Informazioni Evento

Luogo
MIC - MUSEO INTERATTIVO DEL CINEMA
v.le Fulvio Testi, 121 , Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Martedì – Domenica, 15:00 – 19:00

Vernissage
15/04/2023

ore 18 su invito

Artisti
Jonas Mekas
Curatori
Francesco Urbano Ragazzi
Generi
arte contemporanea, personale

Cineteca Milano è lieta di annunciare l’inaugurazione di Jonas Mekas. Cinema Is Young!, la mostra a cura di Francesco Urbano Ragazzi che in Italia conclude Jonas Mekas 100!, il programma internazionale di iniziative promosse dal Lithuanian Culture Institute per celebrare il centenario dalla nascita del regista fondatore del New American Cinema Group.

Comunicato stampa

Cineteca Milano è lieta di annunciare l’inaugurazione di Jonas Mekas. Cinema Is Young!, la mostra a cura di Francesco Urbano Ragazzi che in Italia conclude Jonas Mekas 100!, il programma internazionale di iniziative promosse dal Lithuanian Culture Institute per celebrare il centenario dalla nascita del regista fondatore del New American Cinema Group.

Più che una mostra, Cinema is young! è il punto di arrivo di un percorso itinerante che ha attraversato la penisola da Roma a Napoli, passando per Bologna, Pesaro e Venezia. È inoltre, secondo le parole dei curatori, il capitolo finale di una trilogia dedicata all’artista: «Se la mostra appena conclusa al Mattatoio di Roma aveva un carattere retrospettivo e quella al Padiglione dell’Esprit Nouveau di Bologna si concentrava sul simbolo dell’albero, il progetto che abbiamo pensato per la Cineteca di Milano ha l’obiettivo di evidenziare la posizione di Mekas nella storia del cinema occidentale».

Allestita nelle sale del MIC - Museo Interattivo del Cinema, la mostra enfatizza la natura allo stesso tempo cinematica, educativa e relazionale dello spazio espositivo. Una selezione di film, video, serie fotografiche e documenti che esemplificano la settantennale produzione del regista sono esposti all’interno della vasta collezione dell’istituzione milanese. L’opera di Mekas è presentata così come un punto nodale nel percorso che dalle origini del cinematografo si spinge verso le nuove frontiere del digitale

Quello di Mekas è un cinema personale. Nei film dell’artista la macchina da presa diventa un diario in cui l’autore registra, giorno dopo giorno, i frammenti di intensità della propria esistenza. Ogni attimo è restituito in un montaggio che sfugge alla narrazione lineare per avvicinarsi al linguaggio della poesia.

Questo incessante filmare non ha tuttavia un carattere intimista. È piuttosto un esercizio di meditazione su di sé che raggiunge una dimensione politica. Mekas usa la sua cinepresa Bolex per radicarsi in una metropoli in cui vive da esule. Arriva infatti a New York da profugo nel 1949, assieme al fratello Adolfas, dopo aver vissuto l’occupazione sovietica della Lituania, la detenzione in un campo di lavoro nazista a Elmshorn, e la permanenza per quattro anni nei campi profughi di Wiesbaden e Kassel.

Vivere filmando diventa per Mekas un modo di stare al mondo. Il nuovo senso di appartenenza che l’artista trova nel cinema lo spinge non solo a realizzare circa cento film, ma anche a fondare alcune delle istituzioni che hanno permesso la diffusione e conservazione del cinema indipendente: la rivista Film Culture (1954), la cui collezione completa è esposta in mostra, la Film-makers Cooperative (1961) e gli Anthology Film Archives (1970). È inoltre grazie a questo doppio ruolo di artista e organizzatore che Mekas diventa l’anello di congiunzione tra le avanguardie americane del dopoguerra: dalla Factory di Andy Warhol al movimento Fluxus di George Maciunas, Shigeko Kubota e Yoko Ono, dalla musica dei Velvet Underground alla poesia della Beat Generation.

Cinema Is Young! inscrive questa parabola formidabile in un ampio orizzonte storico, consentendo di cogliere una serie di legami non solo con artisti e cineasti della stessa generazione di Mekas, ma anche con coloro che lo hanno preceduto e seguito. Da un lato, la mostra racconta la frenesia degli Anni ’60 e ’70 in cui nasce il New American Cinema Group, la nouvelle vague americana che si oppose a Hollywood e alla sua industria. Dall’altro lato, insegue l'artista nella sua produzione più recente, che abbraccia con naturalezza l'avvento del digitale, prefigurandone gli sviluppi. Così accade ad esempio nell’installazione su dodici schermi Dedication to Fernand Léger, presentata per la prima volta in Italia, che unisce le origini del cinema d’avanguardia e la tecnologia video nel sogno di realizzare un film lungo ventiquattr’ore.

