Jeannette Montgomery Barron – Scene
La mostra presenta una selezione di ritratti fotografici di artisti realizzati a New York negli anni Ottanta, parte dei quali sono presenti nella pubblicazione “Scene”.
Comunicato stampa
”Something was happening and everybody knew it. I can tell you one thing: it was a lot of fun”.
Con queste righe Jeannette Montgomery Barron apre Scene, la pubblicazione che accoglie una intensa galleria dei suoi ritratti fotografici di artisti, galleristi, critici, dealers, personalità del mondo dell’arte negli anni Ottanta a New York.
Proprio questo approccio di una giovanissima fotografa che ha potuto frequentare la scena artistica newyorkese, a cui approda alla fine degli anni Settanta, tende a restituirci uno sguardo dall’interno e contestualmente dall’esterno su questo vitalissimo momento culturale nella grande mela in cui eclettismo e divergenze erano la norma.
Lo sviluppo di una consapevolezza critica “post modernista” - attraverso punte avanzate di pensiero sviluppate da molti artisti - si esprime in un contesto nel quale anche il settore privato assume sempre più importanza nella produzione artistica, con una ricerca quasi frenetica di nuovi talenti.
Il successo artistico è correlato al concetto di celebrità: per la prima volta anche artisti giovanissimi divengono vere e proprie star (due esempi per tutti Haring e Basquiat).
A New York la scena che si sviluppa nell’East Village e a Soho, il contesto culturale trasgressivo e pieno di energia, percepibile in luoghi come Area, Mudd Club, Odeon, e naturalmente nella Factory di Warhol, traslano in questi ritratti fotografici intensi e magnetici che trasmettono la netta percezione di come e perché queste figure siano divenute vere e proprie icone, figure di culto che hanno saputo imprimere un modello di stile fashionable nei decenni successivi con una declinazione in molti ambiti creativi, non solo nell’arte, a livello internazionale.
Per la Collezione Maramotti è particolarmente interessante presentare una selezione di ritratti di artisti attivi in questo periodo le cui opere rappresentano un’importante core della Collezione, fortemente vocata all’arte americana degli anni Ottanta e Novanta: si offre in tal modo ai visitatori la possibilità di dare un volto agli artisti e creare una connessione con il percorso visuale della collezione permanente.
Percorrendo la mostra il visitatore si trova face to face con ritratti a dimensione naturale la cui sequenza propone un complesso sistema di relazioni tra questi soggetti: dal gruppo strettamente connesso alla Factory a quelli che si sono avvalsi della fotografia e della performance nella loro accezione politico-sociale, al gruppo di pittori coagulati sulla ricerca di una nuova vitalità del segno pittorico dal graffitismo al neoespressionismo alla new geometry.
La mostra si accompagna a un piccolo libro speciale che accoglie testimonianze di quegli anni attraverso la forma del diario, della notazione, degli scatti presi negli studi e nelle case o nei clubs: un percorso minimale e intimo certo rispetto a importanti testi storici e critici dedicati a quegli anni, ma sicuramente interessante, in grado di trasmetterci il sentimento di un momento a chi non l’ha vissuto.
In mostra ritratti di: John Ahearn, Donald Baechler, Jean-Michel Basquiat, Mike Bidlo, Ross Bleckner, James Brown, Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Moira Dryer, Eric Fischl, Fischli & Weiss, Julio Galan, Leon Golub, Peter Halley, Keith Haring, Jenny Holzer, Alex Katz, Barbara Kruger, Annette Lemieux, Robert Mapplethorpe, McDermott & McGough, Luigi Ontani, Rene Ricard, David Salle, Kenny Scharf, Julian Schnabel, David Shapiro, Cindy Sherman, Starn Twins, Philip Taaffe, Rigoberto Torres, Andy Warhol