Jean Dubuffet – Tra musica e pittura
Attraverso un dialogo tra opere pittoriche e riproduzioni audio e video, l’esposizione svelerà affinità e punti d’incontro tra la pittura e le pionieristiche sperimentazioni musicali di uno degli artisti più eclettici del Novecento.
Comunicato stampa
“Nella mia musica, ho voluto mettermi nei panni di un uomo di cinquantamila anni fa, che ignori tutto della musica occidentale e che s’inventi una musica senza alcun riferimento, senza alcuna disciplina, nulla che possa impedirgli di esprimersi in modo assolutamente libero per il proprio piacere. Ciò è esattamente quello che ho cercato di fare nella mia pittura…”
Jean Dubuffet
La galleria Tommaso Calabro è lieta di annunciare la mostra Jean Dubuffet: tra musica e pittura, che sarà visitabile dal 5 febbraio al 23 marzo 2019. Attraverso un dialogo tra opere pittoriche e riproduzioni audio e video, l’esposizione svelerà affinità e punti d’incontro tra la pittura e le pionieristiche sperimentazioni musicali di uno degli artisti più eclettici del Novecento.
L’incontro tra Jean Dubuffet (1901-1985) e la musica avviene quando l’artista, ancora bambino, inizia a suonare il pianoforte. Durante gli anni trenta, l’abbandono di questo strumento a favore della fisarmonica suggerisce un precoce allontanamento dell’artista dagli strumenti musicali nobili. Il distacco da un approccio tradizionale alla musica porterà Dubuffet a svilupparne una concezione fortemente anticulturale, così come aveva già fatto in pittura. All’inizio degli anni sessanta, Dubuffet avvia una serie di sperimentazioni musicali che sanciscono il suo rifiuto di una musica dalle regole prestabilite. Iniziate in collaborazione con il pittore danese Asger Jorn e poi condotte sia da solista che in duo con musicisti e intellettuali, queste esperienze musicali consistono in sedute di registrazione su nastro magnetico in cui il suono di strumenti di ogni tipo – strumenti classici ed etnici, flauti di legno, tamburelli, sonagli e chitarre – si accompagna a ritmi sincopati che non seguono nessuno spartito. Quando impiegata, la voce umana viene usata in modo libero, in rottura esplicita con le regole apparentemente universali di armonia e melodia. Nella sua ricerca musicale, Dubuffet aspira a sostituire i ritmi melodici consolidati dalla tradizione con una profusione di rumori indistinti che si mescolano, si sovrappongono e si ostacolano. Così come la sua pittura, quella di Dubuffet è una musica “brute”, non oggetto di contemplazione auditiva, ma di suggestione sensoriale.
In Italia, Carlo Cardazzo è il primo a supportare le pionieristiche sperimentazioni di Dubuffet in ambito musicale. Il gallerista, dopo aver organizzato mostre personali dell’artista a Milano e a Roma, rimane entusiasta delle nuove ricerche di Dubuffet, trovando nella sua musica insolita una vera e propria “rivelazione” da divulgare. Nel 1961, Cardazzo supporta la realizzazione di un cofanetto contenente sei dischi con le Esperienze musicali di Jean Dubuffet. L’anno successivo, una raffinata pubblicazione delle Edizioni del Cavallino con testo introduttivo di Beniamino Dal Fabbro ne propone una lettura critica, riproducendo le sei copertine disegnate da Dubuffet per i suoi dischi.
Con la mostra Jean Dubuffet: tra musica e pittura, la galleria Tommaso Calabro ripresenta l’opera del maestro francese a Milano – città della prima mostra monografica di Dubuffet in Italia – in un momento di sua riscoperta nella penisola, in concomitanza con la retrospettiva dedicata all’artista dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia.
Il percorso espositivo si snoda attraverso tre sale della galleria. Nella prima, la proiezione di estratti video introdurrà al pubblico la figura di Dubuffet come artista-musicista. Le altre due sale saranno dedicate ad un confronto visivo-uditivo delle sperimentazioni artistiche del maestro francese. La “materiologie” dei brani musicali di Dubuffet, dove i rumori e i suoni più svariati, seppur riconoscibili, si mescolano gli uni agli altri, riflette quella dei suoi quadri, dove la varietà dei materiali impiegati si amalgama in una sinfonia sempre nuova. La riproduzione di alcuni brani tratti dai sei dischi di Esperienze musicali animerà dunque le altre due sale della mostra, dove saranno esposte opere pittoriche dell’artista realizzate tra gli anni quaranta e gli anni sessanta. Così facendo, si darà voce alle parole di Beniamino Dal Fabbro, secondo il quale “Dubuffet, sebbene seduto al pianoforte, con uno zufolo al labbro, e impugnando mazze da timpani e da cimbali (…) non abbia mai cessato d’esser pittore, ossia di tentare di riprodurre coi suoni e coi ritmi gli effetti, le superfici, le sagome, le variegature, il formicolío, la sprezzatura di segno, la tracotanza d’immagini, la trita e iridescente poesia che son propri ai suoi quadri.”