Cinema Is Young! celebra l’eterna giovinezza del cinema di Jonas Mekas. Un cinema che si produce al ritmo della vita e che senz’altro ha anticipato quest’epoca in cui ognuno ha una telecamera in tasca. Un cinema che, come dice Mekas nel suo Anti-100 Years of Cinema Manifesto, nasce daccapo a ogni nuovo ronzio della macchina da presa, a ogni nuovo ronzio del proiettore.

Per tutto il periodo della mostra, Cinema Is Young! si espande anche nelle due sale della Cineteca di Milano attraverso una rassegna di film a cura di Matteo Pavesi e Francesco Urbano Ragazzi (di seguito il calendario). A una serie di proiezioni dedicate all’opera di Jonas Mekas si alterneranno titoli e autori che aiuteranno a indagare sia l’eredità dell’artista lituano che le principali innovazioni occorse nella lunga storia del cinema.

Inoltre, la Cineteca di Milano ha scelto di regalare al grande filmmaker Jonas Mekas una rassegna in 21 titoli intitolata "Per Mekas. Classici in omaggio al mondo di Jonas Mekas" che comprendono film che lo stesso regista ha conosciuto nel suo lavoro di filmmaker, a cui si è ispirato, di cui ha condiviso i temi o da cui ha addirittura preso le distanze (anche di questa rassegna trovate di seguito il calendario).

Da segnalare l'evento speciale che anticipa la mostra venerdì 14 aprile alle 20.30 al Cinema Arlecchino, dove verrà proiettato Fragments of Paradise di K.D. Davison. Vincitore del Premio per il Miglior Documentario alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 2022, il film racconta la straordinaria vita di Mekas attraverso un appassionante scavo nell’archivio dell’artista.
La mostra Jonas Mekas. Cinema is Young! è una splendida opportunità per incontrare un artista che ha segnato un cambio di passo nella cultura cinematografica nella seconda metà del 900. Attorno alla sua rivista Film Culture, Mekas riesce infatti a dare una forma e una storia ad opere d’arte cinematografiche che segnano l’avvento del New Americans Cinema punteggiato da moltissimi artisti che, utilizzando un cinema leggero, in 16mm e 8mm, raccontano il mondo in una chiave diversa, inventando un nuovo linguaggio del cinema lontano da Hollywood.
La mostra non storicizza questa esperienza d’avanguardia per lo più americana, ma pone questa esperienza cinematografica come grimaldello di una riflessione sul senso delle immagini nel modo contemporaneo. Il New Americans Cinema semina ancora sguardi innovativi e indica un modo in cui reinventare un cinema nuovo.
Accanto alle istallazioni di Jonas Mekas, cuore pulsante della mostra, due sono le rassegne filmiche accompagnano questo percorso. La prima, Cinema is young!, propone, oltre a una rosa di film del maestro lituano, una selezione accurata di autori vicino a “Film Culture” o in stretta continuità con quell’esperienza cinematografica. Mentre Per Jonas Mekas, lettere cinematografiche dalla Cineteca, è la rassegna che si affianca alla mostra, ricercando nei classici del nostro archivio assonanze linguistiche e tematiche vicine al mondo del maestro.
L’arte di Mekas ha sempre a che fare con la vita sia quella privata più nascosta e intima che con quella pubblica. E’ un lungo racconto, estremo e fluviale e questa mostra è un’occasione di immersione in un cinema che non smette di scorrere e sorprenderci ancora una volta.

Matteo Pavesi
Direttore Cineteca Milano
OPERE IN MOSTRA

As I Was Moving Ahead Occasionally I Saw Brief Glimpses Of Beauty.
Film 16mm, col., sonoro, 288 min., 2000 (estratto). Musica di Auguste Varkalis.

