Jay Heikes – Ra
La mostra Ra nasce dalla fascinazione di Jay Heikes per la natura radioattiva degli oggetti, stimolata in particolare dalla conoscenza delle ricerche controcorrente di Marie e Pierre Curie sulla scoperta del Radio nel 1898 e dal mito legato alla divinità egizia del sole.
Comunicato stampa
Federica Schiavo Gallery è lieta di presentare Ra, la terza mostra personale di Jay Heikes a Roma. In occasione dell’inaugurazione della mostra l’artista presenterà inoltre il libro Trieste, un ampio catalogo che documenta le varie incarnazioni della mostra collettiva organizzata da Heikes tra il 2012 e il 2014. Trieste è stata esposta presso: Federica Schiavo Gallery a Roma, Marianne Boesky Gallery a New York e Grimm Gallery ad Amsterdam. Il lancio del libro si terrà alle ore 18.00 presso la galleria.
La mostra Ra nasce dalla fascinazione di Jay Heikes per la natura radioattiva degli oggetti, stimolata in particolare dalla conoscenza delle ricerche controcorrente di Marie e Pierre Curie sulla scoperta del Radio nel 1898 e dal mito legato alla divinità egizia del sole. Per l'artista, l’accidentale rimando di entrambe le storie alle due lettere R e A, simbolo del Radio e nome del dio Sole, si è connesso al bagliore radioattivo che questi racconti rappresentavano. Dalle cronache sui coniugi Curie, l’artista ha appreso infatti dell’esistenza di un laboratorio perennemente illuminato, durante la notte, da provette contenenti sostanze blu-verdognole. Questa suggestione ha spinto Heikes verso l'impiego di un pigmento fosforescente a base di alluminato di stronzio, elemento, quest’ultimo, trovato radioattivo in alcuni isotopi e dalla rara capacità di negare la struttura base che ci ha donato il sole: quella di percepire il giorno e la notte. Il sole ritorna inoltre, come ‘dio primordiale’, nella narrazione del mito egizio che inizialmente raffigurò il suo ciclo giornaliero attraverso la metafora di un vitello che diventava toro a mezzogiorno, rendeva fertile la madre terra nel pomeriggio e se ne moriva la sera per poi rinascere, ancora suo figlio, il giorno seguente.
Servendosi del nuovo pigmento, Heikes ha re-immaginato il suo studio come un vero e proprio laboratorio incandescente, non diverso da quello che avevano così coraggiosamente creato i Curie più di cento anni prima. L’artista ha rivestito diverse superfici della stanza con cartoni tinti col colorante fosforescente, circondandosi di un bagliore che imitava l'anima più profonda dei propri impulsi creativi. Ogni cartone è diventato una singolare ‘finestra’ di pura fantasia elementare. Il pigmento ha presto infettato anche l'architettura della stanza così come la maggior parte del lavoro presente in studio, facendo emergere molteplici tensioni. Dall’incontro di questa esperienza con l’ultimo ciclo di dipinti ispirati alle pitture rupestri – primo esempio di magia pittorica – sono nati quattro lavori: Ra, Treatment, Day for Night e Die Hippie Scum. Per l’artista, la superficie di queste opere è assimilabile a un tessuto epiteliale sensibile a cicatrizzazioni o a mutazioni degenerative, quali escrescenze e tumori, indotte dall’esposizione alle radiazioni. Sembrerebbe che i nuovi quadri dell’artista necessitino di una transitoria alterazione funzionale dell’organismo al fine di rivendicare un percorso di rinnovamento: tema su cui Heikes è tornato ossessivamente nel corso degli anni.
