Jonathan Guaitamacchi – British Black Sinapsi

Informazioni Evento

Luogo
GIAMPIERO BIASUTTI - STUDIO D'ARTE PER IL '900
Via della Rocca n. 10 - 10123 , Torino, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

dal martedì al sabato,
ore 10,30-12,30; 15,30-19,30

Vernissage
10/05/2012

ore 18

Artisti
Jonathan Guaitamacchi
Generi
arte contemporanea, personale

British Black “Sinapsi”è il titolo della nuova mostra di Jonathan Guaitamacchi che, con una trentina di opere di cui 5 di grandi dimensioni, ripercorre l’itinerario degli ultimi lavori: dalle vedute londinesi di Battersea alle suggestioni sudafricane di “the Mother City” sino a quelle dei ghiacciai.

Comunicato stampa

British Black “Sinapsi”è il titolo della nuova mostra di Jonathan Guaitamacchi che, con una trentina di opere di cui 5 di grandi dimensioni, ripercorre l’itinerario degli ultimi lavori: dalle vedute londinesi di Battersea alle suggestioni sudafricane di “the Mother City” sino a quelle dei ghiacciai.

Nato a Londra nel 1961, conosciuto in Italia e all’estero (ha al suo attivo mostre in Europa, Cina, Sud Africa e America) per le ampie visioni di città globali, paesaggi urbani e panoramiche vedute tra un luogo e un altro, Guaitamacchi dipinge paesaggi la cui dissolutezza proviene direttamente dalla memoria, dal ricordo che lega l’artista al territorio inglese e alla cultura anglosassone dalla quale proviene. Le imponenti scogliere di Dover o la M25 (tangenziale londinese), diventano veri e propri varchi, luoghi che stimolano continuamente l’immaginario dell’artista.

British Black “Sinapsi”, è un titolo che racchiude al suo interno buona parte della poetica dell’artista. Guaitamacchi lavora sugli opposti: da una parte c’è il nero, il fondo della tela e, dall’altra, il bianco, il quale taglia lo spazio profondo dell’oscurità. Con una formazione di matrice architettonica, il pittore lavora sullo spazio, si addentra nella terza dimensione, la profondità, ed interpreta l’architettura come linguaggio, come ossessione, come ripetizione di un modo. Le sue tele, veri e propri progetti architettonici, raccontano la sua visione. Il ricordo è un ricordo fotografico, un progetto fatto di prospettiva, volumi e planimetrie. Immagini che alla fine divengono per sua stessa ammissione astratte, osservate da punti di vista ravvicinati altro non sono che forme geometriche assolutamente scomposte perfettamente inserite dentro un astrazione prospettica. Solo la lontananza ne definisce la visione d’insieme.

In un epoca in cui il paesaggio e le visioni urbane sono soggetti amati e ripresi da parecchi artisti contemporanei, Guaitamacchi fa la differenza. Tra i primi nell’epoca contemporanea ad affacciarsi al contesto urbano, “sulla tela non rappresenta l’espressione totale o meramente architettonica della realtà, ne sprigiona l’essenza, il principio attivo, non racconta il luogo, ma il suo riflesso, la sua metafora, dettaglia e generalizza nel medesimo istante.”
Il gesto è spontaneo, estemporaneo, non esiste disegno preparatorio, Guaitamacchi attacca la tela con fermezza, quella stessa fermezza e velocità che l’immagine stessa gli restituisce carica di phatos e sfrontatezza emozionale. La percezione è quella del fermento, del tutto che si muove, che brulica, testimone di un epoca e di un progetto in continuo divenire.

Catalogo in mostra, con testo di Francesco Poli