Un film testamento realizzato nel 2000 montando scene filmate tra il 1970 e il 1999. Nell’estratto esposto in mostra Jonas Mekas si rivolge direttamente agli spettatori per esprimere il senso più profondo del proprio cinema. Il film diario, genere cinematografico che l’artista ha codificato, è concepito come una pratica quotidiana attraverso cui registrare e allo stesso tempo trasfigurare la realtà. Nelle scene finali dell’estratto, Mekas sembra descrivere il paradiso come il villaggio lituano in cui è cresciuto e che ha dovuto abbandonare durante la Seconda Guerra Mondiale. Le immagini di New York che vediamo sullo schermo rappresentano quindi la vita di un profugo alla ricerca del proprio paradiso perduto.

«Mio caro spettatore, credo che ora tu sia arrivato a un’altra conclusione: io non sono un filmmaker. Io non faccio film. Io filmo soltanto. Sono ossessionato dal filmare. Io sono un filmer… Siamo io e la mia Bolex. Vado avanti in questa vita con la mia Bolex e devo filmare quello che vedo, quello che sta succedendo. Filmare è un’estasi. Perché fare film quando posso solo filmare, quando posso solo filmare quello che succede proprio ora, di fronte a me?! I miei amici, qualunque cosa io veda… Potrei anche non filmare la vita reale. Potrei stare anche solo filmando le mie memorie. Non mi interessa! Io devo filmare. Per esempio, devo filmare la neve. Quanta neve c’è a New York? Vedrai un sacco di neve nei miei film. La neve è come il fango di Lourdes. Perché, quando dipingono il paradiso, lo mostrano sempre pieno di piante esotiche? No! Il paradiso, il mio paradiso, era pieno di neve! Te lo dico io: il paradiso era pieno di neve, e mi ci rotolavo sopra ed ero così libero e felice. Ero in paradiso.»

Notes on the Circus.
Film 16mm, col., sonoro, 12 min., 1966. Musica di Jim Kweskin & the Jug Band.

Questo cortometraggio è parte di Walden. Diaries, Notes and Sketches, il primo film-diario realizzato da Jonas Mekas nel 1968.

«Quando ho filmato Notes on the Circus ero interessato a certi dettagli, certi movimenti, certi colori. Non si vede molto di come le acrobazie sono eseguite. Non mi sono concentrato su quello; quello non mi interessava. Il mio interesse riguardava il colore e il movimento. Ed è collegato con lo strumento con cui stavo lavorando. La cinepresa è davvero, in un certo senso, come il pennello per un pittore: è un’estensione della mia mano. Devi sapere che molto di quello che hai visto non è stato montato, ma solo “messo in fila”. Ho solo messo in fila cinque bobine, e questo è tutto. Tutto il montaggio, tutta la struttura del film è stata fatta mentre filmavo, nella cinepresa. Questo significa che quello strumento, quella cinepresa, deve diventare una parte di te, come il pennello è una parte di te, un’estensione della tua mano, un’estensione del tuo essere, il tuo occhio, la tua totalità. […] Il Ringling Brothers’ Circus è un circo a tre piste. Sono andato a vedere lo spettacolo tre volte. Non ho pianificato coscientemente di fare così. Ho notato questi fatti molto più tardi: che era un circo a tre piste, che ci sono andato tre volte, che nel film torno per tre volte su certe parti. Qualunque cosa succeda nella prima parte, si riflette poi nella seconda, e poi si riflette ancora nell’ultima. Il film ha una struttura molto classica.»

Cinema Is Not 100 Years Old.
Video monocanale, col., sonoro, 3 min. 35 sec., 2006

Cinema is not 100 Years Old è uno dei manifesti che Jonas Mekas ha prodotto, in parole o per immagini, nell’arco della propria vita. Basato su un testo del 1996 e filmato dieci anni dopo nel loft dell’artista a SoHo, il video festeggia in modo paradossale un secolo dall’invenzione del cinema, avvenuta per opera dei fratelli Lumière nel dicembre del 1895. Dopo aver letto uno stralcio del proprio manifesto, il regista balla circondato da libri e pellicole mentre la scritta ‘TERRORIST’ compare in sovrimpressione. Questo autoritratto danzante riafferma lo spirito di perpetua avanguardia che anima tutta l’opera di Jonas Mekas.

«No! Il cinema non compie cent’anni. Il cinema è giovane! Il cinema sta sempre iniziando, sempre iniziando! La vera storia del cinema è una storia invisibile: la storia di amici che s’incontrano, che fanno le cose che amano. Per noi il cinema incomincia a ogni nuova vibrazione del proiettore, ad ogni nuovo ronzio delle nostre cineprese. E a ogni nuova vibrazione e a ogni nuovo ronzio, i nostri cuori balzano avanti, cari amici!»

