Jean Arp / Osvaldo Licini
Un percorso espositivo di 150 opere che svela assonanze visive e di poetica fra lo scultore alsaziano – svizzero di adozione –
Jean Arp e il pittore italiano Osvaldo Licini
Comunicato stampa
Dal 13 aprile al 20 luglio 2014 il Museo d’Arte di Lugano presenta la grande mostra Jean Arp-Osvaldo Licini, a cura di Guido Comis (Museo d’Arte) e Bettina Della Casa (Museo Cantonale d’Arte). Anticipando la filosofia che sarà propria del nuovo centro culturale LAC (Lugano Arte e Cultura), la cui apertura è prevista per il settembre 2015, la mostra si sviluppa attorno al concetto di dialogo e di confronto, ponendosi così in continuità con la linea espositiva inaugurata nel 2013 con Klee-Melotti. La città di Lugano, tradizionale crocevia fra Svizzera e Italia, Nord e Sud Europa, è da sempre luogo di incontro e confronto tra figure di diversa origine che ne mette in luce sensibilità e caratteristiche comuni.
Arp e Licini sono uniti dalla ricerca dell’“elementare” e rivendicano la necessità di individuare nell’arte una dimensione spirituale, un momento originario, basato sulla ricerca di elementi primordiali.
Entrambi indagano il mistero della relazione fra uomo e natura attraverso un vocabolario di forme essenziali, ma allo stesso tempo si possono apprezzare alcune differenze nella poetica dei due: se la natura rappresenta per Arp lo spazio in cui esplorare forme e processi al fine di formulare un inedito linguaggio visivo, per Licini essa è invece il luogo del mito, la dimensione a cui attingere per dare forma a un immaginario fantastico.
Il percorso espositivo si articola in una successione di capitoli: dagli anni di formazione, verso l’astrazione geometrica, la mostra si sofferma sull’indagine dell’universo naturale, sull’uso delle lettere e dei simboli per chiudersi con un’importante sezione dedicata alla figura biomorfa. Parti del corpo, forme organiche, paesaggi, lettere dell’alfabeto o oggetti quotidiani vengono trasfigurati e ricombinati, come se gli artisti ambissero – ponendo in relazione elementi della natura e simboli astratti – a cogliere le dinamiche che presiedono a processi invisibili e rivelare le regole alla base del divenire delle cose.
La mostra non si esaurisce in un dialogo a due voci, ma propone anche opere di artisti che Arp e Licini amarono o che condivisero il loro stesso orizzonte di ricerca, come Auguste Rodin, Henri Matisse, Moise Kisling, Amedeo Modigliani, Paul Klee, Vasilij Kandinskij, Alberto Magnelli, Josef Albers e altri ancora. Un ruolo di particolare rilievo riveste, inoltre, la figura di Sophie Taeuber-Arp, dal 1915 compagna di Jean Arp, nonché autrice di opere che destarono profondo interesse in Licini.
Jean Arp e Osvaldo Licinihannoattraversato le avanguardie, ma interpretandole in modo sempre originale.
Artista cosmopolita per vocazione l’uno, solitario per elezione l’altro, furono segnati da una sorte radicalmente diversa: Arp fornì i fondamenti del linguaggio di tante forme espressive del secondo Novecento, dal Neo-dada al Minimalismo; Licini rimase unico e inimitato nella sua personalissima dimensione simbolica, figura mitica nel panorama della contemporaneità.