Jernej Forbici / Marika Vicari – Everywhen
Una mostra di notevole impatto apre la nuova stagione espositiva 2015/2016 a LATINA. JERNEJ FORBICI e MARIKA VICARI, due artisti alla loro prima personale in ROMBERG con un progetto site specific per lo spazio ROOMBERG Project Space.
Comunicato stampa
Una mostra di notevole impatto apre la nuova stagione espositiva 2015/2016 a LATINA. JERNEJ FORBICI e MARIKA VICARI, due artisti alla loro prima personale in ROMBERG con un progetto site specific per lo spazio ROOMBERG Project Space.
Le cose che il bambino ama rimangono nel regno del cuore fino alla vecchiaia. La cosa più bella della vita è che la nostra anima rimanga ad aleggiare nei luoghi dove una volta giocavamo.
Khalil Gibran
La storia dell’arte è costellata di coppie, marito e moglie, entrambi artisti, entrambi di fama. Una costellazione di esperienze nel campo artistico che mettono in simbiosi vita e lavoro. Posso citarne alcuni che siano dissimili come Georgia O’Keeffe e Alfred Stieglitz, o affini, prendendo ad esempio Hans e Sophie Arp, o perfino complici nel caso di Marina Abramović e Ulay. Jernej Forbici e Marika Vicari sono una coppia, sono sposati e sono come due poli di una stessa calamita.
EVERYWHEN riassume i primi dieci anni del loro cammino insieme. Anche se le rispettive produzioni viaggiano indipendenti su binari che potrei facilmente definire paralleli, il concetto che sottende alla ricerca di entrambi è il loro rapporto con la natura. Entrambi ne esplorano la dimensione artistica con impresso nella retina un gioco di specchi e di rimandi che parte dai ricordi d’infanzia, ai giorni nostri. La natura, la “rubano” col cuore e con gli occhi. Mi viene da pensare che siano le due lenti di un paio di occhiali: una lente vede il sogno e l’altra ciò che di quel sogno rimane. Incanto e disincanto. Incontaminata, contaminata.
I paesaggi di Vicari, echi del suo rapporto con la natura, dei boschi nei quali si inoltrava intorno a Vicenza, città natale, intimi e profondi: un piacere estetico. Le campagne di Forbici, eco, di contro, di un passato perduto delle sue terre slovene, visione infranta dal passaggio della modernità, che i ricordi li ha offuscati: una denuncia.
Un excursus che prende il via dalla primissima mostra personale di lei, Marika, anno 2004, Una stanza per sognare e una dirompente e romantica installazione pittorica. Riproposte nello spazio di Latina le tre grandi tavole originali 180x450 cm, grafite, acrilico, olio, resine acriliche e resine bituminose ad aprire un ideale squarcio nella parete, un bosco senza fine, dai colori delicati, estivo e sognante. Trucioli di legno adagiati per terra, un grosso album nero di appunti e disegni da esplorare, il richiamo all’infanzia, alla leggerezza tramite due funi appese al soffitto e legate ad una tavola: un’altalena rossa. Un gioco antichissimo, risalente ai miti greci, e il cui movimento oscillatorio viene associato all'idea di rinascita, di energia e…all’idea di vertigine.
La stessa vertigine, quel senso di distorsione sensoriale, che ripercorre il grande lavoro di lui, Jernej. All’altro capo della galleria una tela realizzata ad hoc, anno 2015, una grande tavola 180x450 cm, olio e acrilico, la perfetta nemesi di quello della consorte. L’illusione poetica in questo caso, però, si spegne. La vertigine aumenta e il baratro si spalanca sotto i nostri piedi sospesi nel vuoto. Forbici ci trascina in una natura tutt’altro che accomodante, il paesaggio che raffigura, la sua natura, è pervasa da un senso di perdita. Il colore rosso domina lo spazio, non verde, e le pennellate sono ampie e pastose. Una natura bucolica, quella del suo paese di origine, Kidričevo in Slovenia, violata dalla mano armata del cieco progresso. La sua terra segnata da cambiamenti sociali, politici, ma soprattutto ambientali.
Il rosso dell’altalena, il rosso carico nelle tele. Il delicato tratto di lei scivola sulle tavole di legno, la pennellata energica di lui travolge la tela. 2004, 2015. Marika Vicari, Jernej Forbici. Più di dieci anni separano questi lavori. Un filo conduttore che riunisce idealmente il percorso della loro carriera e crea quello all’interno dello spazio della Romberg. Tra un’opera e l’altra, tra i due poli della stessa calamita, appesi alle pareti della galleria, il loro cammino artistico: una costellazione di piccoli lavori, tavole di legno per lei e piccoli riquadri intelaiati per lui. Mano nella mano, creatività e amore, legami personali come sintonie artistiche. Intimamente intrecciati, i due artisti seguono una traiettoria comune che guarda ad un passato che è già un futuro...
Per tutto il tempo - EVERYWHEN.
(Testo di Gaia Conti)