Birth of a Nation.
Videoinstallazione su quattro canali, col., sonoro, durata variabile, 1997.

Birth of a Nation (Family).
40 stampe C-print, ed. di 3+1 ap. 50.8 × 40.64 cm ciascuno, 2008

Questa videoinstallazione su quattro canali sintetizza la nascita del cinema indipendente attraverso centosessanta ritratti di registi, performer, critici e attivisti. Volti e luoghi filmati nell’arco di oltre quarant’anni si succedono freneticamente, mentre un brano tratto dal Parsifal di Richard Wagner si mescola a musica d’organo suonata dall’artista viennese Hermann Nitsch. Lo sguardo del cineasta su questa comunità è allo stesso tempo storico e poetico: si tratta di autori che hanno avuto un ruolo nell’affermazione del New American Cinema Group e di altre avanguardie cinematografiche, ma anche di amici che, per un artista senza patria come Mekas, rappresentano una famiglia elettiva, una nazione senza confini fondata sul valore dell’indipendenza. Nel 2008 il regista isola dal film quaranta fotogrammi che rappresentano le personalità̀ per lui essenziali nel racconto di questa storia.

«Centosessanta ritratti, o meglio apparizioni e bozzetti di registi indipendenti e attivisti del cinema d’avanguardia filmati tra il 1955 e il 1996. Perché BIRTH OF A NATION? Perché il cinema indipendente È una nazione in sé. Siamo circondati dalla Nazione del cinema commerciale come le popolazioni indigene degli Stati Uniti o di qualunque altro Stato sono circondate dal Potere Dominante. Siamo l'invisibile, ma essenziale, nazione del cinema. Noi siamo Cinema.»

Film Culture.
79 volumi rilegati, dimensioni varie, 1954 – 1996.

Film Culture è la rivista che i fratelli Jonas e Adolfas Mekas fondarono nel 1954, cinque anni dopo essere arrivati a New York. Nata sul modello di pubblicazioni come l’inglese Sight and Sound o i Cahiers du Cinéma francesi, Film Culture ha documentato la nascita del cinema indipendente negli Stati Uniti. Attraverso saggi critici, recensioni e una veste grafica innovativa, la rivista ha inoltre favorito un serrato dialogo tra l’avanguardia cinematografica americana e quelle europee. Tutti e settantanove i numeri pubblicati sono esposti assieme a una Bolex, il modello di cinepresa che Mekas utilizzò sempre per realizzare i suoi lavori in pellicola.

This Side of Paradise. Fragments of an Unfinished Biography.
Film 16mm, col. sonoro, 35 min., 1999.

Nell’estate del 1972, su consiglio del fotografo Peter Beard, Jackie Kennedy chiede a Jonas Mekas di tenere un corso di cinema ai propri figli, John Jr. e Caroline. This Side of Paradise racconta di quell’estate e di alcune altre successive. Il film è ambientato perlopiù nella casa di Andy Warhol che Lee Radzwill, sorella di Jackie, affittò per qualche anno a Montauk. Warhol stesso compare in alcune scene che lo ritraggono in momenti quotidiani e che restituiscono un’immagine dell’artista diversa da quella mediatica che tutti conosciamo.

«Non era ancora passato molto tempo dalla prematura e tragica morte di John. F. Kennedy. Jackie voleva tenere i suoi figli occupati per aiutarli ad alleviare la transizione, la vita senza padre. Una delle sue idee fu che una cinepresa sarebbe stata divertente per i bambini. Peter Beard, che all’epoca insegnava a John Jr. e Caroline storia dell’arte, suggerì a Jackie che fossi io a introdurre i bambini al cinema. Jackie acconsentì. E fu così che tutto iniziò. […] Quelle furono estati di felicità, gioia e continua celebrazione della vita e dell’amicizia. Quelli furono giorni di piccoli frammenti di paradiso.»

Dedication To Fernand Léger.
Videoinstallazione su dodici canali, col., suono, 24 h., 2003.

