Jonathan Monk – Untitled (Milanese Soft DJ)
DJ di solito sta per Disk Jockey: qualcuno che seleziona dischi per un pubblico di ascoltatori. Ma in questo caso le iniziali DJ sono l’abbreviazione dell’artista Donald Judd.
Comunicato stampa
DJ di solito sta per Disk Jockey: qualcuno che seleziona dischi per un pubblico di
ascoltatori. Ma in questo caso le iniziali DJ sono l’abbreviazione dell’artista Donald Judd.
Loom Gallery ha invitato Jonathan Monk a rispondere in qualche modo al lavoro di DJ e
Monk ha creato una serie di lavori da parete, colorati e su misura, non accompagnati da
alcun tipo di musica.
A metà degli anni sessanta Donald Judd è passato dalla seconda alla terza dimensione,
impiegando materiali industriali e delegando la produzione, senza pensare di far scultura.
In risposta all’espressionismo astratto imperante, i noti volumi rettilinei erano realizzati
con contorni nitidi e spigolosi, spesso realizzati in serie.
A partire dalla fine degli anni ottanta DJ ha poi aggiunto colori vivaci alle sue creazioni
impersonali, fredde ed eleganti. Se fosse vissuto più a lungo avrebbe di certo continuato
su questa linea, magari realizzando sculture senza spigoli e non rigide, sempre più
colorate, costruite con materiali diversi come il tessuto, presentandole a Milano, patria
della moda e della sartoria. Magari da Loom Gallery, appunto. Chi lo sa...
Jonathan Monk (Leicester, 1969) vive e lavora a Berlino. Untitled (Milanese Soft DJ) è il suo
secondo progetto con Loom Gallery.