Questi processi di mutazione e transizione hanno stimolato inoltre una riflessione sul rapporto tra la pelle esterna di un dipinto e la sua interna struttura ossea, il telaio. Giocando sull’associazione di parole cui rimanda il termine inglese ‘stretcher’ (‘telaio’ ma anche ‘barella’), Heikes ha realizzato Self Portrait in Ultra Violet Light e Fragment from the Theory of Everything. In entrambe le sculture, la pittura è costretta a rigenerarsi attraverso un viaggio sciamanico che ha inizio dall’impurità del sé, da uno spazio interiore. La manifestazione di questa trasformazione del putrido continua nella scultura Desire, un calderone riempito da un ammasso di scorie metalliche prodotte dagli scarti del processo di fusione. Durante la lavorazione dei metalli, i fonditori scremano infatti lo strato superiore del liquido versato negli stampi, per rimuovere ogni elemento estraneo e mantenere una sorta di purezza del materiale; quella stessa che l’artista, da difensore dell’alchimia, si è trovato spesso a dover fronteggiare. Nella scultura Desire il tema della purezza è aggirato applicando un ribaltamento di senso che consente ad Heikes di nobilitare il materiale di scarto iniziale, rendendolo veicolo privilegiato per la creazione di questa sua ‘nube di incantesimo’.
Ra si espande ulteriormente con la nuova serie di disegni noti col nome Music for Minor Planets. Originariamente immaginati dall’artista durante le sue indagini sul linguaggio e sugli strumenti che determinano ogni nostra azione, queste composizioni appaiono come grandi spartiti per la scissione del Tempo. La fonte di ispirazione è, ancora una volta, una storia sulla radioattività secondo la quale, le fessure del tempo sono diventate la colonna sonora della nostra marcia progressiva. Heikes interroga la prospettiva lineare della storia intendendola come un collage in costante stato di rielaborazione. Ogni composizione mostra una natura psichedelico-decorativa e ricca di possibilità nata dal tracciato di gesti performativi dell’artista, compiuti in studio e registrati su carta come segni compiuti e pieni di graffiante entusiasmo.
In una sorta di dichiarazione finale, l'artista include infine Quintessence, la rappresentazione della 'natura perfetta' presentata sotto forma di un insieme di stelle astratte. Se siamo davvero fatti di polvere di stelle e nati per bruciare, si solleva la questione delle forme e delle emozioni che ognuno di noi crea lungo la propria strada e tutto ciò che resta da capire sono la consistenza e la forma di ciò che ci è stato tramandato: un S.O.S. sotto forma di rettangolo distorto in perenne mutazione per fornirci un indizio di ciò che significa essere ‘umano’.
Jay Heikes è nato a Princeton, NJ nel 1975. Si è laureato all’Università del Michigan ad Ann Arbor e ha conseguito il Master in Fine Arts all’Università di Yale nel 2005. Dopo la sua prima personale presso l’Artists Space di New York nel 2003, Heikes ha preso parte a numerose mostre collettive in istituzioni quali il New Museum of Contemporary Art di New York (2003) e la Renaissance Society presso l’Università di Chicago (2002 e 2005). Nel 2006, Heikes è stato incluso nella Whitney Biennial: Day for Night, curata by Chrissie Iles e Philippe Vergne. Da allora il lavoro di Heikes è stato soggetto di numerose mostre nazionali ed internazionali tra cui: The Institute of Contemporary Art, Philadelphia (2007); Marianne Boesky Gallery, New York (2007, 2010, 2012 and 2013); The Aspen Art Museum (2012); e Grim Gallery, Amsterdam (2014). Nel 2009, Heikes ha tenuto la sua prima personale presso Federica Schiavo Gallery, Eroding Rainbow, seguita da The Material Mine (2011), e Trieste (2012), un mostra collettiva organizzata dall’artista. Di recente Heikes è stato incluso nella collettiva Painter, Painter al Walker Art Center, Minneapolis (2013). Jay Heikes vive e lavora a Minneapolis.
Federica Schiavo Gallery is pleased to present Ra, Jay Heikes’s third solo show with the gallery. On the occasion of the opening reception of his exhibition, Jay Heikes will also launch the book Trieste, an extensive catalogue documenting the various incarnations of the group show he organized from 2012 to 2014. Trieste has been exhibited at the Federica Schiavo Gallery, Rome, Marianne Boesky Gallery, New York, and Grimm Gallery, Amsterdam. A book signing/launch will be held at the gallery at 6:00 pm.