Ventiquattro ore di film equamente distribuite su dodici schermi raccontano la vita di una famiglia, la famiglia di Jonas Mekas. Esposta per la prima volta in Italia in questa occasione, l’opera esemplifica il passaggio che l’artista compie, negli Anni ’80, dalla pellicola 16mm al video. La monumentalità dell’installazione celebra le potenzialità tecniche e le peculiarità estetiche del nuovo mezzo tecnologico. Se Léger sognava un film lungo ventiquattr’ore, il video di Mekas prefigura la mediatizzazione della vita che caratterizza l’epoca presente.

«Nel 1933 Fernand Léger scrisse un piccolo testo in cui sognava un film lungo ventiquattr’ore, un film che avrebbe dovuto seguire la vita di una famiglia, “qualunque famiglia”, registrando qualunque cosa fosse accaduto nella loro vita quotidiana. Il film non venne mai realizzato. Quando Christian Lebrat mi diede una copia di quel testo, decisi che il film lo avrei fatto io. Léger potrebbe aver voluto ventiquattr’ore di riprese non stop. Il mio film, o meglio il mio video Dedication to Fernand Léger viene fuori da 400 ore del mio video-diario registrato tra il 1987 e il 1995. Ho cercato di essere abbastanza casuale nella selezione, di non distinguere molto, e di essere il più naturale possibile. E non mi aspetto che qualcuno veda il film per intero. Vedete quello che potete, quando potete, mentre la vita va avanti.»
CALENDARIO RASSEGNA "CINEMA IS YOUNG!"
Dal 15 aprile al 23 luglio
Tutti i film sono in versione originale

Sabato 15 aprile
Ore 18.00 Vernissage Mostra Jonas Mekas. Cinema is Young!
A cura di Francesco Urbano Ragazzi
Visita guidata con i curatori della mostra

A seguire
Rinfresco

A seguire
The Brig
Jonas Mekas, tratto dall’omonimo dramma teatrale di Kenneth Brown, USA, 1964, 35MM, 60’, v.o.
Una rappresentazione ultra-realistica di una brigata del corpo dei Marines in un campo militare del Giappone nel 1957. Una denuncia ai brutali metodi dell’ambiente militare.

Domenica 16 aprile
Ore 15.30 Reminiscences of a Journey to Lithuania
Jonas Mekas, USA/Germania dell’Ovest, HD, 1972, 81’.
L'avvincente documento di una famiglia divisa e del loro ricongiungimento. I fratelli Jonas e Adolfas Mekas tornano in Lituania dopo 27 anni di esilio in America.

Ore 17.30 PROGRAMMA GERMAINE DULAC + MARIE MENKEN
Étude Cinégraphique sur une Arabesque
Germaine Dulac, Fr., b/n, HD, 1929, 7’, muto.
Film concepito dalla Dulac come ‘balletto cinematografico’: un cortometraggio d’avanguardia incentrato sulla reiterazione dell’immagine dell’arabesco proposta in forme differenti.

A seguire
Disque 957
Germaine Dulac, Fr., b/n, HD, 1929, 6’, muto.
Un cortometraggio astratto concepito come impressione visiva proveniente dall’ascolto dei Preludi 5 e 6 di Frédéric Chopin. Nato come parte di un progetto incentrato sulla vita del compositore romantico.

A seguire
Thémes et Variations
Germaine Dulac, Fr., b/n, HD, 1928, 12’, muto.
Nel film ricompare l’arabesco già utilizzato nel corto ad esso dedicato; questa volta sottoforma di ballerina danzante, come una variazione sul tema del movimento.

A seguire
Lights
Marie Menken, USA, HD, 1966, 6’.
Utilizzando le luci di Natale, Marie Menken ha ripreso le vetrine e altre decorazioni stagionali a tarda notte per tre anni con lo scopo di trasmettere la bellezza delle luci.

A seguire
Sidewalks
Marie Menken, USA, HD, 1966, 6’.
Film d’artista che propone uno sguardo insolito del paesaggio urbano. Con la cinepresa verso il basso, l’autrice porta lo spettatore in un viaggio alla scoperta del variopinto suolo della città.

A seguire
Watts with Eggs
Marie Menken, USA, HD, 1967, 5’.
Con un omaggio all’artista del movimento Fluxus Robert Watts, questo corto esplora le possibilità di un parallelo tra le installazioni di Watts con i film della Menken; il tutto con protagonista delle uova.

