Jonathan Vivacqua – Oil void
La mostra segna il ritorno dell’artista nella Capitale, con un corpus di opere site-specific in dialogo con le architetture della nuova sede.
Comunicato stampa
Contemporary Cluster è lieta di annunciare OIL VOID, la prima personale di Jonathan Vivacqua (Erba, 1986) in galleria. La mostra, che inaugura giovedì 7 novembre, segna il ritorno dell’artista nella Capitale, con un corpus di opere site-specific in dialogo con le architetture della nuova sede.
OIL VOID indica due termini che, accostati a comporre un corrispettivo fittizio, fanno riferimento a due aspetti potentemente implicati nella ricerca di Jonathan Vivacqua. Ciò che risuona tra questi due sostantivi è un legame, sinestetico e ambiguo, in cui una sostanza viscosa - l’olio motore che larga parte possiede in alcuni nuovi lavori in mostra, o, più ampiamente, il materiale come supporto e fine ultimo della scultura - permea lo spazio vuoto, lasciando il campo a un rapporto non contestuale tra percezione organica, plasticità attraversata dai luoghi interstiziali, e i vuoti di cui lo spazio-ambiente si compone.
La ricerca di Vivacqua, da sempre interessato a tracciare con lo spazio un rapporto di continuità dialettico e, allo stesso tempo, organico, guarda alla tradizione del minimalismo e del concettuale traducendone alcune componenti di base: modulo, ripetizione, geometria formale, azzeramento. Attraverso queste matrici lessicali, Vivacqua traspone e attualizza un’eredità, per affrancarsene. C’è, in nuce, una presa di posizione rispetto al formalismo modernista e al suo approccio distaccato, per mettere in risalto la potenzialità vitale di ciascuna installazione, concepita come un’incursione, finalizzata a rimodulare il rapporto con l’ambiente circostante.
STILLNESS, TURMOIL, SOUNDLESS sono alcuni dei titoli evocativi che Vivacqua ha scelto di associare a queste nuove serie di lavori: dalle opere ottenute con colate di cemento mescolato a pigmenti, alle sculture assemblate con pannelli di polistirolo modulari rivestiti di resina trasparente, dalle sperimentazioni con olio motore, polistirolo sciolto e vernice trasparente, alla monumentalità dei profili in acciaio sovrapposti. Quella che si verifica è perciò una crasi seduttiva tra pittura e scultura, con l’utilizzo di tecniche sperimentali, direzionate a creare una nuova sintassi scultorea.
I materiali d’elezione di questa mostra assumono un ruolo fondamentale; essi vengono assemblati attraverso figure geometriche semplici, ricreando, spesso, strutture minimali autoportanti la cui superficie viene lasciata intatta, mostrando ciò che del materiale risulta essenziale. Il vuoto, il peso, la gravità, la continuità plastica delle strutture, la temporalità nuova guadagnata dall’installazione sono gli elementi trasformativi con cui Vivacqua decide di confrontarsi, aprendo un nuovo orizzonte di senso.
La costruzione dello spazio diventa appunto existenzminimum, azione in grado di esautorare ciò che vi è stato prima, partendo da uno sguardo ben saldo sulla possibilità di creare, attraverso delle strutture primarie, un campo allargato (R.Krauss). La scultura e l’installazione, intesa come ambiente percorribile o anti-monumento, risignificano lo spazio dettando un nuovo ritmo compositivo che si appropria delle architetture. L’approccio di Vivacqua è, in questo senso, costruttivo: si parte dall’azzeramento, per guadagnare una nuova funzione.
Jonathan Vivacqua OIL VOID
curated by Angelica Gatto
Opening Thursday, November 7, 2024
November 7 – December 13, 2024
Contemporary Cluster is pleased to announce OIL VOID, the first solo show by Jonathan Vivacqua (Erba, 1986) at the gallery. The exhibition, opening on Thursday, November 7, marks the artist's return to the city of Rome with a body of site-specific works in dialogue with the architecture of the new venue.
OIL VOID combines two terms that, when juxtaposed, form a fictional counterpart, referencing two aspects deeply connected to Jonathan Vivacqua's research. The resonance between these two nouns creates a synesthetic and ambiguous bond, where a viscous substance - engine oil, which plays a significant role in some of the new works on display, or, more broadly, material as both medium and ultimate purpose of sculpture - permeates the empty space. This allows for a non-contextual relationship between organic perception, plasticity within interstitial spaces, and the voids that compose the environment-space.
Vivacqua’s research, always interested in establishing a dialectical yet organic continuity with space, draws from the traditions of Minimalism and Conceptual art, translating some of their core components: module, repetition, formal geometry, and reduction. Through these lexical matrices, Vivacqua transposes and updates a legacy to transcend it. Implicitly, there's a stance against modernist formalism and its detached approach, highlighting the vital potential of each installation, conceived as an intervention aimed at remodulating the relationship with the surrounding environment.
STILLNESS, TURMOIL, SOUNDLESS are some of the evocative titles Vivacqua has chosen for this new series of works: from pieces created with poured cement mixed with pigments, to sculptures assembled from modular polystyrene panels coated with transparent resin; from experiments with engine oil, dissolved polystyrene, and transparent resin, to the monumentality of overlapping steel profiles. What emerges is a seductive fusion of painting and sculpture, using experimental techniques aimed at creating a new sculptural syntax.
The selected materials in this exhibition take on a fundamental role; they are assembled through simple geometric shapes, often recreating minimal self-supporting structures whose surface is left intact, revealing the material’s essential qualities. Void, weight, gravity, the plastic continuity of the structures, and the new temporality gained by the installation are the transformative elements Vivacqua chooses to engage with, opening a new horizon of meaning.
The construction of space thus becomes existenzminimum, an action capable of supplanting what came before, rooted in the vision of creating, through primary structures, an expanded field (R. Krauss). Sculpture and installation, conceived as accessible environments or anti-monuments, redefine the space, dictating a new compositional rhythm that appropriates the architecture. In this sense, Vivacqua's approach is constructive: starting from reduction, a new function is gained.