Jo-Anne McArthur – Rachel’s Promise
La mostra della fotografa canadese Jo-Anne McArthur Rachel’s Promise. Negli occhi dei gorilla, al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste.
Comunicato stampa
Inaugura martedì 11 luglio alle ore 18 la mostra della fotografa canadese Jo-Anne McArthur Rachel's Promise. Negli occhi dei gorilla, al Museo Civico di Storia Naturale di Trieste.
La mostra, a cura di Deborah Arbulla, Nicola Bressi e Margherita Barnabà è organizzata dal Museo di Storia Naturale di Trieste con la collaborazione di RAVE East Village Artist Residency, progetto che beneficia del supporto della Regione Autonoma FVG e di Vulcano unità di produzione contemporanea.
Allestita con modalità site specific all'interno del Museo, la mostra, composta da una serie di stampe fotografiche e due video-slide show, concettualmente diviene la soglia tra la sala dei primati e la sala dell'evoluzione dell'uomo, come un margine che si fa via via più sottile nel procedere delle immagini.
Da diversi anni Jo-Anne McArthur si occupa come fotogiornalista del complesso rapporto tra animali umani e non umani, e delle prevaricazioni dei primi sugli altri. Pertanto, come stigmatizza Margherita Barnabà, Jo-Anne ha deciso di trasformare la sua macchina fotografica in uno strumento per creare cambiamento, ed il mutamento diviene possibile soltanto innanzi ad una consapevolezza in grado di innescare una reazione: l'apertura di un quesito.
In questo caso specifico però l'autrice si trova a condividere e testimoniare un momento di grande gioia: il mantenimento di una promessa.
Rachel Hogan diversi anni prima aveva lasciato la sua Birmingham per trasferirsi nel Cameroon presso l'Ape Action Africa, allo scopo di dedicarsi alla ricerca di un futuro per i gorilla che aveva incontrato: aveva promesso loro che non si sarebbe data pace fintanto che non avessero avuto una giungla-rifugio adatta ad accoglierli. E queste immagini, sequenze di un passaggio dalle gabbie satellite alla nuova casa di 1 km per un 1 km di giungla, raccontano una narrazione personale ed intima.
Agli scatti di reportage più immediati si alternano ritratti nei quali la singolarità dei soggetti emerge potente: a momenti fugaci colti durante le azioni, dove la presenza della fotografa rende lo spettatore stesso testimone, si contrappongono lunghi sguardi non umani rivolti dritti verso l'obiettivo. E in quegli sguardi Jo-Anne da osservatrice diviene osservata, e quelle pupille salde puntate sull'obiettivo vengono rivolte anche a noi, osservatori innanzi alle sue foto.
Nelle parole di Nicola Bressi, del Museo di Storia Naturale: 'Avete mai guardato negli occhi un gorilla? Se lo fate non potete non cogliere un certo imbarazzo (forse di entrambi) nel trovarsi di fronte un individuo di una specie che è anche una persona non umana.
I gorilla, di entrambe le specie (Gorilla gorilla e Gorilla beringei) sono degli animali con una fortissima vita interiore ed emozionale. I gorilla ridono, posso deprimersi, provano affetto (chissà, forse amore?) per i loro simili ma anche per altre specie animali. Hanno preferenze estetiche individuali, sanno usare strumenti e diversi gruppi sociali hanno diversi modi di procacciarsi il cibo e differenti ricette per prepararlo. Hanno cioè una cultura e una società fatta di individui con le loro personalità.
Non si può dunque non provare imbarazzo nel guardare negli occhi un gorilla. Imbarazzo che diviene vergogna se il gorilla è in gabbia.'
'E' da immagini come queste che dovremmo imparare una lezione di umiltà e ricordarci della necessità di proteggere e tutelare ogni forma di vita del mondo in cui viviamo, prima di essere costretti a rimpiangere la presenza degli altri animali nella loro essenza e diversità, che altrimenti rimarrà custodita soltanto nelle vetrine dei musei.' (M. Barnabà)