo una retrospettiva e una pubblicazione.
Bridget Baker (East London, Sudafrica, 1971) vive e lavora a Cape Town. Ha svolto mostre personali all’interno di: National Arts Festival (Grahamstown, ZA), Centro des Artes Contemporanea (Burgos, ES), The Wapping Project (Londra), MAMbo (Bologna), Diet Gallery (Miami) and Casa Cavazzini (Udine). Il suo lavoro è stato esposto in mostre collettive a: Museum of African Art (New York), South African National Gallery (Cape Town), Palazzo delle Papesse (Siena), the Neue Berliner Kunstverein (Berlino), The American Academy in Rome (Roma). I suoi film hanno partecipato a diversi festiva, tra I quali: Recontres Internationales (Parigi), The 57th International Short Film Competition (Oberhausen, DE), The Glasgow Short Film Festival (Glasgow) e Found Footage Film Festival (Bologna).
Wu Ming 2/Giovanni Cattabriga (Bologna, 1974) vive e lavora a Bologna. È membro fondatore del collettivo di scrittori Luther Blisset con il quale ha pubblicato Q (1999); nel 2000 con l’aggiunta di un quinto membro il gruppo assume il nome Wu Ming pubblicando numerosi libri, tra I quali: Asce di guerra (2000), 54 (2002), Manituana (2007), Altai (2009), L’Armata dei Sonnambuli (2014), L’Invisibile Ovunque (2015). Come autore individuale Wu Ming 2 ha pubblicato: Guerra agli umani (2004), Il sentiero degli dei (2010), Timira (con Antar Mohamed, 2012).
Fare Ala è un collettivo interdisciplinare fondato a Palermo nel 2009 da Luca Cinquemani, Andrea Di Gangi, Adriano La Licata, Luca John Nash and Roberto Romano. Il loro lavoro, del quale si ricorda Pizzo Sella Art Village, Palermo (2013 – in corso) è stato esposto in mostre collettive e personali a: Caffè Internazionale, Palermo (2017), N38E13, Palermo (2016), Parco Eternot, Alessandria (IT) (2016), Museo d’Arte Contemporanea di Alcamo, Alcamo (IT) (2015).