Ivan Falardi – Eyes 206 punti di vista

Informazioni Evento

Luogo
AREA ARCHEOLOGICA DI SAN DONATO
Piazza Giardini Luzzati, Genova, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
11/07/2023

ore 18.30

Artisti
Ivan Falardi
Generi
fotografia, personale

Comunicato stampa

L'11 luglio alle ore 18 inaugura e apre al pubblico a Genova Eyes, 206 punti di vista, un percorso espositivo concepito dall’artista fotografo Ivan Falardi che si sviluppa tra i resti murari conservati nell’Area Archeologica di San Donato. Il sito traccia e mostra l’articolato sviluppo urbanistico della città di Genova dal I secolo a.C. all’età moderna.

103 coppie di occhi sono dislocate nell’intera area archeologica, un’installazione site specific realizzata con la tecnica del Light Painting, un processo sperimentato per la prima volta da Man Ray nel 1935. La tecnica consente di creare volumi, forme e sagome policrome attraverso sorgenti di luce mosse dal fotografo davanti all’obiettivo senza che questi rimanga impresso nello scatto.

Le opere della installazione sono stampate con ChromaLuxe, tipologia di stampa su metallo, che garantisce una qualità impeccabile e ha l'importante prerogativa di utilizzare materiali riciclati ed è riciclabile a sua volta al 100%.

103 coppie di occhi sono 206 punti di vista e nell’intenzione dell’artista vogliono evocare i punti di vista degli abitanti dell’antica comunità un tempo qui insediata, i loro sguardi, i loro confronti visivi e i loro incontri consumati quotidianamente nel percorrere e ripercorrere quegli spazi. La realtà in cui tali individui vivevano, viene così richiamata da occhi contemporanei, affidati metaforicamente alle pietre levigate dal tempo dei diversi “punti” interessati dalle stampe.

L’'installazione tramuta l’area archeologica da “oggetto” osservato a “entità” osservante, portando il visitatore a vivere l’inversione della relazione fruitore-sito con una distorsione della realtà e della nostra percezione: Eyes è il mezzo che consente di generare un sistema circolare di immagini potenzialmente infinito, stimolando un pensiero critico sull’osservare e sull’essere osservati, sulle risorse dello sguardo, sulla sua versatilità e imprevedibilità e sul suo potere comunicativo ed evocativo.

Gli occhi”, afferma l’artista, “generano una vitalità teatrale improbabile in un’area archeologica: parlano un linguaggio cromatico singolare e invitano il pubblico a interagire”: “Per dirla alla Pirandello”, continua, “in quel sentirsi osservati con tanta intensità si nasconde l’urgenza di fare un passo ulteriore, di stravolgere per un attimo la natura distratta del nostro sguardo per trasformarlo in formidabile strumento introspettivo”.

Le misure delle opere vanno da 30 x 45 cm. a 150 x 225 cm.