Iva Recchia – Oltre Modo
I quadri di Iva Recchia sono un’esperienza che coinvolge lo sguardo mettendolo alla prova di se stesso e sottopongono l’osservatore a un vedere che è innanzitutto un essere visti.
Comunicato stampa
Domenica 20 gennaio alle ore 17.00, presso la libreria La Feltrinelli di Corso Umberto I, n. 56 a Mantova, aprirà l’esposizione Oltre Modo della pittrice veronese Iva Recchia. All’inaugurazione parteciperanno i curatori Fabrizio Migliorati e Paolo Capelletti.
Iva Recchia nasce a Verona nel 1972. Frequenta il liceo artistico della sua città e l’Accademia di Belle Arti (1990-’92 a Venezia e 1992-’94 a Verona), sezione pittura, con la tesi L’ambiguità in arte, curata dal Prof.Roberto Sanesi. Dopo gli studi collabora, in qualità di assistente, con il pittore Vincenzo Balsamo (1996-2003) e gli scultori Miguel Berrocal (1998) e Sergio Capellini (2001). Oltre ad occuparsi di pittura, dal 2005 insegna al corso libero di disegno presso L’istituto d’arte P. Brenzoni (Sant’Ambrogio di Verona) e in qualità d’assistente all’Accademia di belle Arti Cignaroli di Verona (Pittura e tecniche pittoriche, Prof. Davide Antolini – 2009-2010). Titolare di numerosi premi e riconoscimenti, ha esposto in numerosi musei e gallerie in Italia e all’estero (Roma, Venezia, Milano, New York, Amburgo, San Pietroburgo ecc.).
I quadri di Iva Recchia sono un’esperienza che coinvolge lo sguardo mettendolo alla prova di se stesso e sottopongono l’osservatore a un vedere che è innanzitutto un essere visti. Così scrivono i due curatori, Migliorati e Capelletti: «Riflettendo su questi lavori si ha l’impressione di sprofondare in una reciprocità continua che fa dell’uscita dal quadro la sua interiorità e dello sfondo la sua possibilità di esistenza proprio perché questo bianco è nulla. Un nulla che resiste alla tentazione di essere un niente, che rimane, cioè, nulla vuoto di forme ma accogliente. Nulla ospitale. Qualcosa si staglia su di una superficie e se ne separa, come per negarla, per abiurare ogni legame famigliare. Ma quel legame da rompere è quel legame che si tiene, che resta e, nonostante le volontà, le forze su di esso impresse, resta per dare vita, continuità».