Ivan Falardi – Let’s Light la grammatica della luce
È questa la prima mostra che progettoarte-elm dedica all’artista Ivan Falardi (1951).
Comunicato stampa
È questa la prima mostra che progettoarte-elm dedica all’artista Ivan Falardi (1951). Si tratta di una mostra di fotografie astratte, un linguaggio nuovo per la galleria milanese. Il suo è un lavoro sul tempo fotografico, sulla lunghezza della posa, che è parte integrante della sua storia professionale. Falardi è uomo di cinema e in ognuna delle sue immagini questo aspetto appare evidente. Laureato in Filosofia negli anni Settanta, con una tesi sul regista ungherese Miklós Jancsó, del quale è stato assistente per un certo periodo, l’artista si è dedicato nel corso del tempo alla regia cinematografica. Durante gli anni dedicati al cinema, la fotografia è stata uno strumento accessorio e costante nei suoi viaggi. A un certo punto del suo cammino, i 25 fotogrammi al secondo sembrano non bastargli più e il regista avverte l’esigenza di confrontarsi con il singolo frame. Così a partire dal 2013 si dedica alla fotografia attraverso il light painting. « È questo il linguaggio più adatto a scandagliare la ricerca verso l’eidolon , l’oggetto della visione che l’artista vuole sottolineare con il suo lavoro; il buio si rivelerà l’eidos, l’oggetto della conoscenza attraverso il quale il fotografo esplorerà le potenzialità di segni, forme, luci, colori», come afferma l’artista stesso. La fotografia diviene il mezzo privilegiato per esprimersi, medium capace di sacrificare la realtà in funzione dei suoi lati nascosti, probabili e indecifrabili, ma non per questo meno rivelatori o evocativi. «Data la natura del suo gesto, l’apparecchio fotografico non registra semplicemente un evento, ma le sue conseguenze. Il fotografo cioè può dedicarsi al gioco della macchina sfruttandone le peculiarità», afferma nel suo testo in catalogo Angela Madesani. In galleria sono opere di grande formato tratte da alcune serie di lavori realizzati negli ultimi anni da Il ventre dell’elefante a Timeless a Grammatica della luce, che dà il titolo alla mostra.
Opening: Thursday 13 Dicember at 6.30 p.m.
Ivan Falardi - Let's Light, la grammatica della luce - The grammar of light -
Curated by Angele Madesani.
This is the first exhibition that progettoarte elm dedicates to the artist Ivan Falardi (1951). This is a show of abstract photographs, a brand new language for the Milan-based gallery. His is a work about photo time, on the length of the photographic pose that is an integral part of his career. Falardi is a man who comes from the world of cinema and in each of his pictures, this issue seems to be evident. Graduated in Philosophy in the Seventies, with a thesis on the Hungarian director Miklós Jancsó, of who he was the assistant for a certain time, the artist over time focused on cinematographic direction. During the years dedicated to the movie, photography was an accessory, but constant tool in his travels. At a certain point of his path, the 25 frames per second don’t seem to be enough for him any longer, and the director feels the need to deal with the single frame. So, since 2013, he has dedicated himself to photography through light painting. “This is the most appropriate language to investigate the search for eidolon, the object of vision the artist would like to highlight through his work. Dark is eidos, the object of knowledge through which the photographer explores the potential of signs, shapes, lights, colours” as the artist himself declares. Photography becomes the privileged medium for expressing himself, a medium capable of sacrificying reality according to its hidden - probable and indecipherable – sides, but not for this reason less revealing or evocative. “Given the nature of its gesture, the camera does not simply record an event, but its consequences. That is, the photographer can devote himself to the camera game, exploiting its peculiarities” points out Angela Madesani in her text in the catalogue. The gallery exhibits large format works taken from some series of works developed in the latest years, from The belly of the Elephant to Timeless and Grammar of light, the latter giving the title to the exhibition.