Jennifer Crisanti – Roby Woo

Informazioni Evento

Luogo
GALLERIA33
via Garibaldi 33 52100 , Arezzo, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da martedì a domenica con orario 16.30 - 19.30 o su appuntamento

Vernissage
06/02/2015

ore 19

Artisti
Jennifer Crisanti
Curatori
Tiziana Tommei
Generi
arte contemporanea, personale

Galleria 33 presenta la mostra Roby Woo, personale di pittura dell’artista Jennifer Crisanti, a cura di Tiziana Tommei.

Comunicato stampa

Ruby Woo - Paintings by J. Crisanti

Galleria 33 presenta dal 6 al 28 febbraio 2015 la mostra Roby Woo, personale di pittura dell’artista Jennifer Crisanti, a cura di Tiziana Tommei. L’inaugurazione è fissata per venerdì 6 febbraio dalle ore 19 presso Galleria 33, in via Garibaldi 33 ad Arezzo. L’artista, Jennifer Crisanti, sarà presente all’inaugurazione.

La mostra

In mostra si presenta la produzione dell’ultimo anno dell’artista: dai disegni Ballerine Series, realizzati tra il 2013 e il 2014 a Madrid, alle opere Untitled, spray e acrilico su compensato, dipinte al suo arrivo in Toscana, fino alle creazioni del soggiorno cortonese Three women in blue hats e Bird Hunter. Infine, gli ultimi lavori realizzati in Canada tra dicembre 2014 e gennaio 2015, chiudono il cerchio e collegano idealmente le tappe di quest’ultimo anno, costituendo il minimo comune denominatore di un iter artistico che, partendo, agli esordi della carriera, dal ritratto inteso nella forma di crudo realismo psicologico, è sfociato, nel corso degli anni, in un ripiegamento interiore volto ad esorcizzare aspetti reconditi e spettri interiori. Forme che oggi emergono – citando il titolo di un lavoro dell’artista – con bellezza, coraggio e verità.

Testo Critico

«Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo all'interno di noi stessi il luogo della nostra origine, per rinascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente.»
Rainer Maria Rilke, Lettere Milanesi.

Mi trovo con Jennifer Crisanti e siamo in procinto di vedere alcuni dei suoi più recenti lavori. Stiamo per varcare la soglia dello spazio espositivo quando Jennifer si ferma, estrae dalla borsa il rossetto e lo indossa. Mi dice che ha sempre usato quella tonalità, un rosso rubino che ha un nome incredibilmente musicale e che, tradotto, rimanda al corteggiamento amoroso. Subito collego questo all’opera icona della mostra Prima ballerina 33 & man, sia per il soggetto, che per quella figura femminile così leggera, libera e dinamica, che è il file rouge dei lavori di questa artista e il suo alter ego. Le macchie rosse, le labbra dei suoi personaggi, che talvolta assumono la morfologia di farfalle, rappresentano una costante con una duplice valenza, non solo contenutistica, ma anche formale. Rappresentano fulcri compositivi e ideali punti di equilibrio. Infine, il richiamo al mondo del fashion, è tutt’altro che fuori luogo: non solo per i trascorsi professionali dell’artista, ma per lei stessa, per il suo look, per i dettagli che la caratterizzano, e, ovviamente, in risposta alla relazione intima e viscerale che, nel momento della creazione, questa artista ha rispetto alle sue opere.

La prima volta che ho visto i lavori di Crisanti era il 2 novembre 2014 e ammetto di aver provato un forte stupore. Avevo ricevuto l’invito alla mostra Looking for Ilena, allestita a Cortona nell’ottobre 2014. Osservando l’opera simbolo, Three women in blue hats, e sfogliando la brochure - che presentava solo alcune dei lavori in mostra - seguo le linee sinuose, fluttuanti tra delicati accordi tonali, in composizioni che, mimando a prima vista la tecnica dell’acquerello, appaiono trasparenti, leggere e delicate. La sensazione è di un lavoro coerente, interessante e di creazioni capaci di infondere una sorta di joie de vivre di matissiana memoria. Eppure alcuni dettagli come il ductus, il rapporto tra figure e spazio e l’uso del nero, come anche del rosso – si veda in primis l’opera Black dream – e la scelta di taluni titoli, mi portavano in un’altra direzione, suggerendomi un mix di potente energia trattenuta e claustrofobia.
In visita alla medesima mostra in vicolo Venuti 8, accanto a opere come Three women in blue hats e Bird Hunter, ecco apparire i due Untitled, tecnica mista su compensato: figure spettrali, zombie, ombre distorte e deformate che, sospese in una dimensione indecifrabile, compaiono come entità solitarie, drammatiche e contaminate. Segue la scoperta della serie delle ballerine su carta: supporto povero e due chiodi, lunghi come spilli, che fissano ciascun disegno al muro, ma disposti non alle estremità del foglio, bensì in punti cardine della rappresentazione, e dal punto di vista compositivo e da quello del soggetto. Mi guardo intorno e avverto come una sorta di vertigine: la sensazione è quella di essere stata catapultata in un film di Alfred Hitchcock o tra le prospettive distorte degli spazi tentacolari di Ludwig Kirchner. Capisco che, estrapolando da tutti quei lavori la forma primigenia e osservandoli quasi come fossero radiografie, mi ero fatta ingannare, fermandomi alla superficie.