The exhibition Ra came to being as an indulgence into the radioactive nature of things, specifically in researching the crosscurrents of Marie and Pierre Curie’s discovery of Radium in 1898 and the myth related to the Egyptian God of the Sun. For the artist at first what seemed like an accidental reduction of both histories, to the letters R and A, became an increasingly connected affair through the radioactive glow they represented. Looking at the Curie lab led him to tales of test tubes glowing greenish-blue at night, forcing Heikes towards the employ of a phosphorescent pigment made of Strontium Aluminates. Strontium, an element found to be radioactive in some isotopes, has the ability to deny the basic structure that our elemental god, the sun, has set up for us: that of perceiving day and night. An elemental god bathed in narrative through the Egyptian myth that, strangely, first portrayed the daily cycle of the sun in the form of a calf, growing to be a bull by midday and fertilizing his mother, only to die in the evening and be reborn as his own son the next day.
While using the pigment, Heikes re-imagined his studio as a glowing laboratory not unlike the Curies had so boldly created over a hundred years earlier. He found himself engaged in a process of coating multiple surfaces with the pigment and surrounding himself in a glow that mimicked the inner soul of creative impulses. Walls of cardboard became windows of a different sort: that of pure elemental imagination. As the pigment took its course in infecting almost all of the work in his studio as well as the physical architecture, multiple strains emerged. His continuation and interest in a series of cave paintings as the first example of pictorial magic led to four works that include Ra, Treatment, Day for Night and Die Hippie Scum. Re-approaching them as bodily surfaces just as susceptible to scarring and derivation in the form of growths and tumours, the artist sees them as spawning a cancer parallel to the effects of radiation. It’s as if the paintings need to be sick for a while in order to claim a path of renewal, a theme Heikes has returned to obsessively over the years.
Within this mutation and transition Heikes has understood the relationship of the outer skin of a painting to its internal bone structure in the form of a ‘stretcher’. Playing on this bit of word association, Self Portrait in Ultra Violet Light and Fragment from the Theory of Everything were formed. In both sculptures, painting is forced to re-grow itself through a shamanistic process that begins with the dirt of oneself, a true internal space. In addition, the illustration of this putrid transformation takes the form of a sculpture called Desire, a cauldron containing a dross pile. In the process of casting metal, foundry workers discard a series of impurities by skimming off the top layer of liquid metal from their moulds as a way to retain a kind of purity in the process: a purity the artist finds himself increasingly positioned against as a defender of alchemy. So, it seems only fitting, that what began as a discarded material would become the preferred vehicle for his cloud of incantation.
To further expand the show, Heikes has continued on with a series of drawings known as Music for Minor Planets. Originally imagined during his investigations into language and the tools that determine our every move, the artist sees these compositions as sheet music for the fracturing of time. Again, paralleling the after effects of a radioactive history in which fissures have become the soundtrack to our progressive march, Heikes questions the linear perspective of history as a collage in a constant state of re-working. Psychedelically decorative in nature and steeped in chance, the drawings act as representations of Heikes’ own performative gestures in the studio, ones that are both finite and full of scratchy enthusiasm.
In a final statement the artist includes Quintessence, the representation of ‘perfect nature’ in the form of a collection of abstracted stars. The question arises, if we are indeed made of stardust and born to burn out, are the forms and emotions we create along the way all we have to understand the texture and shape of that which is passed down to us: an S.O.S. in the form of a distorted rectangle forever mutating to provide a clue into what it means to be human.
Jay Heikes was born in Princeton, NJ in 1975. He received his BFA from the University of Michigan at Ann Arbor, and completed his MFA at Yale University in 2005. Following his first solo presentation at Artists Space, New York in 2003, Heikes participated in a number of group exhibitions at venues such as the New Museum of Contemporary Art, New York (2003) and the Renaissance Society at the University of Chicago (2002 and 2005). In 2006, Heikes was included in the Whitney Biennial: Day for Night, curated by Chrissie Iles and Philippe Vergne. Since then, Heikes has been the subject of numerous national and international exhibitions, including shows at The Institute of Contemporary Art, Philadelphia (2007); Marianne Boesky Gallery, New York (2007, 2010, 2012 and 2013); the Aspen Art Museum (2012); and Grim Gallery, Amsterdam (2014). In 2009, Heikes had his first solo exhibition with Federica Schiavo Gallery, Eroding Rainbow, followed by The Material Mine (2011), and Trieste (2012), a group exhibition organized by the artist. Most recently, Heikes was included in Painter, Painter at the Walker Art Center, Minneapolis (2013). Jay Heikes lives and works in Minneapolis.