Informazioni Evento

Luogo
FEDERICO BIANCHI GALLERY MILANO
Via Carlo Imbonati 12, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

mar-ven ore 15-19, sabato su appuntamento

Vernissage
04/04/2013

ore 18

Artisti
Jacopo Prina
Curatori
Federica Morandi
Generi
arte contemporanea, personale

Dal ripetersi di elementi urbani e di simboli del nostro tempo legati ai lavori precedenti, l’artista torna a creare una metafora del mondo intorno a noi, attraverso l’estrapolazione di frammenti della realtà per poi ricomporli sulla tela. La domanda è sempre la stessa: “Dove siamo?”. La mostra Maps raccoglie la più recente produzione dell’artista, in cui si denota un approccio differente.

Comunicato stampa

Federico Bianchi Contemporary Art è lieta di presentare la terza personale in galleria di Jacopo Prina, Maps, che inaugurerà il giorno 4 aprile 2013 alle ore 18.00 in Via Imbonati 12 a Milano.

Dal ripetersi di elementi urbani e di simboli del nostro tempo legati ai lavori precedenti, l’artista torna a creare una metafora del mondo intorno a noi, attraverso l’estrapolazione di frammenti della realtà per poi ricomporli sulla tela. La domanda è sempre la stessa: “Dove siamo?”. La mostra Maps raccoglie la più recente produzione dell’artista, in cui si denota un approccio differente.

La ricerca di Jacopo Prina si evolve: nelle produzioni passate cattura oggetti e persone attraverso la macchina fotografica, come un alchimista che esegue esperimenti e ne presenta i risultati. Si tratta di una visione orizzontale annessa a ritratti e a singole forme come espressione del contenuto interiore. Le persone escono dallo schema sociale cui si riferiscono e sono trasportate in un’altra dimensione. Negli ultimi lavori la prospettiva dell’artista muta e diventa verticale: il riferimento a Google Maps permette una presa diretta della realtà come vista dal satellite, definendo i nostri percorsi e itinerari quotidiani. Gli spazi sono sintetizzati in linee e colori, e gli oggetti prima piccoli e poi grandi, ci indicano la strada da seguire.

Fin dall’infanzia trascorsa a Milano, l’artista viene in contatto con un’infinità di forme geometriche e di oggetti standardizzati: luoghi di passaggio, come la metropolitana, le stazioni ferroviarie e gli aeroporti, ma anche di svago e di divertimento come i parchi giochi e i centri commerciali. Luoghi da utilizzare, non da vivere, in cui gli individui condividono in modo empatico la routine quotidiana. L’occhio è assuefatto e la mente piena di codici identitari che danno vita alla realtà contemporanea: le mappe non sono che metafora della nostra vita perennemente in transito.

Le mappe non offrono una risposta, ma diverse combinazioni. Le forme del vissuto quotidiano sono rovesciate sulla tela, senza dare importanza ad un oggetto piuttosto che ad un altro: è tutto sullo stesso piano. Il punto focale è l’ambiente, e le forme geometriche che si ripetono e si susseguono con dimensioni e ritmi diversi, sono le regole della società contemporanea. La sensazione di smarrimento è paragonabile all’apertura della mappa di una città sconosciuta. Ci troviamo di fronte alle identità morfologiche dei non luoghi.

I non luoghi, come definiti dall’etnologo e antropologo francese Marc Augé, sono ovunque intorno a noi: autostrade, stazioni, aeroporti, supermercati, grandi catene alberghiere, parcheggi e fiere. Si tratta di luoghi apparentemente anonimi, senz’anima, come contenitori di strutture omologate e ripetitive. Anche i numeri diventano geometrici: ogni tela sviluppa un’area apparentemente stereotipata, priva di riferimenti storici e culturali. E’ l’osservatore stesso a dare un’identità a ciascun luogo, riversando su di esso la propria esperienza e memoria. La contraddizione tra luoghi e non luoghi vive nei lavori di Jacopo Prina; sono stimolo per cercare noi stessi e dare risposte alle nostre domande.

Come denuncia l’artista stesso: “L’occhio dell’osservatore rimane spaesato di fronte a queste grandi mappe, sospeso da una forma ad un’altra. La ricerca di una risposta rimane una consapevole utopia”.

Jacopo Prina

MAPS

opening 4th April 2013 ore 6.30 p.m. via Imbonati 12 Milano
4th April 2013 - 30th May 2013

Curated by Federica Morandi

Federico Bianchi Gallery is pleased to announce Jacopo Prina’s third solo show in the gallery, opening on April 4th, 2013 at 6.00 p.m. in Via Imbonati 2, Milano.

From the repetition of urban elements and symbols of our time, bound to his previous works, the artists returns to create a metaphor of the world around us, extrapolating fragments of reality and recomposing them on canvas. The question remains the same: “Where are we?”. The exhibition Maps collects the artist’s most recent production, in which a different approach can be seen.

Jacopo Prina’s research evolves: in his past productions he captured objects and people through the camera, like an alchemist performing experiments and showing their outcomes. It’s a horizontal vision annexed to portraits and single forms as expression of the inner content. People exit the social scheme they refer to, and are carried away in another dimension. In his last works the artist’s perspective mutates and becomes vertical: the reference to Google Maps allows a direct drive of reality as seen by the satellite, defining our routes and everyday itineraries. The spaces are synthesized in lines and colours, and the items – small at first and bigger then, indicate the path to follow.

Since his youth, spent in Milan, the artist gets in touch with an infinity of geometrical forms and standardized items: places of transit, as the underground, railway stations and airports, but also of fun and entertainment like fun fairs and malls. Places to be used, not to be lived, where individuals empathically share their everyday routine. The eye became addicted and the mind is full of identity codes giving life to the contemporary reality: maps aren’t but a metaphor of our life in perennial transit.

Maps don’t offer an answer, but different combinations. The forms of the daily past are overturned on canvas, without giving importance to an item or another: everything’s on the same footing. The focal point is the environment, and the geometrical forms which are repeating and coming in succession with different dimensions and rhythms, like the rules of contemporary society. The feeling of disorientation is comparable to the unfolding of a map of an unknown town. We are facing the morphological identities of the non-places.

Non-places, as defined by the ethnologist and anthropologist Marc Augé, are everywhere around us: motorways, stations, airports, malls, big hotel chains, parking and fairs. These places are apparently anonymous, without a soul, containers of homologated and repetitive structures. Numbers become geometrical too: each canvas develops an apparently stereotyped area, without any historical or cultural reference. It’s the observer himself to give an identity to each place, transferring on it his own experience and memory. The contradiction between places and non-places lives in Jacopo Prina's works; they are an incentive to find ourselves and answer our own questions.

As the artist himself denounces: “ The eye of the observer is lost in front of these big maps, surprised from a form to another. The search for an answer remains an aware utopia”