L’ossessiva reiterazione della silhouette femminile, ridotta all’essenza, ma mai privata di taluni connotati che dichiarano esplicitamente la sua appartenenza, nonché carica sessuale, rappresenta la sintesi e il punto di arrivo di una ricerca espressiva volta all’acquisizione di una libertà assoluta, all’insegna di stile personale e fortemente istintivo. Il tratto nervoso, continuo e ininterrotto, apparentemente improvvisato e non curato, è in realtà il risultato di un meditato percorso interiore e di una sofferta sperimentazione. I formati allungati delle composizioni, così come l’uso esclusivo del rettangolo, spesso esasperato all’eccesso e di rado portato vicino alla regolarità del quadrato, sono una firma.
Altra questione nodale è il rapporto con lo spazio, da intendere sia come realtà della rappresentazione, che come luogo d’azione e vita dell’artista. Nel primo caso, ossia quello della dimensione interna al quadro, si osserva un’intima relazione, che unisce in un riverbero cromatico e di forme, i corpi al contesto, quasi a costituire una simbiosi e una mimesi. C’è poi l’ambiente in cui si trova a creare l’artista ove si riscontra la capacità di Crisanti d’immergersi in modo soggettivo e viscerale nella realtà in cui si muove. Di origini canadesi, si forma tra il Canada e la Spagna, madrilena d’elezione, arriva in Italia a Cortona e traduce il suo leitmotiv con una nuova veste, impregnata dei colori e delle sensazioni che riceve da quel contesto e che poi decodifica nel suo linguaggio.
Il dinamismo convulso delle sue danzatrici, la purezza e il primitivismo delle opere su carta, l’ansia di ricerca formale, la relazione con il contesto sono tutti elementi imprescindibili al fine della comprensione delle opere. Tuttavia, quello che più interessa è la trasposizione del proprio mondo interiore nella dimensione del quadro, trasfigurando se stessa in linee continue, serpentine, a formare eserciti danzanti le cui unità sono esseri femminili inafferrabili, imperscrutabili e per questo terribilmente affascinanti e desiderabili.

L’artista

Jennifer Pérez Crisanti è nata nel 1976 a Calgary, in Canada. Inizia a dipingere da autodidatta all’età di diciassette anni, manifestando da subito l’interesse per la rappresentazione della figura umana. A vent’anni si trasferisce per un anno in Giappone, dove entra in contatto con l’artista Tony Wong. Rientra poi in Canada e avvia la sua carriera espositiva: l’esordio risale al 2001, presso la Cube Gallery a Calgary, all’interno della collettiva The Reflected. Seguono le mostre New paintings and drawings (2002), My Reflection (2003), New Contemporaries (2004) e Visual Candy (2005). Il 2004 è l’anno della sua prima mostra personale in Canada, Making beautiful /when logics die, alla quale segue In & out love (2005). Nel 2005 si trasferisce in Spagna, a Madrid, dove frequenta lo studio del pittore Juan Gomila. Nel 2006 a El cabo Del Gatos tiene la personale Retratos. Nel 2011 torna sulla scena artistica con la mostra personale Gigi Crisanti.View into a visionary’s closet, presso Claudio Coello, a Madrid. Dal 2012 abbandona il mondo della moda per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Nel medesimo anno tiene la personale Oscillate Calmly. An Installation of paintings and drawings in The Gin Room Madrid, a cui segue Zombies, a Ramses, Madrid. Nel 2014 si sposta in Italia, a Cortona. Espone a Palazzo Casali a Cortona nell’ambito de Mostra internazionale di Arti visive Omaggio a Gino Severini-Premio città di Cortona e inoltre in una serie di personali: Una mirada en mi interior, una evolución, un viaje a Valladolid, Looking for Ilena a Cortona e infine presso Hangar Fantacci Design a Prato. Le sue opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, in Canada, Spagna, Asia, Europa e Nord America.

Informazioni tecniche

La mostra Ruby Woo sarà visitabile ad ingresso libero fino al 28 febbraio 2015, aperta da martedì a domenica con orario 16.30 - 19.30 o su appuntamento. Si segnala inoltre che presso Hangar Fantacci Design, in via Frascati 67 a Prato è esposta una selezione delle opere dell’artista, realizzate durante il soggiorno cortonese.