A seguire
Excursion
Marie Menken, USA, HD, 1968, 5’.
Il cortometraggio trasfigura un giro in battello che costeggia Manhattan in un movimento dal ritmo convulso, modulato dal battente montaggio della pellicola.

A seguire
Visual Variations on Noguchi
Marie Menken, USA, HD, 1945, b/n, 4’.
Con l’accompagnamento sonoro di Lucille Dlugozewski, le sculture del famoso artista nippo-americano Isamu Noguchi si muovono audacemente in un controverso esperimento di cinema d'arte.

A seguire
Drips in Strips
Marie Menken, USA, HD, 1961, 3’.
Il cortometraggio si compone di schizzi di vernice che reagiscono alla gravità, andando a formare originali pattern e combinazioni di colore.

A seguire
Eye Music in Red Mayor
Marie Menken, USA, HD, 1961, 5’.
Uno studio sulla luce basato sulla persistenza e sul miglioramento della visione oculare.

A seguire
Go! Go! Go!
Marie Menken, USA, HD, 1964, 11’.
Film girato in stop-motion e con la macchina a mano; rievoca le sinfonie della città di tradizione avanguardista: la frenetica quotidianità di New York, i divertimenti di Coney Island, il porto, la Statua della Libertà.

Venerdì 21 aprile
Ore 17.30 Gianfranco Brebbia. Il filmaker che cadde sulla Terra – Omaggio 100 anni
Gianfranco Brebbia, Italia, HD, 1968-1973, 89’. Edizione restaurata da Cineteca Milano
Presente in sala Giovanna Brebbia, figlia del regista Gianfranco.

Idea assurda per un filmaker. Luna
Gianfranco Brebbia, Italia, HD, 1969, 10’.
Originariamente proiettato su due schermi paralleli, il film mostra la Roccia di Pila, immagini dell'allunaggio e delle sovraincisioni nella parte finale.

A seguire
UFO
Gianfranco Brebbia, Italia, HD, 1968, 20’.
Il film documenta l'happening UFO oggetti volanti, che si svolse nel 1968 sul Monte Olimpino. La manifestazione, organizzata da Bruno Munari e da Daniela Palazzoli (che compaiono nel film), era costituita da oggetti artistici volanti.

A seguire
Idea assurda per un filmaker. Ester
Gianfranco Brebbia, Italia, HD, 1969, 12’.
Scavo nei volti di Ester e della figlia Giovanna con sovrapposizioni di immagini e colori.

A seguire
Bazar
Gianfranco Brebbia, Italia, HD, 1973, 14’.
Film graffiato con effetti sensitivi. Nella parte finale immagini del film di Sirio Luginbühl Amarsi a Marghera del 1970.

A seguire
Deserto in luce solare
Gianfranco Brebbia, Italia, HD, 1969, 8’.
La musica elettronica, con ritmi tribali, accompagna le immagini. Un dito incide i colori a olio su una tavola, creando solchi geometrici. Primi piani del pittore Sandro Uboldi alternati a giochi di luce.

A seguire
BET
Gianfranco Brebbia, Italia, HD, 1973, 5’.
Film graffiato con effetti invisibili. Pellicola incisa con fresa da odontotecnico e colorata a mano con inchiostro di china.

A seguire
Fumus Art
Gianfranco Brebbia, Italia, HD, 1969, 20’.
Il film racconta l'happening Opere di fumo, organizzato da Luciano Giaccari dello Studio 970 2 di Varese il 30 marzo 1969 a Luvinate (VA). Tra gli artisti presenti Hidetoshi Nagasawa e Christian Tobas.

Sabato 22 aprile
Ore 17.30 ANDY WARHOL E LA FACTORY - PROGRAMMA 1

Restaurant (aka L’avventura)
Andy Warhol, USA, 1965, 34’, 16mm. Int.: Edie Sedgwick, Ondine, Bibbe Hansen.
Un gruppo di artisti, modelle e attori cena al ristorante L’Avventura di New York dialogando su viaggi passati e futuri.

A seguire
Soap opera
Andy Warhol, USA, 1964, 46’, 16mm. Int.: Baby Jane Holzer and Sam Green
Immagini silenziose di vita domestica si alternano a pubblicità televisive ad alto volume. Esempio chiave della sperimentazione radicale dell'artista e dello smantellamento della televisione sia come mezzo tecnologico che come apparato affettivo.

A seguire
Salvador Dalì
Andy Warhol, USA, 1966, 22’, m